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Gabbie e muri di carta: quando gli ostacoli burocratici limitano le libertà e i diritti

Appello del Comitato Antirazzista Saluzzese

Con l’entrata in vigore del c.d. “Decreto Salvini” (convertito in L. 132/2018) nel dicembre scorso, la condizione di migliaia di cittadini stranieri presenti sul territorio italiano si è drammaticamente modificata ed è aumentata per loro la possibilità di piombare nell’irregolarità. L’aumento di coloro che si trovano e si troveranno privi di regolare Permesso di Soggiorno, espone un numero sempre più elevato di persone al rischio di reclutamento in attività illecite e di sfruttamento, in quanto costrette a lavorare del tutto prive di ogni potere contrattuale.

Dal punto di vista legislativo occorre sottolineare a questo proposito l’urgenza di una modifica sostanziale della normativa in materia di immigrazione (che deriva dalla c.d. “Bossi-Fini” del 2002) per diversificare e semplificare gli ingressi nonchè di una regolarizzazione per chi non ha o ha perso il suo titolo di soggiorno (sanatoria).

Per quanto abbiamo potuto constatare anche a Saluzzo (sia all’interno degli insediamenti formali che in quelli informali), la condizione giuridica dei cittadini stranieri è aggravata da una serie di ostacoli burocratico amministrativi che limitano la libertà e l’esercizio dei diritti individuali e collettivi:
– l’accesso alla richiesta di Protezione Internazionale viene limitato o ritardato con la richiesta di documentazione non prevista dalla normativa vigente (domicilio, passaporto, etc…);
– i tempi di rilascio o rinnovo del Permesso di Soggiorno sono estremamente lunghi, molte pratiche risultano sospese e le persone vivono in una condizione di incertezza giuridica anche a causa dei limiti posti dai comuni all’iscrizione anagrafica.

Difficile diventa l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale (per l’accesso alla sanità pubblica) e l’apertura di un conto corrente (condizione indispensabile per il versamento dello stipendio da parte dei datori di lavoro e quindi per il contrasto al lavoro nero), nonostante la residenza non sia un requisito per tale iscrizione.
La possibilità di conversione in Permesso di Soggiorno per motivi di lavoro inoltre è ostacolata dall’assenza di corrette informazioni e dall’impossibilità per la maggior parte delle persone di ottenere un Passaporto. Anche l’iter per il rilascio del Titolo di Viaggio per coloro che non possono ottenere un Passaporto risulta spesso complicato in modo assurdo.

I meccanismi di rinnovo, conversione e ottenimento dei Permessi di Soggiorno presentano notevoli differenze e tempistiche lunghe e incerte a seconda delle questure d’Italia in cui avvengono. In particolare la Questura di Cuneo sembra quasi voler discriminare i lavoratori provenienti dal saluzzese che ad essa si rivolgono. Ci chiediamo se ciò sia dovuto ad una carenza di organico, alla discrezionalità dei funzionari o ad una precisa volontà.

Queste considerazioni hanno una rilevanza specifica soprattutto per coloro che sono appena usciti o sono in uscita dal circuito dell’accoglienza, risultano privi di una residenza effettiva e lontani dalle questure competenti sparse per la penisola. A Saluzzo in cerca di un contratto, molti non riescono a comprendere a che punto è il loro iter per l’ottenimento del permesso di soggiorno a causa della limitata conoscenza della lingua italiana, soprattutto del linguaggio della burocrazia e faticano a mantenere i contatti con le organizzazioni che si sono occupate di loro per gli adempimenti o gli eventuali ricorsi. Ovvio che da soli non riuscirebbero a districarsi nei meandri della normativa.

Da nostro punto di vista appare evidente, anche per le ricadute sulle condizioni lavorative, l’urgenza di una tutela legale effettiva di supporto a queste persone che invece vengono vissute, a livello istituzionale, prevalentemente come presenze pericolose per l’ordine pubblico o come una grana che ogni anno si ripresenta e per le quali l’incertezza della condizione giuridica viene usata come strumento di controllo sociale.

Affermiamo con determinazione il nostro sostegno alle lotte dei braccianti e alle piccole e grandi forme di resistenza quotidiana, individuale e collettiva, messe in atto per far fronte ad una condizione esistenziale inaccettabile. Riteniamo quindi importante mobilitarsi per:

– superare l’assistenzialismo e la “forma campo” che rimanda sempre ad una situazione straordinaria e passare quindi dall’accoglienza al diritto all’abitare, il che significa case e residenza per coloro che ne sono privi;

– migliorare e far rispettare i contratti di lavoro, anche attraverso lo sciopero o altre forme di rivendicazione che valorizzino il protagonismo dei lavoratori;

– abbattere le gabbie e i muri di carta di una burocrazia punitiva che impedisce o ritarda vergognosamente l’ottenimento del Permesso di Soggiorno per tutti.
Case, contratti, documenti!

Saluzzo, 5 ottobre 2019