Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
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da Leccesera del 1 luglio 2003

Gli immigrati non sono carne da macello

Vendola: “I Cpt vanno chiusi. Su Ruppi, D’Alema sbaglia”

No, non è solo per ribadire una verità che è sotto gli occhi di tutti. Che i Cpt sono dei veri e propri centri di detenzione e non possono essere confusi, dicono Niki Vendola e soprattutto Don Raffaele Bruno, con l’accoglienza. Non con l’ospitalità che ha fatto del Salento un esempio in Europa. Detenzione amministrativa, contraddizione in termini. Come privare della libertà chi cerca asilo per una vita migliore. Ma anche come confondere i nomi e le patrie: un cingalese scambiato per un tamil, un cinese del Sinkjang che nulla ha a che vedere con chi viene da altre regioni ad est. Non è solo per ribadire questo. Soprattutto per porre alcuni paletti. Che la questione dei Cpt, dell’abolizione della Bossi Fini, dell’immigrazione, sarà il primo punto che la sinistra-sinistra porrà all’Ulivo quando si tratterà di costruire il cartello elettorale alle prossime politiche. “Altrimenti se lo facciano loro”, puntualizza Vendola che su D’Alema e le dichiarazioni del presidente ds a proposito di chiesa salentina e accoglienza è implacabile.

“Io lo capisco D’Alema”, sferza ironico il deputato di Rifondazione comunista. “Soprattutto lo conosco. Nella sua logica funziona sempre il confronto da potenza a potenza. A lui del mondo cattolico interessano i generali così come dell’esercito interessano i cardinali. Interessa poco la truppa. E capisco che lui consideri Monsignor Ruppi alla stregua della Banca del Salento. Una grande potenza di questo territorio con cui bisogna provare ad allearsi. Secondo me sbaglia. Nel non cercare di capire di cosa stiamo parlando. E perché deve sapere, Massimo D’Alema, che nel percorso complesso che ci porterà sì o no a costruire un accordo di programma per le prossime elezioni politiche, non un idillio tra partiti ma un confronto e anche uno scontro tra partiti e movimenti, l’abrogazione della Bossi-Fini e la cancellazione dei Cpt sarà il primo punto. Più del Lodo Berlusconi, più di qualunque controriforma, lo scandalo più vergognoso del governo delle destre è stata la Bossi-Fini, la forma moderna delle leggi razziali”.

Pone i punti Vendola. E non solo su d’Alema. Anche Mantovano. E Nicola Paparella. Le cui parole su “L’Ora del Sa-lento” a proposito del gesto incendiario contro il portone laterale del Duomo al Social Forum, a Rifondazione Comunista, ai Verdi, alla sinistra ds, oggi appaiono inaccettabili, in alcuni punti odiose, falsificanti, mistificatorie. No, non va giù a nessuno che si possa pensare che sia stato il Social Forum il mandante di quel gesto. Suona offensivo pensare che un conflitto ideologico sui Cpt possa essere usato per motivare un gesto “pericolosamente stupido”. Che la difesa dei diritti di cittadinanza di chi non ha diritti possa utilizzare bombe carta e atti intimidatori.

Non ha mezzi termini, Vendola, nella sede del Social Forum dove con lui sono presenti Alessandro Presicce del Social Forum, Don Raffaele Bruno per Libera, Livia Cantore responsabile migrazioni Arci, Giulio Aresta per Aprile, Mauro Pascariello per i Verdi, Nico Sansone per Insieme a sinistra, il Forum dei diritti di Bari, nel rintuzzare punto per punto le accuse rivolte, le illazioni, i raffronti. Non risparmia nemmeno le Forze dell’Ordine: “Speriamo che oltre a qualche teorema sappiano fare qualche indagine”. Né bypassa Nicola Paparella, il cui editoriale fa riferimento esplicito al dibattito avviato sui Cpt come miccia per quel che è accaduto contro il Duomo: “L’operazione del settimanale della Diocesi è inaccettabile”, dice Vendola. “L’accostamento tra il Social Forum e il tentativo di incendio è quanto di più estraneo alle nostre pratiche. Non mi considero estremista. Ma se si tratta di difendere i diritti delle persone alla libertà, alla cittadinanza, al lavoro, a un futuro migliore, io lo sono”.

