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Discriminatorio il bando per l’assegnazione delle case popolari del Comune di Ferrara

Ma l'amministrazione ricorre in appello perdendo altro tempo e risorse

Photo credit: Giovanna Dimitolo

Il Tribunale di Ferrara, accogliendo il ricorso promosso da ASGI – Associazione Studi Giuridici sull’immigrazione – e da due cittadine straniere, con l’intervento dell’associazione l’Altro diritto e il sostegno della CGIL Ferrara, contro il bando per l’accesso agli alloggi di edilizia economica popolare indetto dal Comune di Ferrara nel 2020, ha ritenuto discriminatori i requisiti redatti dall’amministrazione e ha condannato il Municipio a formulare “nuovi criteri e
punteggi
” e “adottare procedure più idonee” per l’assegnazione delle case popolari.

La pronuncia riguarda il bando per l’accesso agli alloggi di edilizia economica popolare indetto dal Comune di Ferrara nel 2020.

La questione è stata sollevata da due cittadine che, dopo aver presentato domanda, si erano viste collocare (a causa della loro modesta anzianità di residenza a Ferrara) in una posizione molto bassa in graduatoria, nonostante si trovassero entrambe in una condizione di estremo bisogno.

A dare luogo a ricorso, sono state due previsioni esagerate e immotivate: la sopravvalutazione del criterio della residenza storica (0,5 punti per ogni anno di residenza, senza la disposizione di un tetto massimo) e l’imposizione ai soli cittadini stranieri di dover dimostrare di non avere proprietà nel Paese di provenienza “tramite la produzione dei certificati rilasciati dal Paese straniero corredati di traduzione in lingua italiana autenticata dall’autorità consolare italiana che ne attesti la conformità all’originale” (parzialmente sospeso per il periodo di emergenza sanitaria da Covid 19, ma comunque mantenuto come regime ordinario dalla giunta, che quindi lo reintrodurrà non appena l’emergenza sarà conclusa).

Quest’ultimo consiste in una difficile dimostrazione documentale ufficiale e preventiva (soprattutto perché non è per nulla scontato che i Paesi di provenienza abbiano quei dati o siano collaborativi, come giù riscontrato anche dal ministero del Lavoro per il reddito di cittadinanza), che invece non viene richiesta agli italiani, per i quali basta un’autocertificazione sulla quale poi il Comune e gli enti preposti possono fare i controlli di veridicità a posteriori.

Requisiti che contravvengono con i principi fissati dalla sentenza 9/2021 della Corte Costituzionale1, la quale ha rilevato il carattere discriminatorio della legge regionale della regione Abruzzo, che aveva fissato criteri analoghi a quelli contenuti nella Delibera e nel bando di Ferrara.

Il 7 luglio 2021, il Tribunale di Ferrara ha dichiarato discriminatorio il regolamento del Comune sia rispetto all’impossidenza, “per la richiesta a soli cittadini extracomunitari di documentazione aggiuntiva e gravosa”, sia rispetto al punteggio dedicato alla residenzialità storica, “preponderante rispetto ai requisiti indicativi di uno stato di bisogno abitativo2.

Tali previsioni sono state, pertanto, dichiarate irragionevoli e discriminatorie e il Comune è stato condannato a cessare la condotta discriminatoria, annullando o modificando gli atti, oltre al pagamento delle spese legali. Il giudice Maria Marta Cristoni lo ha condannato “alla rifusione in favore dei ricorrenti di euro 286 per esborsi e di 8.030 euro per compenso professionale oltre alle spese forfettarie ed accessori di legge” e di 2.500 euro complessivi “in favore del terzo intervenuto delle spese di lite”.

É inaccettabile che l’assessorato alle politiche sociali produca per la seconda volta in due anni atti discriminatori, mentre la povertà aumenta e si è di fronte ad una drammatica emergenza casa: il venir meno del blocco degli sfratti avrà conseguenze drammatiche per centinaia di cittadini anche nella nostra provincia, le domande per il fondo affitti sono esplose e le risorse a disposizione sono insufficienti.

Ma anziché adoperarsi costituendo tavoli di gestione dell’emergenza, anziché ragionare su come investire ogni risorsa disponibile nel sostegno all’affitto e nell’aumentare il numero di alloggi disponibili (sono centinaia quelli vuoti perché necessitano di manutenzioni), a Ferrara ci si concentra su misure discriminatorie, perdendo tempo e risorse. La demagogia ha un prezzo alto, e lo pagano i cittadini.

Soprattutto, il Comune di Ferrara non si è dato per vinto ed ha presentato ricorso in Appello contro l’ordinanza del Tribunale di Ferrara. E’ probabile che come è avvenuto anche in casi analoghi 3, i Giudici ribadiscano le decisioni del Tribunale, facendo solo perdere altro tempo prezioso a coloro che si trovano in precarietà abitativa.

È insopportabilmente squalificante dover assistere ad una amministrazione che mette in difficoltà i propri cittadini e viola la Costituzione, fingendo di tener fede alle proprie promesse elettorali.

  1. È costituzionalmente illegittimo l’art. 4, comma 1, della l.r. Abruzzo 31 ottobre 2019 n. 34, per contrasto con gli artt. 3 e 117, comma 1, Cost., quest’ultimo in relazione all’art. 24 della direttiva 2004/38/CE del Parlamento europeo e del Consiglio relativa al diritto dei cittadini dell’Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri.
    La disposizione dichiarata incostituzionale prevedeva un punteggio aggiuntivo per l’assegnazione di un alloggio di edilizia residenziale pubblica, assegnando un punto per ogni anno di residenza a partire dal decimo e fino a un massimo di sei.
  2. L’ordinanza completa del 6 luglio è disponibile qui: https://www.asgi.it/banca-dati/tribunale-di-ferrara-ordinanza-6-luglio-2021/
  3. La Provincia di Trento, anch’essa amministrata da una maggioranza leghista, è stata condannata anche in appello per discriminazione nell’accesso agli alloggi popolari e al contributo sull’affitto e obbligata a cambiare la sua legge: https://www.meltingpot.org/La-Provincia-di-Trento-condannata-anche-in-appello-per.html

Serena La Marca

Laureata in Giurisprudenza, con l'ambizione di poter dare un contributo concreto circa la gestione del fenomeno migratorio.
Attualmente sono operatrice volontaria presso il SAI Casa Makeba, presente sul territorio di Bologna.
Svolgo anche volontariato per Avvocato di Strada ODV a Bologna, dove gestisco, insieme ad altr* volontar*, un help desk immigrazione.