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Fortezze globali, diritti negati

Quello che sta avvenendo in Italia e in Sicilia in questi giorni con i rimpatri forzati dei migranti appena sbarcati sulle coste siciliane, vere e proprie deportazioni di massa, non ha precedenti.

O meglio, ha precedenti altrove, in tutti quei luoghi in cui le leggi del comando e del profitto contrastano le leggi dell’umanità e ridisegnano la geografia.

Ha precedenti in Australia, dove il governo ha cancellato dalla carta geografica decine di isole pur di non concedere il diritto d’asilo ai migranti che vi approdano.

Ha precedenti in Spagna, dove gli accordi bilaterali con il governo del Marocco hanno portato ad uno spostamento del confine europeo verso sud, in Africa. Su queste coste sono già attivi campi di internamento per migranti, lager sorvegliati dalla Guardia Civile spagnola e dalle forze militari marocchine che nell’impunità totale compiono atti di
terrore come torture, sevizie, cacce all’uomo
in tutta la zona. Le città marocchine sono ora nuovi luoghi di confine, da cui il flusso di braccia da lavoro è controllato ed amministrato a seconda dei bisogni dell’economia europea: necessità di braccianti agricoli stagionali per le colture sulla costa spagnola, oppure di lavoratori nelle imprese spagnole delocalizzate in Marocco nel settore tessile, delle telecomunicazioni e dell’agro industria.

Ha precedenti in Belgio, Francia e Paesi Bassi, dove i governi affittano insieme aerei militari per espellere in blocco migranti senza documenti.

Ha precedenti in Romania, dove i migranti espulsi dall’Austria e dalla Svizzera sono reclusi in carceri finanziate dal governo austriaco e gestite dalla polizia romena.

Le espulsioni collettive da Lampedusa verso la Libia segnano in Italia un nuovo precedente, già anticipato dal vergognoso destino toccato ai profughi della Cap Anamur.
Gli accordi bilaterali con la Libia siglati in questi giorni inaugurano anche in Italia il principio del confine mobile, della frontiera come dispositivo economico di profitto.

E mentre Lampedusa diventa invisibile nella nostra cartina geografica perché chi vi approda può non godere di alcuna tutela (sia questa prevista dalla Convenzione di Ginevra del 1951, dalla Convenzione Europea, dalla Costituzione Italiana o dal Testo Unico in materia di immigrazione),Italia e Unione Europea danno il via libera a nuove mostruosità:
l’istituzione di centri di internamento per migranti sul suolo libico.
Nuovi Centri di Permanenza Temporanea, istituiti sotto il controllo congiunto dell’intelligence europea e delle forze militari del regime dittatoriale, ma anche nuove macchine per lo sfruttamento organizzato di braccia da lavoro senza diritti, oltre che nuovo strumento nelle mani del governo libico per gestire il traffico di migranti che da anni abitano e lavorano in Libia.

Nessuno può chiudere gli occhi di fronte a questa barbarie.

Siamo a fianco di chi in questi giorni denuncia le violazioni dei diritti umani, mobilitandosi perché questo non accada più.