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Fuoco al campo profughi di Patrasso

Una lettera degli afghani racconta la vita nel campo greco.

La notte del 21 gennaio le fiamme si sono levate altissime dentro il campo dove sono concentrati i profughi di Patrasso.
La Grecia nega loro ogni possibilità di ottenere asilo o anche solo di chiederlo, il razzismo istituzionale dilaga, la polizia picchia la gente inerme, i cittadini greci che abitano intorno al campo diventano smepre più intolleranti.
Chi prova a sfuggire da questo inferno tenta la via dell’Italia imbarcandosi di nascosto alla volta dei Porti dell’Adriatico. Tanti sono ragazzini, tutti fuggono da guerre e violenze. Anche l’Italia, però, rimandando indietro in Grecia la quasi totalità di loro, contribuisce a creare questa situazione senza via d’uscita.
Adesso, per cause ancora da accertare, anche il campo fatto di plastica e cartone, l’unica cosa che queste persone avevano, è andato distrutto nell’indifferenza delle istituzioni. Solo qualche associazione e Medici senza Frontiere cercano di fornire aiuti ma la situazione rimane disperata.

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Pubblichiamo una lettera scritta qualche mese fa in cui i profughi afghani di Patrasso raccontano con le loro parole ciò che stanno vivendo. Anche Zaher, il bambino morto a Mestre il dieci dicembre scorso, proveniva da questo campo. Questa lettera, quindi, parla un po’ anche con la sua voce.

Il seguente testo il primo che proviene dal campo afghani di Patrasso. È stato approvato da duecento persone ed è stato letto ad un’assemblea generale di 70m persone. Nessun greco era presente né al primo né al secondo incontro.

Le nostre case sono fatte di cartone
Forse ciò che scriviamo non avrà alcuna conseguenza sui greci, in Europa o nel mondo intero, forse non ha alcun senso per loro.

Perché siamo dei rifugiati?
Perché abbiamo subito 30 anni di guerra in Afghanistan. Siamo esasperati dalla guerra e dalla violenza. È questa la ragione per la quale noi ci troviamo alle porte dell’Europa per chieder asilo politico.

Se noi, le nostre famiglie, i nostri figli, i nostri amici, non avessimo sofferto per la violenza, per la guerra, per il terrorismo (delle bombe e dei missili) nel nostro paese, non avremmo cercato rifugio altrove e questa condizione di rifugiati non sarebbe stata la sola cosa che gli altri vedono in noi.

Viviamo dentro capanne di cartone e di plastica, sotto il sole e il caldo insopportabile, non abbiamo né acqua né cibo, non abbiamo elettricità né le cose basilari per vivere.

Noi siamo esseri umani

Noi vogliamo vivere la nostra vita come tutte le altre persone, ma la polizia, la guardia costiera, e alcuni cittadini greci che vivono intorno al nostro campo, ci tratta come se non fossimo uomini.
Del risuonare delle armi e del fuoco delle esplosioni, delle nostre macerie e delle nostre case bruciate, noi abbiamo dei ricordi neri. Lì dove siamo passati, invece che un aiuto abbiamo trovato una punizione. Abbiamo chiesto al governo greco e all’Unione europea un trattamento migliore. Non siamo soddisfatti della vita e dei problemi che dobbiamo affrontare a Patrasso.
Noi non siamo dei criminali. Non accettiamo di essere trattati come tali.
Siamo fuggiti dall’Afghanistan a causa della guerra, della violenza, dell’ingiustizia e della mancanza di sicurezza. Attraversiamo migliaia di chilometri pieni di innumerevoli pericoli per trovare una vita migliore, per trovare la libertà e la democrazia. Ma qui non abbiamo trovato niente.
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Dov’è questo Messia che parla di giustizia, di libertà ? c’è qualcuno che sente la nostra voce ?

Noi siamo già prigionieri dentro questo nostro campo, e adesso vogliono anche distruggerlo. Ogni volta che vediamo un nostro fratello ferito o con le braccia rotte, moralmente umiliato, la testa, il cuore piangono, l’anima piange, noi ci sentiamo disperati.

Settembre 2008
I Rifugiati di Patrasso

Fonte: Patrasso Indymedia