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Esclusivo: Gruppo armato blocca le imbarcazioni che lasciano la Libia

Aidan Lewis e Steve Scherer, Reuters (Thomson Reuters Foundation) - 21 agosto 2017

Tunisi/Roma – 21 Agosto (Reuters) – Da una città sul fronte occidentale di Tripoli, a lungo trampolino di lancio per i trafficanti di esseri umani, un gruppo armato sta impedendo alle imbarcazioni che trasportano i migranti di salpare ed attraversare il Mediterraneo, causando un improvviso calo nelle partenze durante gli ultimi mesi, come riportato dalle fonti locali.

La rivelazione getta una nuova luce sulla notevole riduzione degli arrivi dall’Italia, che era subentrata alla rotta attraverso il Mar Egeo come principale centro di interesse delle preoccupazioni europee nell’ambito della crisi migratoria.

Gli arrivi in Italia dal Nord Africa, il canale principale per raggiungere l’Europa quest’anno, sono diminuiti di più del 50 percento rispetto a luglio dello scorso anno, con i numeri relativi agli arrivi del mese di agosto – ad oggi – anche più bassi. Luglio e agosto rappresentano i mesi ideali per l’arrivo delle imbarcazioni di migranti, grazie alle favorevoli condizioni del mare.

Alcune fonti che fanno base nella città di Sabrata, 70km ad ovest della capitale libica, riferiscono che la brusca riduzione nelle partenze è dovuta alla presenza di una nuova forza armata in città, che sta impedendo ai migranti di salpare, spesso ricorrendo alla carcerazione.

Il gruppo di Sabrata “lavora sul campo – la spiaggia – per impedire ai migranti di lasciare la costa a bordo delle imbarcazioni per l’Italia”, afferma un rappresentante della società civile del posto, che preferisce rimanere anonimo.

Il gruppo è formato da diverse centinaia di “civili, membri della polizia e dell’esercito”, continua. il gruppo sta conducendo una “campagna molto energica” lanciata da un “ex boss della mafia”, aggiunge una seconda fonte di Sabrata che segue l’attività di traffico di esseri umani da vicino.

Un terzo referente che ha contatti in Libia, che ha chiesto di rimanere anonimo, riporta che il suddetto gruppo sta facendo “sforzi significativi per presidiare la zona”.

Le due fonti di base a Sabrata specificano che il gruppo gestisce un centro di detenzione per quei migranti che vengono respinti o portati via dalle mani dei trafficanti. Uno di questi ha inviato una foto che ritrae centinaia di migranti seduti sulla sabbia di fronte ad un alto muro.

Una delle fonti afferma di aver pensato che il gruppo stesse cercando di ottenere credibilità e supporto economico da Tripoli, dove gli stati europei hanno cercato di associarsi al Governo di Accordo Nazionale (GNA) libico, che ha il supporto delle Nazioni Unite, al fine di tamponare il flusso dei migranti. Un funzionario del Ministero degli Interni per la lotta all’immigrazione irregolare a Sabrata non ha risposto alla richiesta di fornire un commento su questa situazione.

Non è stato inoltre possibile contattare direttamente il gruppo che, secondo la terza fonte di cui sopra, si chiama ‘Brigade 48‘. Altre fonti non hanno confermato questo nome.

L’Italia ha provato a rafforzare la capacità del GNA di impedire il traffico fornendo aiuti finanziari, corsi di addestramento e inviando una nave che contribuisse a riparare le imbarcazioni della guardia costiera e della marina militare di Tripoli. Dal 2014, circa 600.000 migranti hanno raggiunto l’Italia attraverso il mare dalle coste nordafricane, mettendo alla prova la capacità del paese di far fronte al fenomeno. Più di 12.000 hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere il paese.

La maggior parte delle partenze avvengono proprio dalla costa occidentale libica. In seguito ad alcune reazioni violente contro i trafficanti, avvenute a livello locale a ovest del paese, a Zuwara, nel 2015, Sabrata è divenuto il punto di partenza più frequente.

L’Italia vuole replicare un accordo con la Libia sulla falsariga di quello tra Turchia e Unione Europea dello scorso anno, che ha ampiamente sfoltito i movimenti migratori attraverso la Grecia ed i Balcani.

