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tratto da Migra news

Domani la presentazione del Dossier Caritas

Intervista a Franco Pittau di Anelise Sanchez

Roma – Domani, 27 ottobre, in coincidenza con il XXV anniversario della Caritas Diocesana di Roma, sarà presentata la nuova edizione del “Dossier Statistico Immigrazione”, un autorevole strumento di lavoro per capire le dinamiche dei flussi migratori in Italia. Dal rapporto, che sarà divulgato in contemporanea a Roma e in altre 12 città italiane, emerge che l’intera popolazione immigrata in Italia è costituita da 2 milioni e 600 mila persone, un numero nettamente superiore a quello annunciato dal Ministero dell’Interno negli ultimi giorni (2,2 milioni), che non ha considerato i 400 mila minori stranieri.
Se nel 2003 il numero stimato di stranieri in Italia oscillava tra i 2.400.000 e 2.500.000, ovvero, il 4,2%, dell’intera popolazione italiana, i dati di quest’anno rivelano, principalmente, un aumento esponenziale delle persone sposate, dei ricongiungimenti familiari e delle seconde generazioni, un segnale evidente della ricerca di stabilità nel paese d’accoglienza. In vista della presentazione, abbiamo rivolto alcune domande a Franco Pittau, dell’équipe del Dossier.

Quali sono le fonti del Dossier Statistico della Caritas?

La fonte più importante è il Ministero dell’Interno ma un’altra fonte rilevante è l’Istat, che ha fornito dei dati sul censimento del 2001 e del 2003, determinando l’indice di stranieri residenti nei diversi Comuni italiani. Abbiamo un totale di 20 fonti e vorrei sottolinearne la circolarità. Invece di porre l’accento su eventuali margini di imprecisioni dei dati forniti dalle fonti, è importante confrontare tutte le informazioni e offrire un panorama completo del fenomeno. Altre fonti sono il Ministero dell’Istruzione, da dove emergono i dati sulla scuola, l’INAIL e le sue informazioni sui lavoratori dipendenti stranieri, l’INPS, per un panorama dei contributi versati dagli immigrati, la Camera di Commercio, per i dati sui lavoratori autonomi, la Banca d’Italia e anche diverse ricerche sociologiche.

Perché è importante quantificare l’immigrazione in dati ed offrire una lettura equilibrata del fenomeno?

Quantificare serve a facilitare l’adozione di decisioni sociali commisurate al numero di immigrati che devono essere beneficiati. Se nel 1991 il numero di cittadini stranieri regolarmente soggiornante nel paese era di circa 400 mila persone e adesso superano i 2,5 milioni dobbiamo intraprendere politiche sociali diverse. Purtroppo, stiamo vivendo una fase di ridotte politiche finanziarie, sia per gli italiani sia per gli stranieri, e ci sono ancora alcuni partiti politici ancora titubanti nel confronto delle esigenze degli immigrati. Perciò, è evidente la necessità di innestare una marcia in più, di avviare con più decisione la via della convivenza, magari agevolando, per esempio, la cittadinanza italiana ai figli di immigrati nati in Italia, riducendo la burocrazia e mettendo in pratica alcuni diritti che si trovano solo sulla carta.

Cosa riflettono i dati principali del Dossier e, in particolare, la presenza dei 400 mila minori stranieri?

Riflettono la dimensione del radicamento, mettono in evidenza il fatto che l’immigrazione non è transitoria, ma strutturale.

I dati del Dossier hanno considerato immigrati gli stranieri che dopo l’allargamento ad est sono diventati cittadini europei?

Sì, perché il Dossier 2004 è stato finalizzato al 31 dicembre del 2003, ovvero, data precedente all’allargamento avvenuto nel maggio 2004.