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Federazione Hockey – Chi nasce in Italia gioca senza restrizioni

Modificato il regolamento federale

Dove la politica non riesce (talvolta) può lo sport. Per mesi si è fatto un gran parlare, tra favorevoli e contrari, circa la possibilità di concedere il diritto di cittadinanza incondizionato a tutte le persona nate su territorio italiano. Ebbene la FIH, la Federazione Italiana Hockey, nel corso dell’ultimo consiglio federale, svoltosi a Bologna lo scorso fine settimana, ha deciso di fare proprio il principio dello “ius soli”: in base a questo, ogni cittadino nato su territorio italiano in occasione del tesseramento sportivo verrà considerato italiano a tutti gli effetti. Una iniziativa che ha raccolto consenso anche da parte del ministro per gli Affari regionali, le Autonomie e lo Sport, On. Graziano Delrio, che su twitter ha rilanciato la notizia complimentandosi con la FIH.

L’hockey su prato, disciplina regolamentata proprio dalla FIH, è uno degli sport più antichi e diffusi al mondo, anche se in Italia non è certamente tra i più popolari; è uno sport che ha molti punti di contatto con il calcio: si gioca in 11 contro 11, ma per mezzo di un bastone, strumento utile a spingere la pallina in rete. Nato e regolamentato in Inghilterra, l’hockey su prato è diffusissimo in India e Pakistan, già colonie inglesi, dove questo sport si è diffuso capillarmente sulla scorta dell’imperialismo: “Il nostro è sempre stato uno sport caratterizzato dalla multirazzialità – dice il presidente FIH, Luca Di Mauro – e introducendo il principio dello ius soli nella nostra disciplina abbiamo semplicemente voluto abbattere una barriera che, da tempo, ci pareva fuori luogo per uno sport che abbiamo voluto dotare di un codice etico e che da sempre adotta la bella e amichevole pratica del terzo tempo”. L’hockey su prato è una passione che spesso si tramanda di genitore in figlio. E così non è raro vedere campionati disputati da ragazzi che sono figli di giocatori stranieri che, dopo essere venuti in Italia per giocare, nel nostro paese hanno deciso di restare: nel caso in cui questi giocatori – non italiani – fossero nati entro confine, loro (minorenni o maggiorenni che siano) saranno considerati italiani a tutti gli effetti, proprio in base a questa nuova normativa adottata dalla Federazione. “Abbiamo fatto un passo importante – dice il segretario generale FIH, Fabio Pagliara – nel nostro piccolo riteniamo di aver dato un segnale di civiltà, integrazione e di giustizia consentendo ai ragazzi nati in Italia e cresciuti nel vivaio di disputare i campionati da italiani a tutti gli effetti. Mi piace pensare che questo segnale possa servire anche in altri contesti. Per noi, come recita il progetto che portiamo avanti come Federazione Italiana Hockey, insieme ad altre cinque Federazioni Nazionali, lo Sport è Modello di Vita”. In questo modo la Federhockey fa sua, per certi versi, la proposta che il ministro dell’Integrazione, On. Cécile Kyenge, sta cercando di portare avanti da alcuni mesi. Con tale regolamentazione la FIH intende dare un segnale, sperando che lo sport, come altre volte in passato, possa essere di buon esempio per la buona politica. Gli stranieri tesserati dalla Federazione Hockey sono 343, di cui 93 comunitari. Nei massimi campionati (serie A1, maschile e femminile) possono scendere in campo massimo tre stranieri (ed è ininfluente che essi siano comunitari o extracomunitari). I giocatori interessati dalla nuova normativa sullo ius soli sono circa 50