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Espulsioni collettive documentate nel mare Egeo: Marzo – Giugno 2020

Un comunicato stampa del Legal Centre Lesvos del 13 luglio 2020

Le autorità greche stanno respingendo illegalmente i migranti arrivati in Grecia e li stanno abbandonando in mare a bordo di imbarcazioni gonfiabili e senza motore.

In un report pubblicato oggi (13 luglio 2020) dal Legal Centre Lesvos, le testimonianze di oltre 30 sopravvissuti descrivono in dettaglio la natura sistematica, illegale e intrinsecamente violenta di queste espulsioni collettive.

Da quando il 1° marzo 2020 le autorità greche hanno sospeso per un mese il diritto di chiedere asilo, il governo greco ha adottato diverse pratiche illegali apertamente orientate alla dissuasione e ad ostacolare in maniera violenta i flussi migratori, con scarso rispetto per gli obblighi derivanti dal diritto internazionale e in particolare dal principio di “non respingimento” – e ancor meno nei confronti delle vite di coloro che chiedono asilo.

Mentre le espulsioni collettive dalla Grecia e dalla Turchia non sono una novità, negli ultimi mesi le autorità greche hanno utilizzato attrezzature di salvataggio – ovvero zattere gonfiabili e senza motore – in un nuovo tipo di espulsione distopica.

I migranti vengono violentemente trasferiti dalle isole greche, o dal gommone su cui viaggiano, verso questo tipo di imbarcazioni, che vengono poi lasciate alla deriva in mare aperto.

Oltre alla ben documentata pratica della non assistenza ai gommoni dei migranti, le autorità greche hanno danneggiato il motore o il serbatoio della benzina dei gommoni prima di riportare la nave – e le persone a bordo – in acque aperte, dove vengono successivamente abbandonate.

Queste espulsioni collettive, che accadono nella regione dell’Egeo, non sono eventi isolati. Le testimonianze dirette dei sopravvissuti, raccolte dal Legal Centre Lesvos, dimostrano in realtà che fanno parte di una pratica estesa e sistematica, con un chiaro modus operandi attuato in varie località del Mar Egeo e delle isole dell’Egeo orientale.

Le informazioni condivise con il Legal Centre Lesvos provengono da 30 sopravvissuti, e le testimonianze di 7 individui che sono stati in contatto diretto con i sopravvissuti, o sono stati testimoni di un’espulsione collettiva. Queste testimonianze, relative a otto espulsioni collettive distinte, sono state raccolte tra marzo e giugno 2020, direttamente dal Legal Centre Lesvos.

Le espulsioni collettive mettono a rischio la vita delle persone, sono in contrasto con gli obblighi legali internazionali della Grecia e violano i diritti fondamentali e umani dei sopravvissuti, compreso il loro diritto alla vita e il divieto di tortura e di respingimento. Se attuate nell’ambito di una pratica diffusa e sistematica, come documentato nel nostro rapporto, esse costituiscono un crimine contro l’umanità.

Le espulsioni collettive vanno indubbiamente condannate con la massima fermezza, ma ciò non è sufficiente: solo con l’immediata cessazione di tali pratiche illegali sarà ripristinata la tutela dei diritti umani e l’accesso all’asilo alle frontiere esterne dell’Unione europea.

Clicca qui per il rapporto completo

Lorraine Leite, avvocato e coordinatore del Legal Centre Lesvos ha dichiarato che:
Le autorità greche stanno abbandonando le persone in mare aperto, su gommoni e altre imbarcazioni senza motore – che sarebbero adibite al soccorso – con nessun riguardo per la loro sicurezza di base, e tanto meno per il loro diritto all’asilo.
Atti così audaci mostrano la violenza al centro del regime di frontiera europeo e il disprezzo che esso ha per la vita umana
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Le autorità greche hanno definito le espulsioni collettive fake news, nonostante una pletora di innegabili prove, sia da parte dei sopravvissuti che da vari organi di stampa.

Questo è insostenibile: le prove condivisa con il Centro legale hanno dimostrato che nel Mar Egeo si stanno verificando espulsioni collettive, con un modus operandi sistematico e diffuso che equivale a crimini contro l’umanità.

Si svolgono all’aperto, in piena vista – se non con la partecipazione – dell’Agenzia europea per le frontiere e la guardia costiera, Frontex. Le autorità europee sono complici di questi crimini in quanto finora non sono riuscite ad agire per evitare ulteriori spinte, o a ritenere responsabili le autorità greche“.