Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Donne migranti e lavoro precario

Intervista a Paola Rudan, Co/Scienze Migranti, Bologna

Contemporaneamente, questo meccanismo può portarle ad assumere altre donne,
soprattutto migranti, per sostituirle in quell’attività riproduttiva che non possono
o non vogliono più esaurire completamente, producendo una vera e propria catena
salariale.Proprio lo sfruttamento e la precarizzazione del lavoro delle donne nei
servizi educativi, di cura, di assistenza, come messa al lavoro di qualità
“femminilizzate” da una rigida divisione sessuale del lavoro, si rivela inoltre
fondamentale dentro a quella privatizzazione e destrutturazione del welfare che non
fa che aggravare il senso e la realtà della precarietà oggi. La precarizzazione è
una condizione che investe ormai il lavoro nel suo complesso, al di là delle figure
contrattuali e della titolarità dei cosiddetti diritti di cittadinanza. Per
costruire discorsi e pratiche capaci di incidere realmente su questa condizione e
destinazione del lavoro, è necessario aprire spazi in cui possano essere fatte
valere le istanze specifiche che nel lavoro si esprimono.