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Espulsione “illegale” per 38 richiedenti asilo sudanesi, etiopi ed eritrei

La denuncia di Medici Senza Frontiere

Roma, 10 giugno 2004 – Almeno 38 cittadini africani sbarcati a Lampedusa lo scorso 2 giugno hanno ricevuto un decreto di espulsione dall’Italia in violazione delle norme sulla richiesta di asilo.

Tredici persone provenienti dal Darfur (regione occidentale del Sudan dove è in corso quella che l’ONU ha definito la più grave emergenza umanitaria del momento) e 25 tra etiopi ed eritrei sono arrivati da 2 giorni a Roma, presso il così detto “hotel Africa”: 3 capannoni vicino alla stazione Tiburtina dove vivono, in condizioni precarie, circa 500 richiedenti asilo.

Medici Senza Frontiere (MSF) – che dall’anno scorso anno lavora a Tiburtina offrendo alle persone che vi abitano assistenza sanitaria e legale – ha raccolto testimonianze sul trattamento ricevuto dai nuovi arrivati: sbarcati a Lampedusa lo scorso 2 giugno i cittadini africani sono stati trasferiti alla Questura di Crotone dove hanno immediatamente ricevuto un decreto di espulsione che li obbliga a lasciare il Paese entro 5 giorni.

“Ci trattavano come prigionieri. Ci hanno spogliati e fatti stare nudi in piedi per essere perquisiti”, racconta Mohammed, fuggito dal Darfur due mesi fa.

Tutti gli africani sentiti da MSF hanno dichiarato di essere venuti in Italia per presentare richiesta d’asilo. Un diritto garantito dalle Convenzioni internazionali, dalla Costituzione e dalla legge italiana ma che è stato loro negato con una frettolosa espulsione. A nessuno di loro sono state illustrate le procedure per la richiesta d’asilo e nessuno ha potuto beneficiare della presenza di un mediatore culturale così come previsto dalla legge italiana.

“Ci hanno dato un foglio di carta che siamo stati obbligati a firmare anche se non era scritto nella nostra lingua e nessuno ci ha spiegato di cosa si trattasse”, prosegue Mohammed, “Solo dopo abbiamo saputo che si trattava del decreto di espulsione”.

“Medici Senza Frontiere”, spiega il capo-missione Loris De Filippi “sta provvedendo a presentare i ricorsi presso la prefettura competente per bloccare i decreti di espulsione e offrirà a queste persone, in fuga da situazioni che le Nazioni Unite definiscono catastrofiche, l’assistenza legale necessaria per accedere alla procedura per il riconoscimento dello status di rifugiato. E’ gravissimo”, aggiunge De Filippi “che in un Paese del G8 come l’Italia venga negato un diritto umano fondamentale come quello della protezione per i rifugiati. Questo episodio conferma ancora una volta che la politica italiana in materia di immigrazione e diritto d’asilo è gravemente carente e lesiva dei diritti delle persone che cercano rifugio nel nostro Paese”.

Costringere le persone a tornare nei loro paesi dove le loro vite sarebbero messe gravemente in pericolo rappresenta una violazione dei diritti umani. “E’ paradossale che le persone che scappano da quella che l’Onu definisce la più grave emergenza umanitaria in corso, il conflitto del Darfur, dove 1milione di persone ha abbandonato i propri villaggi e 130.000 rifugiati sono fuggiti in Ciad, non possano accedere ad un diritto umano fondamentale. E’ difficile immaginare allora chi possa farlo”, dichiara Loris De Filippi.

La tendenza del Ministero dell’Interno ad impedire l’ingresso di organizzazioni non governative all’interno dei centri d’identificazione determina l’impossibilità di verificare possibili infrazioni o violazioni del diritto d’asilo.
MSF ricorda come l’Italia sia ancora l’unico paese della Comunità Europea a non avere una legge organica sul diritto d’asilo.

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