La risposta ufficiale a quanto detto e scritto in questi giorni dopo i fatti del Duomo arriva così oggi. E’ una risposta ferma, che ripudia ogni tentativo di criminalizzazione e messa al bando del Social Forum, non cancella i temi del confronto e del conflitto ideologico, registra la contraddizione: mentre in Italia, da Palermo a Trento ricorda Vendola, la chiesa giudica come infamante la detenzione amministrativa operata dai Cpt e permessa dalla legge, a Lecce la Chiesa ne gestisce uno. Incalza Don Raffaele Bruno, cui probabilmente non sfugge il tentativo del Regina Pacis, comprovato dalle parole del suo presidente, di abbandonare l’orma della permanenza temporanea per il riconoscimento (il che spiegherebbe anche la sparizione de Lorizzonte): “Rispetto monsignor Ruppi. E’ il mio vescovo. Gli devo obbedienza. Ma non posso non criticare il Regina Pacis. Che va chiuso. Non posso ignorare la posizione della Caritas sui Cpt. E di parte importante del mondo cattolico, i missionari Comboniani, Pax Christi. E a Don Cesare, che dalle colonne del Corriere del Mezzogiorno dice che i Cpt sono centri di detenzione rispondo: sii coerente, il Regina Pacis deve essere chiuso. I Cpt devono scomparire”.

Ecco, la ragione ufficiale è qui: “Il Cpt Regina Pacis, accoglienza o detenzione?”. Per ribadire che la lotta contro i Centri di permanenza temporanea non si arresterà finché non verranno chiusi, che non è con le cannonate che si impedisce la storia, e che a quella lettera inviata da Vendola a Ruppi nei mesi scorsi il vescovo di Lecce non ha mai risposto. Racconta, Licia Cantore, di come funzionano i centri in Puglia. Racconta Bari-Palese, e Borgo Mezzanone. L’ordinaria follia di sbarre e gusci in alluminio sotto il sole con gli immigrati costretti ad aspettare giorni su giorni la visita della Commissione centrale. Racconta di quei settanta pakistani che la Commissione ha deciso di non accettare come rifugiati politici. Racconta le storie di torture, di fuga, di disperazione, che la commissione non fa in tempo a raccogliere ma su cui pure decide.

E’ uno dei punti che non sfuggono a Vendola. Che qui parla anche da credente a credente al vescovo Ruppi, al sottosegretario Mantovano. “Vorrei che qualcuno potesse intendere come si svolge il lavoro della commissione centrale nell’epoca del sottosegretario Mantovano. Le due cose hanno un legame ontologico. Mantovano è non dico uomo d’onore ma uomo di fede, ci dicono. La commissione centrale, ho verificato più volte, svolge audizioni lampo. Non ha il tempo di poter vedere le cicatrici delle torture sui corpi degli immigrati kurdi, né di poter verificare anche attraverso la conoscenza dei cognomi la differenza tra un cittadino cingalese e uno tamil. Mi ricorda tantissimo il lavoro dei personaggi di da Anna Arendt ne La banalità del male: burocrati della macchina dello sterminio. Non c’è lo sterminio, grazie a Dio, ma c’è una sorta di genocidio culturale. E di cultura dell’espulsione. A cosa serve, se si muove da Roma e va in Calabria o qui, e 167 esseri umani valgono 32 secondi a testa? Altri fanno il lavoro di audizione, e sono in grado di raccontare le storie, i percorsi e le ferite sui corpi”. No, non abbasseranno la guardia. Piuttosto, all’interno dei ds il confronto con la sinistra su questo sarà serrato visto che, ribadisce Aresta, moltissimi della base non si riconoscono né hanno gradito le dichiarazioni di D’Alema, o Frisullo, o Uccella sul Regina Pacis. Quello che alcuni anni fa era in nuce adesso è completamente spiegato. L’immigrazione è il nodo che l’Europa e l’Occidente si troveranno ad affrontare, l’altra faccia della globalizzazione.

E’ il nodo politico che attraverserà la sinistra, e non risparmierà il centro destra. Quello su cui non si fanno sconti. Da Lecce Rifondazione alza il tiro. Poiché sulle coste siciliane uomini d’un altro colore continuano a morire.