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Espulsioni più facili in nome della sicurezza

Il governo ha trasferito in un decreto legge le norme sulle espulsioni contenute nel pacchetto sicurezza.

Mercoledì 31 ottobre il Consiglio dei Ministri straordinario, convocato sull’onda mediatica che ha seguito lo stupro e le percosse da parte di un cittadino rumeno nei confronti di una donna italiana, ha deciso di trasformare in decreto legge le norme sulle espulsioni per i cittadini comunitari contenute nel discusso “pacchetto sicurezza”. In sostanza ai prefetti saranno elargiti più poteri in fatto di espulsione: il Governo, così facendo, permetterà dunque l’allontanamento anche per motivi di pubblica sicurezza.

In precedenza la normativa prevedeva che i cittadini comunitari potessero essere allontanati esclusivamente “per motivi di pubblica sicurezza che mettono a repentaglio la sicurezza dello Stato”, ora, invece, i prefetti potranno allontanare i cittadini comunitari perché considerati pericolosi per l’ordine pubblico tout court .
In altre parole questo decreto attribuisce ai prefetti poteri sempre più ampi: nello specifico il potere di decidere arbitrariamente quando la violazione di una norma, qualsiasi norma, costituisca un atto che mette a rischio la pubblica convivenza pacifica, quindi i criteri per qualificare un cittadino comunitario pericoloso per l’ordine interno e passibile di espulsione.

L’apertura delle frontiere europee verso est, vanto delle istituzioni europee, si scontra con la volontà dei governi di riproporre nuovi confini interni a sostegno del concetto tradizionale di stato-nazione.
Il concetto di “cittadinanza europea” che, seppur definito sulla base di una preliminare appartenenza ad uno degli Stati membri, potrebbe avere dei risvolti in qualche modo inclusivi, sembra entrare in contrasto con la tendenza politica nazionale di perpetrare una effettiva separazione sul territorio tra cittadini italiani e cittadini stranieri anche se comunitari.

Quel che è avvenuto a Roma, il fatto che un cittadino rumeno abbia violentato e ridotto in fin di vita una signora italiana, è certamente un episodio grave e degno di considerazione. Difficile comprendere, però, perché un simile delitto, peraltro denunciato proprio da un’altra cittadina rumena che ha permesso la cattura di chi l’ha commesso, non possa essere perseguito e giudicato sulla base del diritto penale italiano. Che un singolo fatto di cronaca divenga la giustificazione per la persecuzione e la criminalizzazione della presenza di un intero popolo in Italia è un sintomo allarmante che non può essere sottovalutato.

Ancora una volta la creazione di uno shock e di un’emergenza fa da pretesto per una modifica dell’ordinamento legislativo che agisce in chiave repressiva rispetto alle libertà fondamentali dei migranti e in generale di una certa parte della popolazione presente su un territorio.
La paventata “emergenza rumena” si scontra inoltre con i dati oggettivi diffusi dal dossier Caritas pochi giorni fa che riportano una situazione relativa alla presenza dei cittadini rumeni sul nostro territorio che si rivela stabile e strutturata.

Questo inasprimento della normativa sulle espulsioni dei cittadini comunitari coinvolge direttamente le istituzioni europee attraverso le direttive da esse emanate in precedenza, come quella del 2004 sulla libertà di circolazione dei cittadini comunitari.
Prossimamente dunque potremo constatare fino a che punto l’Unione sia disposta a disposta a sacrificare la “libera circolazione” delle persone, caratteristica fondante della sua istituzione, in nome di un’idea di sicurezza sempre più arbitrariamente definita.

Facilitare le espulsioni dei cittadini comunitari equivale – dunque – a ricostruire le frontiere appena abbattute: dalle frontiere visibili, quelle fisiche delle nazioni, a quelle invisibili interne agli stessi Stati.
Questo Governo invece di intervenire sulle vere emergenze sociali, sui problemi che obbligano i cittadini migranti alla clandestinità, si impegna solo sulle politiche repressive.
A due mesi dalla fine dell’anno invece che concentrarsi sul decreto flussi per il 2007 il governo cavalca “l’emergenza sicurezza” ed emana decreti che facilitano le espulsioni.
Sono altre però le emergenze che andrebbero affrontate con urgenza: sono le emergenze sociali che costringono le persone all’illegalità quelle che vanno risolte e non saranno le “espulsioni facili” sull’onda mediatica dei fatti di Roma a risolvere il problema.

Vai al Decreto Legge n. 181 del 1 novembre 2007

Redazione Melting Pot