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da Parigi, Marina Nebbiolo

“Documenti, prego” – La politica delle quote di entrata in Francia

Il ministro dell’immigrazione francese, Brice Hortefeux, lo scorso 25
febbraio, ha posato la prima pietra del programma politico sulla
regolarizzazione dei flussi migratori in rapporto alla tipologia di lavoro
e ai paesi di origine.

Il progetto del governo Sarkozy sull’immigrazione
si basa sugli accordi di “gestione concertata dei flussi migratori” con i
paesi europei ed extra-europei. Già nel 2006, Sarkozy, all’epoca ministro
dell’Interno, aveva firmato con il governo del Senegal un accordo che
prevedeva un numero chiuso di permessi di soggiorno che la Francia si
impegnava a concedere nel 2008, permessi che danno accesso al soggiorno sul
territorio francese esclusivamente per motivi di lavoro: 200
accessi per “competenza e talento” legati ai settori della ricerca o a
quello
culturale-artistico, 180 permessi come “lavoratori salariati in missione”
dipendenti di imprese senegalesi che stipulano contratti con la Francia,
e 1000 “salariati” in Francia.
Per questi ultimi, è stata stabilita una
lista di 60 mestieri e professioni per i quali si registra una difficoltà
di assunzione rispetto alla domanda delle imprese, ovviamente con la
preferenza nazionale, cioé per i detentori della cittadinanza francese.
In applicazione della legge del luglio del 2006, per le persone originarie
di paesi non inclusi nello spazio europeo è stata fissata, nel novembre
2007, una lista ristretta di 30 professioni che richiedono un diploma
universitario.
Nel quadro degli accordi bilaterali, il ministro dell’immigrazione si è
impegnato a completare questa lista, con altrettanti mestieri, riguardanti i servizi
alberghieri e la ristorazione, l’agricoltura, e altri settori che
richiedono una minore qualificazione e che non figurano ancora nella
lista, per esempio cuochi, camerieri, operai non specializzati nei
cantieri, impiegati per le pulizie, badanti, sorveglianti-guardiani. In
cambio i paesi di emigrazione si impegnano ad aiutare la Francia nella
lotta contro l’immigrazione ‘illegale’ facilitando il rimpatrio dei
‘clandestini’ e rinforzando la sorveglianza alle frontiere.

Non solo i sans-papiers ‘invisibili’ denunciano il ricatto del permesso di
soggiorno come primo meccanismo di sfruttamento e causa di condizioni
intollerabili di vita e di lavoro, anche il mondo dell’impresa ha accolto
con evidente scetticismo la politica delle quote di entrata del governo
Sarkozy che da una parte dichiara di voler combattere il lavoro nero e
dall’altra regolarizza “in via eccezionale” i salariati sans-papiers che
lavorano da anni in Francia versando contributi, denunciando “la
schizofrenia politico-amministrativa che esercita forti pressioni” sia sui
lavoratori migranti che sui datori di lavoro.

Infatti, dal 1 luglio 2007,
i datori di lavoro sono tenuti a verificare nelle Prefetture
l’autenticità dei permessi di soggiorno dei lavoratori migranti. Molti
imprenditori si sentono sottoposti ad una stretta sorveglianza perché i
controlli prevedono multe salate. Le reazioni di fastidio e di aperta
critica sono arrivate proprio dopo la prime condanne penali e la prigione
per chi aveva utilizzato e pagato dei ‘caporali’ per assumere dei
sans-papiers.
In questi ultimi mesi, per evitare le sanzioni, i datori di lavoro
ri-verificano la regolarità dei documenti e la situazione amministrativa
dei loro salariati e impiegati, questo spiega anche il ruolo del sindacato
confederato nelle recenti battaglie per la regolarizzazione dei
sans-papiers.

Un dato è certo: i licenziamenti dei sans-papiers sono
aumentati. Sempre più numerosi sono i migranti senza permesso di soggiorno
o con dei falsi documenti che si presentano per chiedere aiuto e
informazioni presso le associazioni di solidarietà e le strutture
sindacali, per ora non esistono statistiche ma le denunce dirette dei
migranti e dei cittadini che a diverso titolo vengono coinvolti sono
moltiplicate.
Il 7 gennaio è stata indirizzata ai Prefetti una circolare
in cui si precisano le condizioni di regolarizzazione di entrata e di
soggiorno dei cittadini stranieri con un’ autorizzazione temporanea.
Le
condizioni restrittive, in particolare per i migranti che provengono dai
paesi che non fanno parte dell’Unione europea, sono risultate
incomprensibile anche per gli impiegati degli uffici dei dipartimenti
della Direzione del Lavoro che di conseguenza non riescono a gestire la
quantità di richieste di assunzione dei lavoratori, in
particolare muratori bulgari, rumeni e turchi, e non potendo accettare
delle domande che risultano spesso incomplete archiviano la richiesta di
regolarizzazione.

L’UMIH, Unione dei Mestieri e delle Industrie Alberghiere, reclama con
forza la regolarizzazione dei sans-papiers e si è indignata dell’accusa
del presidente Sarkozy durante il discorso ai francesi in televisione
della scorsa settimana che li ha accusati di sfruttare e di approfittare
del lavoro nero; il primo ministro François Fillon ha poi dichiarato,
insieme al ministro dell’immigrazione Brice Hortefeux, che qualche
centinaio di domande sarebbero state studiate “caso per caso” ma il
sindacato CGT interviene accompagando in prefettura i lavoratori in
situazione irregolare anche se hanno una promessa di lavoro in tasca.

Moltissimi lavoratori migranti hanno preso la tessera sindacale perché
“non vogliono più nascondersi” ma organizzarsi e mobilitarsi insieme ai
colleghi ‘regolari’. Fanno lo stesso lavoro, hanno la stessa busta paga,
lo stesso contratto (assunti con ‘papiers’ falsi), il tesserino sanitario,
la dichiarazione di redditi… ma non il permesso di soggiorno.
Durante
l’estate 2007, 68 lavoratori di Buffalo Grill, una catena di ristoranti,
sono stati regolarizzati dopo essere usciti allo scoperto; il 7 febbraio
scorso, anche 7 salariati di un ristorante parigino hanno ottenuto un
permesso di soggiorno dopo uno sciopero durato una settimana ed una
negoziazione tra Prefettura e direzione del ristorante. Il sindacato
invita lavoratori e padroni ad agire insieme come condizione
indispensabile per ottenere la regolarizzazione, condizione dettata dalla
circolare del 7 gennaio scorso.

Intanto 46 lavoratori migranti di una società di pulizie a qualche decina
di chilometri da Parigi occupano l’azienda dal 15 aprile, i loro capi
assicurano che erano all’oscuro della situazione amministrativa dei propri
salariati. Mentre i padroni hanno paura a presentarsi in Prefettura per
presentare domande di regolarizzazione e licenziano, i sans-papiers sono
spinti sempre di più verso la clandestinità. Il mercato dei falsi permessi
di soggiorno e dei falsi documenti francesi invece è sempre più prospero.