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da Il Piccolo di Trieste del 21 febbraio 2008

Fabrizio Gatti con il libro «Bilal» ha vinto il premio Tiziano Terzani

L’inviato dell’«Espresso» ha seguito da clandestino, prendendo il nome di Bilal, l’odissea degli immigrati dall’Africa all’Occidente sognando una vita migliore

La consegna il 17 maggio in una serata speciale

Udine. Fabrizio Gatti, autore del libro «Bilal. Il mio viaggio da infiltrato nel mercato dei nuovi schiavi» (Rizzoli), è il vincitore della quarta edizione del Premio letterario Tiziano Terzani, che il 17 maggio a Udine, nel corso di una serata speciale, ricca di ospiti e testimonianze, gli sarà consegnato da Angela Staude Terzani, moglie del grande giornalista e scrittore, che presiede la giuria.
Nel libro di Fabrizio Gatti – si legge nella motivazione della giuria, composta anche da Giulio Anselmi, Toni Capuozzo, Andrea Filippi, Ettore Mo, Valerio Pellizzari, Peter Popham, Paolo Rumiz – si mescolano qualità professionali ormai dimenticate nel giornalismo e rare qualità umane.
«Gatti racconta senza retorica, e senza soggezione davanti alla “verità” dei rapporti ufficiali. Adotta una nuova identità, prende il nome di Bilal, ma non è un artificio letterario. Il cronista clandestino si confonde con l’emigrante occasionale, si stacca progressivamente dalla cronaca immediata per avvicinarsi alla dimensione corale di una moderna migrazione forzata, di una “corsa” al lavoro, a una vita dignitosa, che coinvolge milioni di uomini provenienti da ogni angolo del pianeta».
«L’Occidente sembra incapace di vedere, e più ancora di capire con lucidità le ragioni di questa fuga di massa, dove i violenti mettono in ombra gli uomini onesti, normali. Ma i clandestini del terzo millennio – alla ricerca di un mitico passaggio a nord ovest – hanno trovato in Occidente un compagno di viaggio che li ascolta e li guarda con intelligenza e rispetto».
Fabrizio Gatti, inviato del settimanale «L’Espresso», a cui è passato nel 2004 dopo aver a lungo scritto per il Corriere della Sera, deve la sua notorietà alle numerose inchieste condotte «sotto copertura». È stato in Moldavia, Romania, Albania, Egitto, Marocco, Tunisia, Niger, Mali, Senegal e Venezuela per ripercorrere i viaggi delle vittime della prostituzione, del lavoro nero e dell’immigrazione clandestina. Nel 1998 ha vissuto in una baraccopoli alla periferia di Milano. Ha poi condotto inchieste sulle trasformazioni nel mondo del lavoro globalizzato, sul trattamento subito dai rifugiati kosovari che varcavano il confine svizzero e sui centri di permanenza temporanea dove vengono detenuti gli stranieri senza documenti.
Nel 2000 si è fatto rinchiudere nel centro milanese di via Corelli e, nel 2005, nel cpt di Lampedusa, con il nome di Bilal Ibrahim el Habib. «Bilal» è divenuto il titolo del libro che ha vinto il Premio Terzani.
«”Bilal” di Gatti – ha dichiarato Angela Terzani – è una sfida alla coscienza dell’Europa e dell’Occidente intero». Per raccontare la sconvolgente odissea delle migliaia di “nuovi eroi” che inseguono il miraggio di una vita migliore, Gatti ha scelto di viverla in prima persona. Ne ha condiviso rischi e umiliazioni. Ha attraversato il deserto da Agadez, in Niger, fino alle coste del Mediterraneo su camion carichi di uomini, delle loro storie e dei loro destini. È divenuto, dall’interno, testimone di una vera e propria tratta, resa ancor più scandalosa dai cinici accordi tra i governi.
Il libro si chiude con l’inevitabile ritorno in Africa. Gatti compie il viaggio a ritroso, sulle tracce di chi è sopravvissuto e di chi invece non ce l’ha fatta, nascosto sui camion che dalla Libia deportano nel deserto gli immigrati che, secondo gli accordi, avrebbero dovuto essere rimpatriati in aereo.
«Personalmente – ha detto ancora Angela Terzani – vorrei aggiungere che la sensibilità priva di retorica con cui Gatti parla dei suoi compagni di viaggio ha trasformato in un soffio il mio modo di vederli. Chi non conosceva l’Africa, come non la conoscevo io, con questo libro se la vede davanti non solo nella sua geografia, nella bellezza dei suoi deserti e dei suoi cieli, ma anche nella sua varietà di genti e destini».
Il Premio Terzani, istituito dall’associazione culturale Vicino/lontano in collaborazione con la famiglia Terzani, è stato assegnato nelle precedenti edizioni all’etnologo francese François Bizot («Il cancello»), nel 2006 al giornalista americano Jonathan Randal («Osama») e l’anno scorso alla memoria della giornalista russa Anna Politkovskaja.