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da La Sicilia del 18 settembre 2003

Esercitazione anti-immigrazione. E ora nel mare di Lampedusa incrociano navi di sette Paesi

Lampedusa. Esercitazioni anti-immigrazione nello stretto di Sicilia, coordinate dal Viminale. Il ministro degli Interno Pisanu, con un suo intervento diretto, ha voluto che si organizzasse una operazione con le forze armate di diverse nazioni. I paesi interessati sono l’Olanda, la Francia, la Spagna, Malta, Cipro e l’Inghilterra. Questo, per mettere nelle condizioni anche questi paesi di potere conoscere e combattere l’immigrazione clandestina. Il canale di Sicilia quindi è da qualche settimana pattugliato con mezzi aerei e navali di tutte queste nazionalità. Una operazione che vede impegnata la nostra Guardia di Finanza come coordinatrice delle operazioni. Le motivazioni che hanno spinto il ministero ad organizzare una esercitazione così imponente sono da inquadrare soprattutto nelle questioni legate alla problematica degli sbarchi che interessano non solamente l’Italia, paese che viene utilizzato spesso solo come luogo di transito per l’europa, ma tutte le nazioni dove alla fine vanno a confluire i clandestini. Oltre alla Guardia di Finanza Italiana sono impegnate nelle operazioni anche la Capitaneria di Porto e la Marina militare. A causa delle avverse condizioni del mare delle ultime settimane, in effetti, non vi sono stati sbarchi a Lampedusa, l’unico intercettamento è stato fatto a Pozzallo ma, se dovessero tornare buone le condizioni del mare, l’esercitazione entrerebbe nella sua fase operativa a tutti gli effetti. Una riduzione del fenomeno clandestini però, è prevista da molti, in effetti, sia la Tunisia che il Marocco, con i provvedimenti adottati dai loro governi e che fanno rientrare in patria quanti raggiungono le nostre coste, hanno praticamente fermato il fenomeno dal momento che, non vi sono state più partenze da quei paesi. Rimane solamente la Libia a questo punto, l’unico paese che ha dato la possibilità alle migliaia di nord africani libici nonché arocchini e tunisini, di potere partire dai suoi porti. Si attende con ansia quindi che gli accordi presi proprio con la Libia, portino ad una riduzione degli sbarchi, così come è accaduto per paesi come l’Albania il Marocco e la Tunisia.