Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
/

Diritto di fuga

Azione al cpt di Bari Palese

Domenica 27 luglio i partecipanti al “No Border camp” hanno deciso di invadere il centro di “accoglienza” di Bari Palese.

Il centro non è altro che una enorme distesa di roulottes all’interno di una zona militare, vicino all’aeroporto civile.
Una delegazione di quindici persone è riuscita ad arrivare fino alla recinzione della roulottopoli, a parlare con i richiedenti asilo e a raccogliere storie e denunce.
Durante quest’azione alcuni dei 70 migranti rinchiusi nel campo hanno potuto esercitare il loro diritto alla fuga.

La decisione di violare la zona militare al cui interno vi è il centro di detenzione è stata decisa dalle componenti, italiane ed europee, che hanno partecipato al campeggio di Frassanito (Otranto) e che hanno voluto concludere questa importante esperienza attraverso un azione materiale, di disobbedienza contro i CPT. Un’azione che possa essere un importante segnale su come, anche in Italia, la battaglia contro la detenzione illegale dei migranti e richiedenti asilo possa assumere caratteristiche di pratiche nuove.

L’invasione del centro di Bari-Palese assume un doppio significato di denuncia.

Da una parte la Puglia è una regione che si configura come laboratorio di sperimentazione sull’attuazione della Bossi Fini e la detenzione dei richiedenti asilo. Dall’altra Bari-Palese è un non-luogo che non è previsto nemmeno dalla legge. I richiedenti asilo sono trattenuti all’interno di una zona militare, un ibrido che anticipa una circolare sui centri d’identificazione non ancora entrata in vigore. Le violazioni sul diritto di asilo sono diventate una prassi consolidata a partire proprio da questo centro. Le persone che vi sono rinchiuse o vengono deportate in massa nei centri di detenzione di Roma e Milano per le espulsioni o vengono direttamente trasportate all’aeroporto di Bari e imbarcate per il loro paese di provenienza. Le audizioni della Commissione di esame delle domanda di asilo sono sommarie e dall’esito negativo. All’interno di Bari-Palese c’erano richiedenti asilo provenienti dalla Liberia, Palestina, Pakistan ed altri paesi. La maggior parte di loro è sbarcata a Lampedusa.

L’azione di disobbedienza a Bari-Palese vuole essere da stimolo per le prossime azioni dirette da parte delle reti che lavorano sull’immigrazione, partendo dalle contaminazioni nate all’interno del “noborder camp”.

Nei giorni del campeggio di Frassanito abbiamo potuto vedere con i nostri occhi la realtà di quella che viene chiamata “accoglienza”. Siamo entrati al centro “Don Tonino Bello” di Otranto definito centro di identificazione per richiedenti asilo, dove le persone trattenute mangiavano in una stanza circondate da militari dei Carabinieri e Guardia di Finanza.
Abbiamo visto il CPT di S. Foca, il Regina Pacis salito alle cronache per gli abusi e le violenze nei confronti degli immigrati.

Chi è tornato dopo l’iniziativa di Bari-Palese è consapevole che è possibile sconfinare, rompere le reti e il filo spinato che divide una parte dell’umanità dall’altra.
Rompendo quella rete si sono incontrati i fratelli e le sorelle migranti e ci si è uniti nella loro corsa verso la libertà.
Il 31 luglio il centro di Bari Palese è stato chiuso.

No border no nation stop deportation

Vedi anche:
[NoBorderNetworkMigranti.netIndymediaItaliaTribùRibelliRadio Paz]