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Germania e Svizzera – Le mobilitazioni per la giornata europea del 31 gennaio

Intervista con Agen (Kanak Attak) e Serge Ducrocq (Coll.sans papiers )

In Germania, nella giornata europea per i diritti dei migranti, si svolgeranno manifestazioni in quattro città. Anche in questo paese le parole comune a tutta Europa saranno “Legalizzazione per tutti e chiusura dei centri di detenzione”.
Abbiamo intervistato Agen di Kanak Attak Germania

Domanda: Per la prima volta siamo di fronte ad una giornata di mobilitazione europea per i diritti dei migranti. Ritieni che questo momento possa essere l’inizio di un percorso comune ad un movimento europeo contro le politiche di Schengen?

Risposta: Sì, lo considero una sfida per lavorare a livello europeo contro le leggi sull’immigrazione e le attuali politiche di esclusione e deportazione. La nostra organizzazione è parte del No Border Network che da qualche anno coordina le diverse azioni e i diversi approcci a questo tema. Alcuni gruppi di questo network stanno partecipato ad un nuovo tentativo di coordinamento europeo all’interno della cornice nata dal Forum Social Europeo di S. Denis a Parigi.

D: Quali appuntamenti ci saranno in Germania per la giornata del 31 gennaio?

R: In almeno quattro città, come Monaco, Gottegen, Brema e Francoforte, ci attendiamo manifestazioni. A Francoforte – dove all’interno dell’aeroporto c’è un centro di permanenza che contestiamo da molti anni – si svilupperà una giornata di azioni la cui rivendicazione centrale sarà “Legalizzazione per tutti e chiusura dei centri di detenzione”. Questa giornata è organizzata da No man is illegal in collaborazione con l’organizzazione tedesca Kanak Attak; insieme abbiamo preparato una serie di iniziative con caratteristiche diverse – teatro, performance, cortei – sul tema del diritto alla legalizzazione.

D: Quante sono in Germania le strutture di detenzione per stranieri?

R: In Germania si dispiega l’intera gamma di strutture detentive con le più svariate tipologie. Abbiamo sia centri di detenzione dove le persone sono costrette a restare, sia luoghi chiamati “Special Residence Loeven” da cui le persone non possono allontanarsi per un certo raggio di distanza pena l’arresto. Abbiamo anche dei luoghi di detenzione dove le persone sono arrestate e confinate fino al momento dell’espulsione. Negli ultimi anni c’è però una nuova forma di campo di detenzione: centri di deportazione dove le persone non sono arrestate ma sono comunque rinchiuse e costrette a vivere senza soldi. Sono luoghi dove viene praticato il disegno di distruggere ogni possibilità di integrazione nella società in modo che le persone, senza alcuna speranza di un’alternativa praticabile, siano costrette a ritornare nel proprio paese d’origine in modo cosiddetto volontario.

D: La tua descrizione mostra una politica sull’immigrazione di totale chiusura. Qual è il contesto politico in cui si inseriscono queste misure di rigetto degli stranieri?

R: Le politiche dell’immigrazione della Germania sono estremamente connesse alla tendenza europea sebbene vi siano piccole contraddizioni. Anche in Germania le politiche immigratorie europee stanno a attuando una gestione della migrazione che si esplica integrando da una parte le politiche di esclusione e di deportazione dall’altro il reclutamento di lavoratori a basso costo.

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Anche in Svizzera ci si sta preparando per la giornata europea per i diritti dei migranti, prevista per sabato 31 gennaio. Per avere un quadro delle manifestazioni e della situazione generale del Paese sulle politiche migratorie abbiamo intervistato Serge Ducrocq del Collettivo di sostegno ai sans-papiers di Ginevra

Domanda: Per la prima volta siamo di fronte ad una giornata di mobilitazione europea per i diritti dei migranti. Ritieni che questo momento possa essere l’inizio di un percorso comune ad un movimento europeo contro le politiche di Schengen?

Risposta: Il fatto che numerose azioni di protesta avvengano in maniera coordinata in diversi paesi e città d’Europa, dimostra che la problematica – solitamente percepita ed affrontata nell’ambito locale – comincia ad essere combattuta a livello europeo poichè è innanzitutto a livello europeo che sono pensate queste politiche repressive. Esiste già una sorta di rete di lavoro, la giornata del 31 gennaio non farà che rafforzarla.

D: Quali appuntamenti ci saranno in Svizzera per la giornata del 31 gennaio?