Con un’elezione nazionale imminente, che si svolgerà nella prima metà del prossimo anno, il governo italiano è sotto pressione e prova a dimostrare di essere in grado di fermare, o almeno di rallentare, i movimenti migratori.

Ma i passi avanti in Libia sono verosimilmente precari, dal momento che l’intero paese si trova in uno stato di costante conflitto da quando Mu’ammar Gheddafi fu esautorato sei anni fa. Governi rivali competono ora per il potere, mentre le milizie locali si scontrano per prendersi il controllo sul territorio e i profitti derivanti dal traffico. 

La scorsa settimana l’Italia ha approfittato del calo negli arrivi, con il Ministro degli Interni Marco Minniti che ha affermato di vedere una “luce alla fine del tunnel”.

Cambiano i punti di partenza

I migranti soccorsi la scorsa settimana nel Mar Mediterraneo hanno confermato che le condizioni sono cambiate a Sabrata, secondo quanto riportato da un portavoce dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), il quale ha condotto interviste con i migranti arrivati sabato scorso a Trapani, in Sicilia.

Hanno detto che è stato molto difficile lasciare Sabrata. Ci sono persone che fermano le barche prima che si mettano in viaggio e se raggiungono il mare aperto vengono immediatamente riportate indietro”, afferma Flavio Di Giacomo, portavoce dell’OIM a Roma, aggiungendo che alcuni migranti sono stati addirittura rimandati indietro anche prima di raggiungere Sabrata.

L’agenzia per il controllo delle frontiere europee, Frontex, la scorsa settimana ha riportato come gli “scontri a Sabrata” hanno contribuito alla diminuzione degli arrivi nel mese di luglio, citando anche, tra i fattori che hanno contribuito al calo, le condizioni meteo in costante cambiamento e l’aumento della presenza della guardia costiera libica. Le fonti presenti a Sabrata non erano al corrente di nessuno scontro avvenuto nella città.

Un altro cambiamento avvenuto nelle scorse settimane riguarda la repressione della tratta dei migranti provenienti dal Nordafrica e dal Bangladesh attraverso l’aeroporto di Mitiga a Tripoli, dopo che una milizia che controllava il traffico è stata costretta a lasciare l’area da un gruppo di forze armate allineato al GNA, all’inizio di luglio, secondo quanto riportato da funzionari libici ed europei.

Tuttavia questo cambiamento, così come il rallentamento dei flussi verso la Libia attraverso il Niger, potrebbe richiedere del tempo per avere effetto. Centinaia di migliaia di migranti si trovano già in Libia.

A Sabrata i cambiamenti potrebbero non durare. 

In passato, senza un’autorità centrale a contenerli, i trafficanti si sono adattati e le rotte sono cambiate, così come sta già accadendo.

La scorsa settimana i trafficanti hanno spostato le partenze ad est di Tripoli, vicino ad Al Khoms, come riferito da Chris Catrambone, cofondatore dell’organizzazione benefica “Migrant Offshore Aid Station” (MOAS). Catambrone sostiene che tre grandi gommoni hanno lasciato le coste della capitale libica da est, mentre soltanto una piccola imbarcazione con 26 persone a bordo è stata avvistata ad ovest.

Il mare era perfettamente calmo la scorsa settimana ma c’erano solo poche imbarcazioni”, ha riferito Catrambone.

Tutti quelli che si trovavano bordo della Phoenix, un’imbarcazione per il soccorso in mare gestita dal MOAS, si sono trovati spiazzati tanto la situazione era insolita, aggiunge.

Il Governo di Accordo Nazionale ha un controllo ridotto sui gruppi armati ad ovest della Libia, capitale compresa, e nessun controllo sulle fazioni che operano nella parte orientale del paese.
Il rappresentante della società civile di Sabrata, menzionato sopra, ha riferito che il nuovo gruppo operante in città potrebbe smettere di operare laddove non dovesse ricevere il supporto di Tripoli.

Il potere della rete dei trafficanti non potrà essere abbattuto senza una “legittima forma di ordine” in Libia, conclude un esperto diplomatico parlando dei cambiamenti che hanno riguardato l’aeroporto di Tripoli e paragonando la situazione a quella di un vaso rotto.

In un angolo siamo riusciti a tenerlo insieme, ma tutto il resto è ancora a pezzi“.

(Reportage aggiuntivo di Ahmed Elumami; revisione di Giles Elgood)