Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

dal Messaggero Veneto del 7 ottobre 2007

Festa in piazza Unità per cento ospiti del Centro d’accoglienza

Gradisca. Partecipazione nonostante il maltempo all’iniziativa dei movimenti contro Cpt e Cpa

Un centinaio gli immigrati ospiti del centro di prima accoglienza di via Udine che, nonostante il maltempo, ieri pomeriggio si sono presentati ai giardini pubblici di piazza Unità per aderire a “We don’t for get your name” (noi non dimentichiamo il tuo nome), la festa in piazza lanciata da movimenti e associazioni contrari ai Cpt e ai Cpa.
Tre ore tra musica, dibattiti e racconti, ma anche tra l’indifferenza generale di Gradisca e dei gradiscani, per ribadire il “no” ai centri per immigrati.
«Ai giardini si sono presentati praticamenti tutti gli ospiti del centro di prima accoglienza di via Udine – hanno dichiarato a manifestazione conclusa gli organizzatori -, un risultato al di là delle attese ma che conferma il bisogno sempre crescente che questi migranti hanno di sentirsi accolti, di smettere di essere solo dei numeri per tornare ad essere delle persone. Per loro è stato un pomeriggio di festa ma anche di liberazione, l’occasione per poter raccontare le loro storie, spesso le loro tragedie».
I responsabili di “Osservatorio Cpt”, la sigla sotto cui sono confluiti movimenti e associazioni protagonisti della campagna di protesta contro l’apertura del Cpt di via Udine e ideatori dell’iniziativa di ieri, non mancano tuttavia di rilanciare l’allarme sulla tipologia di funzionamento “ibrida” del centro gradiscano.
«Ricavando un centro di prima accoglienza all’interno di una struttura espressamente concepita per essere un Cpt di ultima generazione – hanno ricordato gli organizzatori – la conseguenza non poteva che essere quella di arrivare a due strutture carcerarie in una, dove invece di risolverli i problemi sono stati semplicemente raddoppiati. Abbiamo avuto modo di parlare con i migranti ed è puntualmente emerso quello che tutti o già sapevano o potevano facilmente immaginare: la situazione che queste persone quotidianamente vivono nel centro di prima accoglienza non è troppo diversa da quella che si vive nel Cpt. Diverse anche le testimonianze che hanno confermato i momenti di tensione verificatisi anche nel Cpa, e non più quindi solo nel Cpt, a inizio settimana, con le forze dell’ordine intervenute con la forza per sedare la protesta. Dopo questo episodio è stata negata ai migranti la cena e un incontro con i giornalisti: l’ennesima prova che queste strutture, che le si chiamino Cpt, Cpa o Cid, sono e restano dei luoghi di negazione dei diritti, senza distinzioni».
Marco Ceci