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Emilia-Romagna – “I CPT sono assolutamente incompatibili con la realtà della nostra regione”

Intervista a Gianluca Borghi, Assessore alle Politiche Sociali della Regione Emilia-Romagna

L’assessore risponde in questo modo alle interrogazioni dei consiglieri Leonardo Masella e Carlo Sabbi sul CPT di Bologna, sollevando anche un altro punto, ossia la mancanza di trasparenza rispetto alla gestione e attività delle strutture: “allo stato attuale non sono ancora disponibili informazioni precise sulla condizione dei cittadini stranieri rinchiusi nei due Centri“.

Domanda: Di cosa trattava l’interrogazione a cui ha risposto?

Risposta: L’interrogazione era stata presentata da un consigliere di maggioranza e poneva il tema della posizione della Giunta sul funzionamento e sull’attività dei centri di permanenza temporanea, in particolare di Bologna, ma anche di Modena. Ho risposto a nome di tutta la Giunta regionale portando preventivamente in Giunta il tema e richiedendo ad essa, a partire dal Presidente, una disponibilità ad uscire con una posizione chiara ed inequivocabile dell’Emilia-Romagna rispetto al fatto che, per quel che ci riguarda, i cpt sono assolutamente incompatibili con la realtà della nostra regione. Da tempo ci stavamo occupando assieme a Caritas – abbiamo tentato anche di coinvolgere la Prefettura – di sostenere un percorso di mediazione all’interno del Cpt di Bologna in collaborazione con i Giuristi Democratici vicini alla CGIL. Il Ministero dell’Interno non risponde da un anno alla nostra disponibilità di finanziare il progetto anche unilateralmente, vista la scarsa disponibilità del Ministero degli Interni in tal senso. Non abbiamo avuto risposta, inoltre continuano ad esserci negati i dati. Continua e si aggrava in tal modo una condizione di sostanziale indifferenza alle istanze che noi abbiamo posto al rispetto dei diritti di tutte le persone presenti nel cpt e a questo punto non abbiamo che potuto prendere questa posizione. Già c’era una posizione differente all’interno della Giunta regionale, ma mi pare importante che per la prima volta tutta la Giunta, a partire dal Presidente, sostenga la necessità di superare i cpt.

D: Che cosa si intende per superamento?

R: I cpt sono per noi strumenti da considerarsi incompatibili con l’esigenza di garantire il riconoscimento delle persone ristrette; quei centri sono in qualche modo caratterizzati per essere un prolungamento del carcere, in quei centri non è possibile attuare quelle parti della Turco Napolitano che prevedevano invece certezza del diritto. Superamento significa che il cpt non ci sta bene e che porremo questo tema in sede di conferenza Stato-Regioni. Forse con scarsissima probabilità di essere ascoltati, perché il Governo ci pare determinato a non ascoltarci riguardo ai cpt, agli emendamenti che abbiamo proposto al regolamento attuativo della Bossi Fini che nemmeno recepisce le direttive europee in termini di qualità dell’accoglienza dei rifugiati e richiedenti asilo e su tutte le istanze legate all’immigrazione. In questi tre anni nulla di quello che noi abbiamo proposto è stato accolto. Per quel che ci riguarda, non possiamo però più condividere in nessun modo la presenza di un cpt e quindi il Governo deve assumere da solo le proprie responsabilità. Se anche le città, come Bologna e Modena, vorranno in qualche modo sostenere un percorso con noi ne saremmo lieti: mi pare importante che a Bologna il candidato Sindaco del centro-sinistra abbia posto la chiusura del cpt fra i temi del programma col quale si presenta agli elettori.

D: Lei ha sottolineato un aspetto importante, cioè che nemmeno voi, come istituzioni, riuscite ad avere dati reali riguardanti queste strutture.

R: Stiamo assistendo ad un imbarbarimento nei rapporti tra istituzioni. Stiamo vivendo in un contesto in cui i rapporti istituzionali sono interrotti a livello locale e a livello centrale. Il governo vuole fare da solo, ritiene infatti che le regioni, gli enti locali e le istanze della società rappresentino qualcosa di scomodo e inutile di cui fare a meno. In questo modo si comanda senza governare. E’ significativo che un’istituzione che come la nostra si è invece dimostrata disponibile – anche con l’utilizzo di risorse proprie per tentare di collaborare, per rendere diverso il grado di accoglienza rivolto ai cittadini stranieri – non sia ritenuta utile nemmeno per quanto riguarda lo scambio di dati ed informazioni e una collaborazione.