Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Servizio immigrazione e promozione dei diritti di cittadinanza (Venezia)

Diritto di voto – Il monito del Governo ai municipi che propongono la modifica dello Statuto

A cura di Rosanna Marcato

E’ con tono preoccupato che il Ministero dell’Interno, Direzione Centrale dei servizi elettorali, emana una circolare che ha come oggetto l’elettorato attivo e passivo dei cittadini extracomunitari.
Il Ministero si è accorto che la società civile, a differenza di quella più squisitamente politica, ha maturato l’esigenza di passare dalle parole ai fatti. Non quindi diritto di voto in astratto, come il diritto enunciato da una forza politica al governo, ma diritto che comincia ad essere praticato.
Molti Comuni hanno infatti cominciato a ritenere storicamente matura la possibilità di dare cittadinanza a migliaia di persone che ormai vivono stabilmente nei propri territori, che partecipano alla vita della città, che contribuiscono al suo benessere con il lavoro e che in questi anni hanno di fatto cambiato con la loro presenza, il volto delle nostre città e dei nostri quartieri. Certo anche con i numerosi problemi legati alla convivenza, ma che proprio per questo vedono nella partecipazione di tutti i componenti della popolazione uno degli strumenti per governare le politiche di integrazione.
Il contributo di partecipazione di tanti immigrati, che costituiscono una risorsa economica e culturale, è essenziale per non costruire una società cieca e sorda alle nuove esigenze e ai nuovi portati culturali.
La circolare, frutto evidentemente delle preoccupazioni nate nel Governo a seguito delle numerose iniziative su questa tematica da parte di tanti comuni che si accingono a modificare statuti e regolamenti al fine di introdurre il voto agli stranieri, si spinge a considerare negativamente la possibilità che i cittadini extracomunitari possano accedere al voto amministrativo anche per l’elezione degli organi di decentramento comunale (consigli di quartiere, municipalità, ecc.) il cui funzionamento è disciplinato dallo statuto e dal regolamento comunale.
Come dire altolà a tutti i Comuni che stanno elaborando proposte di modifica delle prassi elettorali, proposte suffragate giuridicamente da èquipe di giuristi che godono di grossa considerazione professionale.
Si tratta di progetti ambiziosi, che si scontreranno sicuramente, ed era preventivato, con ostacoli di varia natura, sia politici che burocratici e giuridici, di cui questa circolare non è che la prima avvisaglia

Peccato che al Ministero dimentichino che tra i testi approvati dal Parlamento Europeo vi è una risoluzione, del gennaio 2004, che in considerazione di tutti gli accordi e direttive adottate dalla Commissione include tra i suoi elementi portanti, in tema di politiche dell’immigrazione, il concetto di cittadinanza civile.
La risoluzione esorta gli Stati membri a garantire che i requisiti in materia di cittadinanza non siano discriminatori ed esorta all’esigenza di permettere ai cittadini dei paesi terzi di “ beneficiare di uno status che preveda diritti e doveri di natura economica, sociale e politica, incluso il diritto di voto alle elezioni municipali ed europee”. Inoltre rileva l’importanza della cittadinanza civile per dare senso di appartenenza ad una comunità e di integrazione”

La circolare quindi, credo sia arrivata tardi cioè “quando i buoi sono già scappati dalla stalla”.
Ora non è più possibile fermare una macchina che ha preso il via e che vede il consenso della società civile nel suo complesso (cittadini italiani e stranieri) e dei politici che governano molti Comuni.
Il contribuire alla costruzione di un sistema di partecipazione effettiva tramite l’attivazione un diritto fondamentale e vedere tutto ciò in un più ampio contesto di rispetto delle minoranze e delle culture, crediamo sia partecipare ad una battaglia di civiltà per costruire una convivenza che basi il suo essere in una condizione di parità rappresentativa, dando reale potere e voce ai nuovi cittadini.