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da Il Manifesto del 25 ottobre 2007

Francia, passa la nuova legge sull’immigrazione con i test Dna

Il voto in parlamento spacca la maggioranza. Limiti alle prove per ricongiungere le famiglie

Non sono bastate le oltre 250mila firme raccolte da Sos Racisme, né le manifestazioni di sabato o l’iniziativa allo Zenith. Nella notte tra martedì e mercoledì, il parlamento francese ha approvato la nuova legge sull’immigrazione (la quarta in pochi anni), che include il ricorso ai test del Dna per i ricongiungimenti famigliari. Nondimento, il voto ha spaccato la maggioranza. All’Assemblea, la legge è passata con 282 voti contro 235. Tre deputati dell’Ump (vicini all’ex primo ministro, Dominique de Villepin, che ha firmato la petizione di Sos racisme) hanno unito i loro voti a quelli dell’opposizione di sinistra, 21 si sono astenuti e una quindicina ha preferito non partecipare al voto. Il Nuovo centro (i centristi schierati con Sarkozy) si sono anch’essi divisi (quattro pro, quattro contro e dieci astensioni). Al senato, dopo una prima fiammata di proteste, la maggioranza alla fine ha votato il testo grazie alle modifiche che limitano e inquadrano il ricorso ai test del Dna. Sarkozy ha insistito, ancora domenica, alla direzione dell’Ump, per far sì che nessun voto mancasse all’appello. Non tutti però hanno obbedito.
Il ministro dell’immigrazione e dell’identità nazionale, Brice Hortefeux, è andato dritto per la sua strada, sicuro dell’appoggio dell’opinione pubblica. In Francia Sarkozy governa sui sondaggi: la maggioranza dei francesi sembra d’accordo sui test del Dna (anche se un’ultima inchiesta dava questa adesione sotto il 50%). Ormai l’unica possibilità di bloccare la legge è il ricorso al Consiglio costituzionale. Ps e Pcf hanno promesso che vi faranno ricorso. L’ex ministra centrista Simone Veil, che ha sostenuto Sarkozy nella campagna elettorale, ha affermato ieri che si oppone alla legge e «si pone il problema» dal punto di vista del Consiglio costituzionale, di cui fa parte dal ’98. Per Veil il Consiglio potrebbe censurare il progetto di legge «per ragioni di principio». La petizione di Sos racisme ha invitato i francesi a una «resistenza cittadina» contro «le derive inquietanti» di una legge che è «una porta aperta alla classificazione biologica delle persone, le cui implicazioni vanno al di là della questione dell’immigrazione». Persino il New York Times in un commento sul numero dello scorso week end ha fortemente criticato la legge che rimanda alla Francia di Vichy.

La polemica si è concentrata sui test del Dna. L’applicazione è stata limitata: solo nel caso di cittadini di paesi poco affidabili sullo stato civile (una lista verrà fornita ulteriormente), chi richiede il ricongiungimento famigliare potrà fare domanda per sottoporsi a un test del Dna per certificare la filiazione (ma solo con la madre, la filiazione con il padre è stata abolita). Il test potrà venire effettuato solo previa decisione del tribunale di Nantes (città dove sono concentrati i servizi amministrativi sull’immigrazione in Francia). Potranno essere sottoposti al test non solo i famigliari di immigrati, ma anche i congiunti – stranieri – di cittadini francesi. Anche per questa categoria di persone, come per i famigliari di immigrati legali, c’è l’esame di francese e sui «valori della repubblica»: chi non passa questa prova, dovrà frequentare un corso di formazione. La legge impone un altro ostacolo ai ricongiungimenti famigliari: l’immigrato deve dimostrare non solo di avere un lavoro regolare, ma anche di guadagnare un po’ più dello Smic, il salario minimo. La legge apre anche la strada a un altro punto controverso: gli istituti di statistica potranno far «apparire le origini razziali o etniche». Molti ricercatori si sono opposti a questa decisione perché va contro tutta la tradizione francese di integrazione attraverso la scuola e il lavoro in un paese dove una persone su quattro ha origini straniere.

Hortefeux non ha fatto che realizzare il volere di Sarkozy. Il presidente ha ingiunto ai prefetti di rispettare le cifre: almeno 25mila espulsioni quest’anno. Il ministro dell’immigrazione e dell’identità nazionale ha persino convocato di recente i prefetti che non espellono in modo sufficiente. Ma c’è un problema: la cifra di 25mila espulsioni è stata decisa sulla base dei ritmi degli anni precedenti mentre negli ultimi tempi il 30% delle espulsioni riguarda rumeni e bulgari. E oggi Romania e Bulgaria sono nell’Ue anche se i cittadini di questi paesi dovranno ancora aspettare per avere il diritto alla libera circolazione. Ma non possono venire espulsi. Ieri la polizia ha sgomberato i circa 200 bulgari che vivevano in tende lungo la circonvallazione parigina, tra la Porte de Montreuil e la Porte des Lillas. Sono operai che lavorano nell’edilizia, al nero. La legge prevede «a titolo eccezionale» permessi di soggiorno per lavoratori che hanno difficoltà di reclutamento.

Anna Maria Merlo