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da Peacereporter del 26 febbraio 2008

Delinquenti senza frontiere

Uno studio in California rivela: gli immigrati commettono meno reati di chi è nato negli States

Ruberanno il lavoro agli americani e magari anche le loro donne, ma un altro luogo comune gli immigrati negli Stati Uniti possono dire di averlo sfatato: non commettono più crimini dei cittadini statunitensi, anzi. Una ricerca di un istituto di San Francisco ha mostrato come, in California, gli immigrati delinquono meno di chi è nato nel Golden State, e lo dimostra anche la percentuale di stranieri nelle prigioni californiane. Qualsiasi dibattito venga sviluppato sulla questione negli Usa, insomma, l’equazione più immigrati, più reati sembra ingiustificata.

I dati. Il rapporto, elaborato dal Public Policy Institute of California senza distinzione tra immigrati clandestini o regolari, ha scoperto che la popolazione carceraria dello stato è composta solo al 17 percento da persone nate al di fuori degli Stati Uniti, che rappresentano il 35 percento della popolazione californiana. Analizzando i numeri, inoltre, la ricerca mostra che gli adulti nati negli Stati Uniti sono incarcerati a un tasso due volte e mezzo più alto degli adulti nati all’estero. Nella fascia tra i 18 e i 40 anni di età, i nati in America finiscono dietro le sbarre 10 volte più spesso degli stranieri, in particolare 8 volte più dei messicani.

Le conclusioni. La nostra ricerca indica che limitare l’immigrazione, richiedendo più alti livelli di istruzione per ottenere un visto, o aumentando la spesa per imporre punizioni più dure contro immigrati che commettono reati, ha un impatto limitato sulla sicurezza pubblica, ha scritto Kristin Butcher, una delle autrici della ricerca. Il rapporto ammette che i risultati potrebbero essere influenzati dall’attuale politica Usa sull’immigrazione, che prevede pene maggiorate per i reati commessi da cittadini stranieri. Dato che gli immigrati in California tendono ad essere giovani e con un basso livello di istruzione, due caratteristiche di solito associate ad alti tassi di criminalità, le scoperte del rapporto colpiscono secondo gli stessi autori.

Il dibattito sull’immigrazione. Negli Stati Uniti, al momento, la questione dell’immigrazione è ferma. Due anni fa il presidente Bush aveva sostenuto una riforma del settore, intensificando i controlli al confine ed estendendo di oltre mille chilometri un vero e proprio muro tra Stati Uniti e Messico, ma al contempo offrendo un percorso verso la cittadinanza ai circa 12 milioni di immigrati clandestini che si calcola vivano negli Usa. Il piano è naufragato al Congresso, e non si prevede che la questione venga riaperta prima delle elezioni presidenziali di novembre.

Alessandro Ursic