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Firenze – Rifugiati rimasti senza casa occupano un edificio abbondonato

Ieri, come si apprende dal sito Firenze dal Basso, il gruppo di rifugiati sgomberato lo scorso mercoledì dall’edificio di proprietà del Comune di via Luca Giordano, hanno ripreso casa in un edificio di proprietà di Unipol-Sai in via Baracca 18, abbandonato da 3 anni.
L’edificio era stato occupato tre anni fa e sgomberato nel marzo 2015, e da quel momento lasciato sempre vuoto senza nessun progetto in vista.

Secondo Firenze dal Basso “la contraddizione è lampante: il Comune dichiara di aver finito i soldi e blocca quindi ogni tipo di soluzione per l’emergenza abitativa, alla faccia dell’auto-rappresentazione del PD come “partito dell’accoglienza”, in particolare in Toscana.
I rifugiati non ci stanno e puntano il dito contro quel sistema banche-partiti-cooperative che è il nemico principale di chi oggi in Italia si ritrova in difficoltà economica”.

Uno dei rifugiati occupanti racconta la lotta degli ultimi giorni e la condizione dei rifugiati politici scappati dalla guerra in Somalia. Arrivano in Italia – Paese dove i loro diritti dovrebbero essere garantiti secondo la legge – cercando condizioni di vita migliori, ma lo Stato italiano li scarica in mezzo ad una strada. Per questo decidono di rialzare la testa e riprendersi la propria dignità, puntando il dito contro la mafia delle cooperative e i legami tra queste ultime, il PD e le banche, uniche beneficiarie di contributi economici da parte dello Stato.

Il Movimento di lotta per la casa Firenze, attraverso la sua pagina Facebook, invita a portare una partecipazione attiva in sostegno dei rifugiati e dell’occupazione. “Dopo lo sgombero di mercoledì scorso i rifugiati somali hanno deciso di non accettare l’unica opzione data loro dal comune: la strada. Hanno deciso di riprendersi la dignità che le politiche di accoglienza hanno tentato per anni di togliergli.

Chiediamo a chi tutti i giorni prova schifo e rabbia per le centinaia di morti nel Mediterraneo, a chi sente solidarietà e vicinanza con chi scappa da guerra e miseria, a chi sogna un mondo senza frontiere, a chi è convinto che il problema dell’Italia non siano gli immigrati ma le banche, a chi è disgustato dal razzismo dei media e dei governi, chiediamo a tutti voi di partecipare attivamente alle giornate in Via Baracca 18.

Portate chiodi, martelli, materiali per fare porte e altri lavori nell’edificio. Portate bagni, lavandini e materassi per arredarlo. Portate presenza e partecipazione.

Portate solidarietà attiva nella lotta!”