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E’ possibile cambiare il pds da motivi religiosi a motivi di lavoro?

In linea teorica la questura competente potrebbe addirittura revocare il pds (ma è poco probabile) verificando che sono venute a mancare le circostanze che hanno giustificato il suo rilascio, poiché questa persona non vive più all’interno della congregazione religiosa di appartenenza.
Le perplessità del futuro datore di lavoro sono giustificate, perché potrebbe essergli contestato il reato previsto dall’art. 22, comma 12, del T.U. sull’Immigrazione (D.Lgs. 25 luglio 1998, n. 286) che prevede che il datore di lavoro che occupa alle proprie dipendenze lavoratori stranieri privi del permesso di soggiorno per lavoro subordinato è punito con l’arresto da tre mesi ad un anno e con l’ammenda di euro 5.000 per ogni lavoratore impiegato.

Per quanto riguarda la prima possibilità prospettata dall’interessato di ricorrere alla ricongiunzione familiare, si precisa che questa può avvenire soltanto (in base a quanto previsto dall’art. 29, comma 1, lett. b) del T.U.) nel caso di figlio minorenne. Ci sembra d’aver capito dal quesito che l’interessato ha più di 18 anni, per cui seguire la strada della ricongiunzione risulta essere sostanzialmente impossibile.
Si tratta effettivamente di una situazione assurda perché si considera il caso di una persona regolarmente soggiornante in Italia, con i genitori anch’essi da anni soggiornanti regolarmente nel nostro paese, ma in base alla legge, è praticamente impossibile permettere a questa famiglia di vivere unita.

L’unica possibilità potrebbe essere quella di trovare un datore di lavoro che ottenesse l’autorizzazione all’assunzione dall’estero. In questo caso l’interessato dovrebbe uscire dall’Italia, mentre il suo pds per motivi religiosi è ancora in corso di validità, ed ottenere il visto d’ingresso per motivi di lavoro in base al nulla osta rilasciato al datore di lavoro.

Il problema è che in questo momento non ci sono quote (in base alla previsione di cui all’art. 3, comma 4, T.U.) disponibili per l’assunzione di stranieri dall’estero per lavoro subordinato a tempo indeterminato, ma solo per lavoro stagionale (e ciò perché il decreto di anticipazione dei flussi per il 2003 ha stanziato 60 mila ingressi solo per lavoro stagionale e risultano esservi ancora dei residui di quote disponibili). Ecco, quindi, che l’interessato potrebbe trovare un datore di lavoro che lo assuma come stagionale. Inoltre nell’eventualità in cui durante il tempo di validità del pds per lavoro stagionale dovesse essere pubblicato il decreto flussi per l’anno 2003, con conseguente previsione di quote disponibili per assunzione di lavoratori per lavoro subordinato a tempo indeterminato, l’interessato potrebbe ottenere un nuovo nulla osta da un nuovo datore di lavoro potendo direttamente, restando in Italia, convertire il proprio pds da lavoro stagionale a lavoro subordinato a tempo indeterminato. Si precisa che ciò può avvenire sia con lo stesso datore di lavoro, che con uno diverso, ma l’importante è che l’ autorizzazione venga rilasciata entro il limite delle quote stabilite dal decreto di programmazione dei flussi migratori.

Come potete capire si tratta di un percorso molto tortuoso.

L’ultima ipotesi che può essere presa in considerazione riguarda la possibilità che il prossimo decreto di programmazione dei flussi metta a disposizione delle quote per lavoro autonomo. In questo caso si potrebbe procedere alla conversione del pds per motivi religiosi, che non consente di lavorare, a quello per lavoro autonomo.