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Emergenza Nordafrica – Comuni, Provincie e Regioni danno ragione ai profughi

Non sono stati messi in campo interventi efficaci per accompagnare all’integrazione

La tensione in molte città è alle stelle, la disperazioni dopo un anno e mezzo di abbandono porta migliaia di “profughi” a ricercare la strada della “buona uscita” in denaro nella speranza di poter lasciare quel sistema che li ha traditi ed ingannati. Ma chi lascerà Padova per raggiungere Roma, chi lascierà Roma per andare Napoli e chi abbandonerà Napoli per Bologna (e così via) non troverà certo una nuova vita.

L’unica certezza è che l’anno e mezzo trascorso fino al 31 dicembre 2012 è stato un fallimento ed un enorme spreco di denaro finito in larga parte nelle tasche di albergatori e cooperative.

Sembrano essersene accorti anche comuni, regioni e provincie che hanno inviato una serie di richieste al Ministero dell’Interno riconoscendo il fallimento del “Piano di Accoglienza”.
Eppure il Sindaco Zanonato di Padova, per esempio, proprio lunedì sera, ha rifiutato di incontrare i profughi che bussavano alla sua porta tacciandoli come delinquenti.
In ogni caso il documento è lì, ed è finito sui tavoli del Governo.

Lo riportiamo integralmente di seguito.

“Il 31 dicembre 2012 si è chiusa la fase di gestione emergenziale dell’Emergenza Nord Africa, che è passata dalla gestione della Protezione Civile a quella ordinaria delle Prefetture. Questo passaggio si è verificato in condizioni di grande incertezza e di mancato coordinamento in merito alle procedure, alle risorse, alla governance dei processi.
Riteniamo fondamentale che questo Governo, prima della chiusura del suo mandato, definisca dei punti fermi dai quali l’azione del prossimo Governo possa ripartire con chiarezza e celerità. La situazione sui territori è al collasso.

Rispetto alla situazione dei minori non accompagnati, aspettiamo ancora il rimborso per spese che i Comuni hanno responsabilmente sostenuto nei mesi scorsi sulla base di un accordo preciso con il Governo, che avrebbe dovuto coprirle con risorse proprie, trattandosi di competenze dello Stato centrale. I ritardi nell’erogazione si sommano all’incertezza sulle risorse future per far fronte all’accoglienza dei minori ancora in carico e fino al compimento del diciottesimo anno di età, mettendo a repentaglio la tenuta del bilancio di molte amministrazioni. Pensiamo alle grandi città, ma anche e soprattutto a piccoli comuni, che rischiano di andare in dissesto finanziario. Non solo. In termini di procedure, è allarmante verificare come sui territori, in particolare nelle regioni di primo arrivo come la Sicilia, si sia ripristinata pienamente la pericolosa consuetudine per la quale il collocamento dei minori avviene, da parte dell’autorità di polizia, direttamente presso le strutture di accoglienza, senza il previo accordo e autorizzazione con il Comune territorialmente competente. Sono sempre più numerose le lettere con cui i Comuni, nella maggior parte di piccole dimensioni, ci comunicano con allarme il rischio di dissesto finanziario dovuto a questa situazione.

Altrettanto preoccupante è la situazione rispetto ai cittadini stranieri adulti, ancora in accoglienza fino al 28 febbraio, rispetto ai quali rimane del tutto incerto e rallentato il percorso di avvio all’autonomia ancora una volta a causa della mancata concessione, da parte delle autorità centrali, degli strumenti necessari e concordati per procedere nella strada delle dimissioni. Non sappiamo cosa accadrà a marzo, poiché se da un lato non sono stati messi in campo interventi efficaci di sistema per accompagnare all’integrazione, dall’altro non ci sono certezze in merito alla prosecuzione dell’accoglienza, con particolare riguardo alle persone vulnerabili.

Un aspetto ulteriore è poi quello dei minori non accompagnati richiedenti asilo rispetto ai quali, nonostante la norma ponga chiaramente in capo al Ministero dell’Interno la responsabilità, non ci sono certezze di sorta in merito alla copertura dei costi di presa in carico prima dell’entrata nel circuito SPRAR.
Va salvaguardato il principio costituzionale che richiede che non possano essere attribuiti compiti agli Enti locali senza garantirne la copertura. Ne va altrimenti a repentaglio la tenuta complessiva dei servizi, dei bilanci e della coesione sui territori.

Infine, non si può non evidenziare come, anche con riferimento alla governance territoriale, nonostante l’impegno assunto in più sedi di attivare e mantenere come snodo principale di coordinamento i Tavoli regionali coordinati dalle Prefetture dei comuni capoluogo di provincia , in molti territori tali Tavoli stentino a diventare pienamente operativi, creando serie difficoltà tanto nella gestione ordinaria quanto nella programmazione futura. Alla luce di ciò Regioni, Province e Comuni richiedono con urgenza al Governo:

1. lo sblocco delle risorse già assegnate al Ministero del Lavoro e Politiche Sociali per la copertura dei costi di accoglienza dei minori nel 2012 e inspiegabilmente non ancora resi disponibili dal Ministero delle Finanze, nonché la destinazione delle eventuali economie per sostenere i costi dell’accoglienza dei minori anche dopo il 31 dicembre 2012, in analogia con quanto fatto per gli adulti;

2.lo sblocco delle risorse già assegnate alla Protezione Civile per dare compimento alla copertura dei costi dell’accoglienza dei cittadini stranieri per l’anno 2012 e la prosecuzione dell’accoglienza dopo il 28 febbraio, con particolare riferimento alle persone più vulnerabili, nonché una chiarezza nella definizione degli strumenti per accompagnamento all’autonomia;

3.piena assunzione di responsabilità da parte del Ministero dell’Interno in merito all’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo;

4.rilancio dell’operatività dei Tavoli regionali.

5.Possibilità di rendicontare, da parte dei gestori delle strutture di accoglienza, le eventuali risorse necessarie per l’autonomia dei migranti, anche in deroga ai 250 euro previsti come “contributo straordinario per l’uscita” previsto dal manuale operativo del progetto S.P.R.A.R.”