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Gli affari tra Egitto e Germania: nuovo traffico di armi per 801 milioni di euro

Aumenta la diaspora dei minorenni egiziani, ma sull'asse Berlino-Il Cairo si stringono accordi per armi e rimpatri veloci

In Egitto è in atto una diaspora di ragazzini 1 che attraversano il Mediterraneo con in testa il sogno europeo: sono in molti i minorenni che si ritrovano con gli occhi vitrei di chi non può più sognare, spolpati dal sale marino e dai pesci famelici. I più “fortunati”, invece, restano stretti nell’imbuto dello sfruttamento lavorativo e della precarietà di vita.
Per chi rimane in Patria c’è povertà, miseria, repressione: anche far volare un aquilone è diventato reato. “Minaccia alla sicurezza nazionale”, spiegano dal Palazzo presidenziale. La paranoia del faraone Al-Sisi assume contorni sempre più kafkiani: per i trasgressori carcere e multe fino a 60 dollari, ossia 944,68 sterline egiziane: per una famiglia delle periferie de Il Cairo è un guadagno trimestrale se non annuale.

I minorenni egiziani si danno alla macchia, guardano in faccia la morte dai barchini allestiti per la traversata del Mar Mediterraneo. I minori che partono dall’Egitto aumentano in maniera esponenziale: gli accordi bilaterali per bloccare i flussi i migratori portano alla partenza dei giovani, dei figli, non più del capo famiglia. L’uomo adulto rischia troppo, ha poche possibilità di successo arrivato in Europa: più di uno Stato membro UE ha ripiegato sui rimpatri forzati degli egiziani e il nuovo patto europeo sui migrazione ed asilo vuole renderli ancora più efficaci.
Così una famiglia è costretta a puntare sul minorenne: giovane, molto giovane. Il diciassettenne può essere identificato dalle forze di polizia come maggiorenne e rimandato indietro, meglio far partire il visibilmente bambino.
In Italia, ad esempio, la componente di minori stranieri non accompagnati egiziani che sbarca sulle nostre coste è costante ed alta: da gennaio ad agosto di quest’anno sono 418 2, di fatto la nazionalità più corposa. Come in Italia, succede in Europa.

Ma poco importa se Al-Sisi uccide gli oppositori ed incarcera gli studenti, poco importa se il marchio di fabbrica è diventato quello di una Stato belligerante attivamente coinvolto il Libia ed in Yemen. E poco importa se l’insofferenza verso il faraone aumenta: nel villaggio di Kadaya, a Giza, riecheggia lo slogan “via Al Sisi3 mentre le forze governative abbattono decine di case popolari4.
E poco importa se le politiche governative de Il Cairo assumono contorni inquietanti, marcati da una paranoia patologica che si spiega in una ferocia ancora più marcata: gli affari tra Al Sisi e gli Stati membri UE continuano. Ed a gonfie vele.

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Un alleato di ferro: la Germania.

La cancelliera tedesca Angela Merkel ha prima stipulato un accordo da mezzo miliardo di euro con il Capo di stato egiziano per incrementare i rimpatri sull’asse Berlino – Il Cairo e bloccare i flussi migratori. Di fatto, sostenendo la costruzione e il rafforzamento dei centri detentivi della capitale (in particolare Shellal) ed Assuan, città situata nel meridione.

Occorre tenere in considerazione due aspetti. Il primo, che la costruzione/rafforzamento delle carceri viene attuato proprio nel Paese dove più di ogni altro è sviluppato il traffico di organi dei migranti: il blocco dei flussi migratori, qui, aumenta il rischio che i profughi siano invischiati nel business illegale di vendita di reni, polmoni.
Il secondo, altrettanto grave, è che vengono deportati dalla Germania anche cittadini egiziani fuggiti dalle persecuzioni dell’apparato governativo, di fatto futuri prigionieri politici. Questo vuol dire che saranno lasciati a marcire nelle prigioni, torturati o ammazzati 5

