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da Il Manifesto del 6 novembre 2004

Europa più instabile ma più «sicura»

BRUXELLES – «Un vertice eccezionale», si compiace il premier olandese Jan Peter Balkenende, presidente di turno dell’Unione europea, al termine della riunione dei capi di stato e di governo. In realtà l’Europa esce con ben poche cose in mano da questo Consiglio dei 25 che ha partorito solo una notizia degna di nota: la Barroso Bis. Per il resto tanti discorsi rivoltial futuro rilancio dell’economia e dell’occupazione continentale: l’unico a mordere è quello sul Patto di stabilità. E la costruzione, secondo i piani già messi in cantiere, dello spazio di «Sicurezza, libertà e giustizia» un po’ più comune. I 25 hanno fatto un esercizio di realismo e abbandonato la Strategia di Lisbona, quella lanciata nel 1999 per fare della Ue «l’economia più competitiva del mondo». Adesso si parla solo di crescita e occupazione (e Berlusconi dice anche che si dovrebbe cambiarle nome, propone «Strategia per un’Europa più intelligente»).

Patto instabile

Per realizzare la nuova «crescita» si cerca soprattutto di flessibilizzare il Patto di stabilità. Per essere più precisi si cerca di ridurlo all’osso. Il Portogallo ha proposto di non conteggiare le spese pensionistiche. Berlusconi invece ha lanciato l’idea di calcolare nel bilancio solo l’ammortamento annuale e non il totale dell’investimento, e di applicare la ricetta anche agli investimenti in tecnologia militare e aerospaziale. Grecia e Francia concordano sull’eliminazione delle spese per la difesa dal conteggio del Patto. Ma Prodi avverte che «non si può considerare il Patto slegato dal ciclo economico»: bisognerà valutarlo con occhi diversi a seconda delle fasi. Toccherà alla prossima presidenza lussemburghese presentare al vertice di marzo un progetto per rivedere il Patto.

Intanto il premier spagnolo Zapatero propone di legare Lisbona e il Patto anche alla negoziazione sulle prossime Prospettive finanziarie, il bilancio 2007-2013. In sostanza la Spagna si è detta per la prima volta disposta ad abbassare il bilancio comunitario all’1% del Pil della Ue (richiesta già avanzata da Francia, Germania, Regno Unito, Danimarca, Olanda e Austria) per mantenere i fondi di coesione fino al 2013 e trasformare gli aiuti strutturali in fondi per l’innovazione. Zapatero ne ha parlato con Chirac e Schröder in un incontro a tre che certifica come l’Italia, terza economia dell’Euro, sia definitivamente finita fuori dal gruppo di quelli che decidono.

Immigrazione, ovvero «sicurezza»

Ieri i 25 hanno definito il rilancio della strategia dell’Aja, o Tampere 2. Si tratta di un piano quinquennale in cui si parla ben poco di libertà, abbastanza di giustizia e sicurezza e parecchio di immigrazione e asilo. «Il sistema comune di asilo entrerà in vigore nel 2010 – ha annunciato Balkenende – vogliamo un sistema umano ma anche chiaro e sicuro in modo da evitare la ricerca dell’asilo più facile». Per eliminare quello che chiama lo «shopping dell’asilo», Balkenende ha promesso la nascita di un apposito «registro» e di un ufficio europeo, puntando sulla collaborazione con «i paesi terzi». I paesi di transito vengono invitati a firmare la Convenzione di Ginevra sui Rifugiati in modo da diventare ricettori e non solo terra di passaggio per i rifugiati, mentre alla Commissione e all’Alto Commissariato delle Nazioni unite, Acnur, si chiede lo studio di fattibilità legale per presentare le domande d’asilo fuori dai confini della Ue. In sostanza si procede verso la razionalizzazione comunitaria delle pratiche per ottenere l’asilo e la contemporanea esternalizzazione del fenomeno.

Campi per rifugiati

«L’essenza della politica sui rifugiati è che ci sia più uniformità nell’Unione(..), i richiedenti inoltre potranno fare domande sia in Europa che nei paesi di origine e transito». E così, senza chamarli centri o campi, si continua a lavorare nei fatti e con molta calma alla creazione di aree per i rifugiati da mantenere all’estero. Con calma perché comunque su questo punto alcuni stati, tra cui Francia e Spagna, mantengono riserve. Per l’immigrazione illegale il grande cambiamento arriverà nell’aprile 2005. Da allora in poi tutte le decisioni comunitarie in materia – sostanzialmente espulsioni e accordi con i paesi terzi – non verranno più prese all’unanimità ma a maggioranza qualificata, secondo il sistema previsto dal trattato di Nizza (per bloccare una proposta sarà necessario il voto contrario di almeno tre paesi grandi e uno piccolo).

Eurojust, Europol

Non passa invece il voto a maggioranza per l’immigrazione legale e il controllo delle frontiere. Berlino si oppone infatti a perdere il potere di veto nella definizione delle quote mentre Austria, Grecia, Slovacchia, Estonia e ancora la Germania vogliono salvaguardare le loro prerogative nella gestione dei confini. Il passaggio alla maggioranza qualificata in queste due materie avverrà solo con l’entrata in vigore della Costituzione, forse nel 2007. Nel gennaio prossimo si conoscerà invece il nome della città chiamata a ospitare l’Agenzia europea per il controllo delle frontiere.

Sul tema della lotta al terrorismo e alla criminalità si punta su un maggiore coordinamento delle informazioni, con il rafforzamento di Europol ed Eurojust e l’obbligo da parte degli stati di passare i dati antiterrorismo. Nel paragrafo delle libertà si parla invece solo di immigrazione, e Balkenende non fa una piega: «bisogna combinare i diritti fondamentali con alcuni problemi, come la lotta al terrorismo». Una brutta piega.

di ALBERTO D’ARGENZIO