Dopo giorni di menzogne e di ammissioni parziali si apprende che sabato
14 maggio scorso è stato effettuato un altro volo da Lampedusa verso la
Libia e un numero imprecisato di migranti è stato respinto in quel paese
senza avere avuto la possibilità di un procedimento trasparente ed imparziale,
senza avere potuto chiedere asilo, senza avere avuto il tempo di presentare
ricorso. Non si sa neppure se queste misure di allontanamento siano state
convalidate dalla magistratura nei termini e nelle forme previste dalla
legge.
Anche in queste ore, oggi 21 maggio, si sta consumando un altra deportazione, malgrado la decisione del Parlamento europeo e malgrado l’ordine di sospensione
delle espulsioni verso la Libia impartito al governo italiano dalla Corte
Europea dei Diritti dell’Uomo.
Il governo italiano con queste espulsioni e con questi respingimenti sommari
viola il diritto internazionale, la Convenzione europea a salvaguardia di
diritti dell’uomo, la Costituzione italiana e le norme di diritto interno
che all’art. 19 vieta le espulsioni verso paesi nei quali si possono subire
trattamenti inumani e degradanti.
Se il Governo italiano si permette di violare la legalità internazionale
ed il diritto interno, assumendosene tutte le conseguenze sul piano politico
e giudiziario, evidentemente ritiene di poterlo fare, malgrado i pronunciamenti
contrari a livello europeo, e malgrado quanto rilevato appena pochi mesi
fa dalla Corte Costituzionale. Il governo italiano conta evidentemente su
complicità e su omertà diffuse, al punto che chi propaga soltanto queste
notizie viene considerato un pericoloso eversore.
Occorre agire al più presto per porre fine a queste pratiche di rimpatrio
sommario che violano il principio di legalità e la riserva di giurisdizione.
Tutti coloro che possono fare qualcosa per impedire questi abusi devono
agire nei rispettivi settori per diffondere al massimo le informazioni su
queste continue violazioni e promuovere iniziative politiche e giuridiche
per contrastare gli abusi.
I Parlamentari dovranno ancora rinnovare le loro visite e le loro denunce,
l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati dovrà verificare
che non ci siano state violazioni del diritto di asilo.
Ma la responsabilità maggiore in questo momento è quella dei vertici dei
partiti politici che si propongono come opposizione a questo governo ma
che sono rimasti troppo a lungo in silenzio, malgrado il coraggioso impegno
dei loro parlamentari.
Occorre dire finalmente che queste pratiche espulsive sono un aggravamento
delle logiche già contenute nella legge Turco Napolitano e che gli accordi
di riammissione sono stipulati da anni senza che vengano garantiti i diritti
umani nei paesi di transito e di provenienza con i quali questi accordi
vengono firmati.
Questi sotterfugi con i quali si nega l’evidenza, i rimpatri disposti nei
giorni nei quali è più difficile fare valere i diritti di difesa e d’asilo,
i trasferimenti repentini degli immigrati trattenuti nei centri di detenzione,
forse perche avevano chiesto l’aiuto delle associazioni indipendenti o avevano
esibito provvedimenti palesemente illegittimi notificati fuori dai termini
previsti dalla legge.
E’ questo il modo con cui oggi si “trattano” e si deportano i migranti,
colpevoli soltanto di non avere un visto d’ingresso o un permesso di soggiorno.
Contro tutto questo occorre allargare la mobilitazione, ma è altrettanto
necessario un impegno diretto dei vertici dei partiti di opposizione, e
la costruzione di nuovi percorsi di ingresso nella legalità e di integrazione.
Occorre una pratica quotidiana di difesa dei diritti dei migranti sostenuta
senza reticenze ed imbarazzi da tutti coloro che su questo terreno vogliono
fare opposizione a quanto sta accadendo. I centri di dtenzione non possono
essere umanizzati,vanno chiusi, a partire dal centro di Lampedusa, i rimpatri
in Libia ed in altri paesi caratterizzati da regimi autoritari devono essere
interrotti, queste deportazioni sono per molti una condanna a morte.
Tutti gli altri resteranno soltanto dei complici di operazioni disumane,
e chi avendo la responsabilità non prende la parola oggi, non avrà più alcuna
legittimazione domani per chiedere consenso magari in difesa dei diritti
fondamentali della persona.
* Università di Palermo