Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Manifesto del 21 settembre 2005

Frattini non vede Lampedusa

di Alberto D’Argenzio

Lunedì notte sono arrivati a Lampedusa in 256 e poche ore dopo hanno trovato il loro bel decreto di espulsione autografato da Pisanu in barba alla Convenzione sui diritti dell’uomo e a quella sui rifugiati. La pratica non è nuova in Italia ma la cosa non indigna più di tanto Bruxelles: «Non abbiamo poteri di intervento, sono gli Stati a decidere come attuare i rimpatri», afferma il portavoce del Commissario agli interni Franco Frattini, nel più classico stile Ponzio Pilato. Eppure le cose non stanno proprio così visto che esiste una direttiva sulle condizioni di accoglienza dei richiedenti asilo che dà a Bruxelles un potere di ispezione e di sanzione in caso di irregolarità, cioè se non viene verificata l’identità della persona e non le viene permesso di presentare domanda di asilo. «Dipende dallo status degli immigrati – continua il portavoce – se sono tutti migranti economici non possiamo intervenire» visto che la norma comunitaria riguarda, appunto, solo i richiedenti asilo. Ma siccome spetta agli stati verificare lo status, cioè all’Italia che non lo fa o lo fa approssimativamente, ecco che siamo finiti nel più classico dei circoli viziosi, con Bruxelles che rimane alla finestra a guardare Roma farsi beffe di una paio di Convenzioni internazionali regolarmente sottoscritte. Intanto gran parte dei 256, come i 1.154 espulsi con 11 voli nell’ottobre scorso e quelli rinviati quest’estate, finiscono in Libia in centri che nessuno, a parte la stessa Commissione, ha mai visitato. Se la cosa non pare indignare Frattini, non è così per il Parlamento europeo. Ieri tre deputati socialisti hanno raccontato la loro visita al Cpt di Lampedusa della settimana scorsa. «L’Italia viola i diritti umani e la Convenzione sui rifugiati – il riassunto del tedesco Wolfgang Kreissl-Dorfler, relatore del rapporto sul diritto di asilo – ho avuto l’impressione di trovarmi in un paese in crisi, come l’Angola». «Il centro non può più esistere, Lampedusa è sotto gli standard minimi dei diritti umani», insiste la francese Martine Roure. Ad attendere i 12 eurodeputati c’erano solo 11 immigrati, una «beffa», dicono i visitatori, ma anche se praticamente vuoto (lo spazio è per 186, da aprile a settembre c’è stata una media di 340-400 persone con punte di oltre 1.000) rimangono i soli 12 bagni senza porte, i 18 lavabi con sola acqua di mare e soprattutto i vuoti di memoria e gli omissis dei funzionari. «Non abbiamo avuto risposta sul numero delle persone presenti la settimana prima – accusa Roure – non abbiamo potuto visionare il registro perché è in prefettura, impossibile avere accesso ai decreti di espulsione, sempre in prefettura». «Le Ong e i giornalisti non hanno accesso – spiega Claudio Fava dei Ds – Medici senza frontiere non si è vista rinnovare la convenzione dopo aver presentato un rapporto molto critico, l’unica a lavorare è la Misericordia (..) il cui presidente è il fratello del ministro Giovanardi. (..) Per gli avvocati c’è solo uno stanzino senza sedie, se uno vuole fare richiesta di asilo o contattare un legale gli viene fornito l’elenco telefonico di Agrigento».

Il punto più grave è quello delle espulsioni verso la Libia.

Da Gheddafi vengono inviati solo gli egiziani, il problema è che praticamente quasi tutti quelli che passano per il Cpt vengono bollati come tali. Oltretutto non appaiono richieste di asilo, domande che dovrebbe bloccare qualsiasi pratica di espulsione. «Lampedusa è l’unico centro in cui nessuno fa domanda d’asilo», conclude amaramente Rour. Adesso gli europarlamentari cercano altre prove sulle violazioni in atto a Lampedusa, per chiuderlo e per denunciare la parte dell’accordo con la Libia che permette le espulsioni.