Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
/

Gli attraversamenti al confine USA-Messico sotto il governo Trump si fanno più rari – e più mortali

Madison Pauly, Mother Jones - 11 agosto 2017

Agenti della Dogana e della Protezione delle Frontiere degli Stati Uniti

Nonostante il Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump continui a vantarsi della diminuzione del tasso di immigrazione non autorizzata attraverso il confine USA-Messico, un recente rapporto di un’agenzia legata all’ONU getta luce su una tendenza inquietante: il tasso di mortalità alla frontiera pare che stia impennando.

Secondo la relazione diffusa la scorsa settimana dal Missing Migrant Project, un progetto dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni dell’ONU, 239 cadaveri sarebbero stati recuperati sul confine sud-occidentale nei primi sette mesi dell’anno, con un incremento del 17% rispetto allo stesso periodo nel 2016.

L’aumento del bilancio delle vittime giunge nonostante il crollo drastico degli arresti effettuati dagli agenti di pattuglia delle frontiere, le quali ammontano a circa 140.000 se si considera il periodo tra il 1 gennaio e il 31 luglio – circa la metà delle persone arrestate negli stessi mesi lo scorso anno. Come riportato da Daniel Martínez, uno studioso dell’Università dell’Arizona che si occupa di morti dei migranti, complessivamente le cifre indicano che la percentuale dei migranti che perdono la vita attraversando la frontiera è più che raddoppiata. “Questa è una crisi umanitaria”, ha affermato l’esperto.

La percentuale dei migranti che muoiono nel tentativo di attraversare la frontiera è quasi raddoppiata nel 2017.

Nel tentativo di dare una spiegazione al rapido aumento del tasso di mortalità, la relazione dell’OIM segnala le forti precipitazioni a carattere piovoso che hanno caratterizzato quest’anno provocando l’innalzamento del livello delle acque del Rio Grande e l’aumento della velocità delle correnti. Almeno 57 persone sono morte affogate nel tentativo di risalire a nuoto il fiume in direzione del Texas nei primi sette mesi del 2017, un aumento del 54% rispetto allo scorso anno.

Nel frattempo, secondo quanto riportato dai dati del Missing Migrant Project, a causa delle temperature estreme, il numero delle persone che muore nel tentativo di attraversare il deserto dell’Arizona è maggiore rispetto a quello in qualunque altro luogo. Ad oggi nel 2017 il medico legale di Pima County, in Arizona, ha registrato 96 cadaveri, nonostante gli agenti nel settore della frontiera di Tucson, dove si trova appunto Pima County, abbiano arrestato finora il 56% di persone in meno in quest’anno rispetto ai primi sette mesi del 2016.

La relazione dell’OIM non vuole attribuire cause specifiche all’incremento delle morti dei migranti in quest’anno, ma sottolinea una correlazione storica tra le politiche più rigide di controllo delle frontiere e l’aumento di decessi di migranti.

Secondo Martínez uno dei fattori principali dell’aumento del tasso di mortalità dei migranti risiede nelle politiche di immigrazione, le quali per decenni hanno avuto come obiettivo la messa in sicurezza delle frontiere attraverso la militarizzazione di punti di accesso particolarmente popolari. “Quello che sta succedendo qui è che il governo sta rendendo più difficile il passaggio, il che significa che i migranti e i trafficanti stanno provando con maggior tenacia a trovare delle vie per attraversare il confine”, dichiara Néstor Rodríguez, un esperto di migrazione dell’Università del Texas-Austin. “Quando si prova con maggior tenacia si cercano strade più pericolose.

“Il governo sta rendendo più difficile il passaggio, il che significa che i migranti e i trafficanti stanno provando con maggior tenacia a trovare delle vie per attraversare il confine.”

È un problema di vecchia data. A partire dalla fine degli anni ’90, gli agenti di pattuglia delle frontiere hanno iniziato ad adottare una strategia nota come “prevenzione attraverso la deterrenza”, la quale comprende programmi come quello di “Operation Gatekeeper”, un aumento vertiginoso del numero di agenti di pattuglia delle frontiere e degli equipaggiamenti a San Diego, e “Operation Hold-the-Line” a El Paso, dove il capo degli agenti di pattuglia dispiegò lungo 20 miglia di confine ognuno a distanza “a vista” dall’altro, ha ricorda to Rodríguez. Gli arresti calarono (a El Paso scesero del 70%), ma i migranti scelsero semplicemente di cambiare rotta in direzione del deserto dell’Arizona e attraverso il fiume a Sud del Texas. “Più persone morivano a causa di colpi di calore”, ha affermato Rodríguez. “Cambiò il modo in cui le persone morivano, e poi i numeri crebbero.”

Le statistiche dei Border Patrol lo confermano. Tra il 1998 e il 2010, le morti registrate dell’agenzia nel dipartimento di San Diego scesero da alcune dozzine a singole unità, mentre le morti nel dipartimento di Tucson schizzarono da 11 a più di 250. Nel frattempo, le morti nella Valle del Rio Grande sono aumentate vertiginosamente negli ultimi 5 anni. Ecco dove sono avvenute le morti dei migranti al confine dal 2014:
us-mx%20map2.png
Il piano di Trump di intensificare il controllo alle frontiere – che comprende l’assunzione di 1.500 agenti esecutivi per l’immigrazione in più entro la fine del prossimo anno, l’applicazione di politiche più severe per la concessione dell’asilo, aumento degli arresti e la minaccia di costruire un muro alla frontiera – potrebbe avere effetti simili.

Sebbene Martínez avverta che non ci sono ancora dati sufficienti per stabilire con certezza l’esistenza di un trend, prevede anche che molti più migranti cercheranno di viaggiare attraverso tunnel pericolosi, imbarcazioni, o su territori estremi per essere sicuri di non essere catturati dagli agenti dell’immigrazione. (E nel conteggio non rientrano neanche casi come quello dei 10 migranti morti lo scorso mese intrappolati in un autoarticolato rovente parcheggiato fuori al Walmart di San Antonio). “È un gioco costante di azione e reazione”, ha affermato.

Dal momento che le autorità per l’immigrazione stanno prendendo di mira soggetti con forti legami negli Stati Uniti, molti dei quali sono rimasti negli USA per decenni, c’è il rischio che queste persone continuino a tentare di tornare indietro una volta espatriate, ha affermato Martínez. “A meno che non iniziamo a vede un un muro di 2.000 miglia lungo il confine, con fossati e quant’altro,” ha dichiarato, “non credo che le cose andranno molto diversamente”.