A febbraio, quando la pandemia Covid-19 si spargeva a macchia d’olio, un altro accordo di tipo commerciale per petrolio e gas: almeno 43 milioni di dollari per l’esplorazione/perforazione dei pozzi petroliferi nel Delta del Nilo.
Due mesi dopo il nuovo aiuto da Berlino: questa volta trattasi del sottomarino bellico U-209 categoria 209/1400 (seconda di quattro spedizioni).
Prima vengono finanziati ed armati gli Stati belligeranti che causano i profughi, poi quegli stessi profughi vengono rispediti come pacchi con accordi bilaterali sanguinosi. Oppure bloccati direttamente in Africa con finanziamenti milionari o respinti sulle coste europee.
La Germania con l’Egitto fa affari d’oro. Soprattutto con le armi.
Nel 2019 il Governo Merkel ha venduto ad Al Sisi armi per più di 800 milioni di euro (801.874.706 € per la precisione).
Il 63,8% (512 milioni) deriva dalla vendita di armi categoria ML04: trattasi di bombe, siluri, razzi, missili, cariche esplosive, granate e mine antiuomo. Il 26,8% (215 milioni) per apparecchiature di direzione del tiro e relativi attrezzi di allarme (ML05).
Gli altri armamenti venduti sono pistole di calibro inferiore a 20 mm (ML01), munizioni per pistole e armi ad energia cinetica ad alta velocità (ML03), veicoli terrestri come ad esempio carri armati e veicoli blindati multi ruote (ML06), navi da guerra (ML09) e aerei militari (ML10) e/o relative apparecchiature, congegni elettronici e “veicoli spaziali” (ML11). Infine mute subacquee con dispositivo di ricircolo dell’acqua (ML17) e software (ML21) per uso militare.
E’ un concetto elementare: i profughi nascono dalle guerre. Le guerre sono possibili con le armi. Basterebbe troncare il business immorale della vendita di armi quanto meno agli Stati belligeranti per ridurre gli esodi biblici di cui l’Europa, specchiata nella sua vanesia narcisista, è terrorizzata: invece gli armamenti vengono venduti dagli Stati membri UE a miliardi. Vengono armati ed assecondati cordialmente gli aguzzini, con cui in nome del petrolio si fa la voce piccola.
La voce grossa si fa con le vittime, con i poveri Cristi che superano migliaia di chilometri e migliaia di abusi perché una mattina, senza un perché, la casa è scoppiata in aria con le bombe.
Bombe griffate anche col “made in Germany”.

Alta sui naufragi, dai belvedere delle torri, china e distante sugli elementi del disastro dalle cose che accadono al disopra delle parole celebrative del nulla lungo un facile vento di sazietà, di impunità..
Sullo scandalo metallico di armi in uso e in disuso a guidare la colonna di dolore e di fumo che lascia le infinite battaglie al calar della sera, la maggioranza sta la maggioranza sta, recitando un rosario di ambizioni meschine di millenarie paure di inesauribili astuzie…”
Fabrizio De André

  1. https://www.meltingpot.org/Egitto-le-politiche-di-Al-Sisi-ed-i-minori-che-se-ne-vanno.html
  2. 45 (gennaio), 81 (febbraio), 73 (marzo), 13 (aprile), 40 (maggio), 69 (giugno), 48 (luglio) e 48 (agosto)
  3. https://twitter.com/dC00R/status/1307678211032182784
  4. https://www.youtube.com/watch?v=nt3nXfz1gIc
  5. https://www.amnesty.it/rapporti-annuali/rapporto-2019-2020/medio-oriente-e-africa-del-nord/egitto/

Pietro Giovanni Panico

Consulente legale specializzato in protezione internazionale ed expert prevenzione sfruttamento lavorativo. Freelance con inchieste sui MSNA, rotte migratorie, accordi illegittimi tra Paesi europei ed extra UE e traffici di armi.
Nel 2022 ho vinto il "Premio giornalistico nazionale Marco Toresini" con l'inchiesta "La guerra dei portuali genovesi contro le armi saudite".