Contemporaneamente, questo meccanismo può portarle ad assumere altre donne,
soprattutto migranti, per sostituirle in quell’attività riproduttiva che non possono
o non vogliono più esaurire completamente, producendo una vera e propria catena
salariale.Proprio lo sfruttamento e la precarizzazione del lavoro delle donne nei
servizi educativi, di cura, di assistenza, come messa al lavoro di qualità
“femminilizzate” da una rigida divisione sessuale del lavoro, si rivela inoltre
fondamentale dentro a quella privatizzazione e destrutturazione del welfare che non
fa che aggravare il senso e la realtà della precarietà oggi. La precarizzazione è
una condizione che investe ormai il lavoro nel suo complesso, al di là delle figure
contrattuali e della titolarità dei cosiddetti diritti di cittadinanza. Per
costruire discorsi e pratiche capaci di incidere realmente su questa condizione e
destinazione del lavoro, è necessario aprire spazi in cui possano essere fatte
valere le istanze specifiche che nel lavoro si esprimono.
Donne migranti e lavoro precario
Intervista a Paola Rudan, Co/Scienze Migranti, Bologna
Argomenti
Vedi anche
«Fuori dal buio», un libro di Francesco Piobbichi
Un racconto illustrato sui braccianti invisibili della Piana di Gioia Tauro (Cronache Ribelli, 2024)
Click day: Ero Straniero chiede di non lasciare nell’irregolarità chi entra con il decreto flussi
La campagna insieme ad oltre 30 organizzazioni scrive una lettera al ministro Piantedosi
All’ombra degli ulivi: per un’indagine storico – antropologica del caporalato a Campobello di Mazara
Tesi di laurea di Giuseppe Procida
Segregazioni razziali moderne nel mondo del lavoro italiano
Dare la colpa alle vittime migranti è uno dei tanti modi per deresponsabilizzare chi governa