R: Ci saranno eventi distribuiti in più città come Friburgo, Balle, Berna, Losanna, Zurigo e Ginevra. Le azioni si concentreranno nel pomeriggio e si distingueranno sostanzialmente due tipologie di mobilitazione. A Friburgo avremo manifestazioni con cortei, mentre in altre città come Berna e Ginevra ci saranno azioni “visuali”. Ad esempio saranno installate nelle strade delle silhouette a grandezza naturale che mostrano le diverse categorie dei lavoratori migranti, cercando di dare un’immagine positiva della migrazione, in contrapposizione alla tendenza attuale che è invece quella di criminalizzare i migranti. Durante questa giornata, con forme diverse, saremo a chiedere la regolarizzazione di tutte/i i sans-papiers, uguali diritti per tutte/i, un reale diritto d’asilo e la fine immediata delle espulsioni.

D:: Qual è in Svizzera il contesto politico che fa da cornice a questa mobilitazione rispetto alla gestione della migrazione?

R:: Ci troviamo in un contesto piuttosto sfaccettato. Innanzitutto al Parlamento Federale c’è una maggioranza di estrema destra. Al Dipartimento di Giustizia e Polizia, che si occupa degli stranieri, abbiamo Christophe Blocher, noto fascista esponente dell’estrema destra responsabile di Asilo e Immigrazione. La sua recente elezione annuncia un anno estremamente difficile.

Nell’ambito del diritto di asilo sono state assunte misure economiche estreme, che porteranno entro aprile alla chiusura di centri d’accoglienza per richiedenti asilo, ciò vuol dire che nei prossimi mesi diverse centinaia di famiglie si ritroveranno per strada a causa di provvedimenti di carattere economico.
Abbiamo inoltre una nuova legge per gli stranieri che è stata emanata unicamente per le persone che non provengono dall’Unione Europea. La legge prevede trattamenti molto più discriminatori di quelli applicati ai cittadini europei attraverso i trattati bilaterali.
Per fare solo un esempio, possiamo vedere la questione del matrimonio. L’ufficiale di stato civile potrà – su base di semplice presupposto – rifiutare di celebrare un matrimonio tra uno svizzero ed una persona sudamericana, asiatica o altro.
Abbiamo inoltre un’altra legge “fantastica” contro il lavoro in nero che di fatto attacca i lavoratori sans-papiers. Abbiamo infine gli accordi bilaterali che regolano il soggiorno degli europei in Svizzera, dunque nel quadro della libertà di circolazione, che dovrebbero entrare in vigore dal primo giugno 2004. In questi accordi non sono state ottenute dai sindacati condizioni di protezione reale dei salari, si corre dunque il rischio di un dumping salariale.

D: Nel quadro che ci hai proposto qual è lo stato di salute del movimento per i diritti dei migranti?

R: E’ purtroppo debole, anche se varia a seconda dei diversi Cantoni che hanno una legislazione indipendente soprattutto rispetto alle strutture sindacali e alle organizzazioni sociali. Nella Svizzera francese il movimento degli immigrati è stato sempre più forte; nella Svizzera tedesca si sta verificando un forte aumento dell’estrema destra ovviamente sfavorevole a tutte le associazioni che difendono l’immigrazione in questa parte e che sono decisamente minoritarie. La stessa tendenza sta in realtà toccando anche la Svizzera francese. Se affrontiamo la questione asilo la situazione diventa tragica. E’ in corso una guerra riguardo alla richiesta d’asilo condotta dall’estrema destra ed altri partiti che creano un clima di paura nei confronti dei richiedenti asilo. Difendere il diritto d’asilo è diventato praticamente impossibile.

D: Quante sono in Svizzera le strutture di detenzione per stranieri?

In Svizzera non esistono veri e propri centri di permanenza come quelli che esistono in Belgio o in Italia. Ci sono strutture simili solo a Ginevra e Zurigo – dove il centro si trova nell’aeroporto – e le persone vi passano un tempo molto breve. Possiamo però “vantare” una legge che si chiama “Misure di reclusione” che permette di chiudere uno straniero in carcere fino a nove mesi senza che abbia fatto alcunché. Lo straniero si trova dunque in prigioni normali con detenuti per reati penali. La questione dei centri di permanenza in Svizzera diventa dunque ancora più acuta: gli stranieri sono reclusi in carcere. Interessante la ricerca del gruppo di lavoro Migreurop che ha catalogato 21 luoghi di detenzione diversi in Svizzera, ma si tratta di carceri “regolari”, per reati penali. Da queste stesse carceri gli stranieri verranno poi condotti agli aeroporti per le procedure di espulsione.
In questo contesto quello che chiediamo è la fine delle misure di reclusione e l’abolizione della legge che istituisce la possibilità di detenere per più mesi uno straniero irregolare in carcere. Queste misure vengono applicate in particolare ai richiedenti asilo per evitare che possano non essere più rintracciati. La battaglia contro questa legge non sarà certo facile in quanto è stata votata dalla maggioranza della popolazione svizzera nel 1994.