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Dossier Caritas 2011 – 4 milioni 968 mila stranieri segnati dalla crisi. Ma dall’Italia non si torna indietro.

I dati e alcuni video degli interventi

I primi dati del Dossier Caritas Immigrazione presentati a Mestre (VE) al Centro Culturale Candiani parlano chiaro: 4 milioni 968 mila stranieri regolarmente presenti nel 2010, il 7,5% della popolazione totale residente, il 51,8% sono donne mentre i minori stranieri sono il 14,5% sul totale dei giovani in Italia. Una realtà inaggirabile che, come dal titolo della presentazione del dossier di quest’anno, impone di guardare oltre la crisi, insieme.

Nel 2010 si sono registrate 78.000 nuove nascite di cittadini stranieri mentre sempre nel corso dello scorso anno, l’aumento della presenza di stranieri è frutto del rilascio di 91 mila visti per ricongiungimento familiare, di 69 mila visti per lavoro e di 58 mil per altri motivi.
La popolazione straniera residente è distribuita, seguendo una tendenza ben consolidata nel corso degli anni per il 61% nel Nord, per il 25% nel centro e per il 13% circa nel Sud dell’talia. Gli alunni stranieri sono invece l’8% degli alunnitotali ma di loro ben il 42,2% sono nati in Italia.

I dati riguardanti i rifugiati invece fotografano bene l’incidenza delle politiche di respingimento adottate nel biennio 2009/2010 dal governo italiano grazie agli accordi con la Libia dell’ormai tramontato Regime Gheddafi. Sono circa 50 mila i rifugiati presenti in Italia contro un totale di 1 milione 393 mila circa titolari della protezione internazionale nel totale dei paesi europei, mentre le domande d’asilo raccolte dall’Italia per l’anno 2010 sono state circa 10 mila (la metà dell’anno precedente) contro un totale di circa 240 mila domande per i paesi UE, un dato che, se valutato rispetto alla posizione geografica dello stivale, racconta in amaniera evidente il livello delle politiche italiane sull’asilo.

E’ impossibile non guardare alle trasformazioni del fenomeno migratorio dentro la condizione di crisi strutturale globale e nazionale. Senza tralasciare un dato già emerso lo scorso anno in maniera evidente, quello relativo al contributo economico legato alla presenza dei migranti in questo paese (pensiamo al solo saldo previdenziale), il dossier Caritas, ha evidenziato anche come, a differenza della Spagna che per la prima volta ha registrato un dato negativo, l’Italia conti un “saldo” tra migranti in ingresso e migranti in uscita ancora positivo. La crisi sembra piuttosto agire trasformando la qualità e la dimensione del mondo del lavoro. Indissolubilmente connessa al diritto di soggiorno infatti, la questione del lavoro, offre una finestra interessante sugli effetti della crisi. All’aumento dei licenziamenti, dell’ingresso nella fase di disoccupazione, dell’incapacità di proseguire o iniziare una nuova occupazione, e quindi in virtù del contratto assicurarsi anche il rinnovo del permesso di soggiorno, si accompagna una trasformazione significativa delle tipologie occupazionali. Da un lato il lavoro domestico, che rappresenta l’ambito più consistente dell’impiego di stranieri, dall’altro l’aumento delle cosiddette partite Iva del lavoro autonomo, possono rappresentare una particolare ed importante angolatura da cui guardare ciò che sta accadendo.
I dati relativi al lavoro domestico possono essere letti guardando alla diversa relazione tra la crisi del mercato del lavoro in generale e la specifica qualità del lavoro di cur. In particolare quest’ultimo subisce in maniera relativa, proprio per la sua natura, la disastrosa condizione occupazionale più generale, mentre l’aumento del lavoro autonomo racconta una trasformazione che segue la tendenza del mercato generale del lavoro segnato dalla proliferazione delle figure del lavoro che spesso mascherano altre realtà: precarietà, lavoro autonomo su commissione o appalto.
Dall’altra parte invece appare trasversale alle due questioni (dati su lav domestico e autonomo), ad una lettura non superficiale dei meccanismi che intrecciano la questione lavorativa a quella relativa al mercato del lavoro, l’incidenza del legame insicindibile tra contratto di lavooro e diritto di soggiorno. Il lavoro domestico ed il lavoro autonomo, infatti, sono le due dimensioni formali del lavoro spesso utilizzate anche come strategie per assicurarsi il proseguo del diritto di soggiorno.
Non parliamo di assunzioni fittizie o di imprese autonome fantasma, pure esistenti, ma delle forme più disparate del lavoro diffuso, intermittente o sommerso, che ha la possibilità di diventare utile al rinnovo del permesso di soggiorno ed all’accesso a diversi diritti, solo ed esclusivamente se codificato all’interno di queste forme.

Proprio con l’intento di guardare avanti, un particolare spazio è stato dedicato, oltre alle questioni specifiche legate ai dati regionali e cittadini, alla campagna l’Italia sono anch’io, simbolo di un paese che cambia ed al tempo stesso di una pericolosa arretratezza delle normative che “regolano” i fenomeni migratori e le politiche dell’inclusione.
La crisi insomma, è anche il tempo giusto per un vero cambiamento.


L’intervento di Alfonso Molina (1 pt) – Fondazione Mondo Digitale

L’intervento di Alfonso Molina (2 pt) – Fondazione Mondo Digitale

L’intervento di Sandro Simionato – Vice-Sindaco di Venezia