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da Il Piccolo di Trieste del 29 novembre 2006

Gli studenti stranieri attratti a Trieste dai centri scientifici

Scuole e lavoro: i dati della Caritas sulle motivazioni dell’immigrazione

Si viene a Trieste per studiare. Gli stranieri arrivano richiamati dal prestigio di istituti di ricerca la cui fama da tempo valica i confini. E l’attrazione è così forte da fare della nostra città un’enclave della conoscenza che non ha pari nel Paese. Se il valore nazionale si allineasse a quello nostrano, il numero di studenti in Italia sarebbe infatti quasi otto volte tanto. Trecentomila circa, al posto degli attuali 38 mila: quanti se ne contano in Francia, Gran Bretagna e Germania.
È uno dei dati più interessanti tra quelli proposti dal Dossier statistico immigrazione Caritas Migrantes 2006 presentato ieri sera al Seminario vescovile in un incontro organizzato in collaborazione con il Cna e Piccola e media impresa. «Le cifre dello studio – spiega Eva Sicurella, del servizio immigrazione della Caritas – descrivono un netto incremento degli immigrati. Oggi a Trieste gli stranieri nella nostra regione sono 83 mila 441 di cui 19 mila 219 vivono nella provincia».
«È una presenza – continua – che su scala regionale supera del 6,9 per cento quella registrata nel 2004. Ma a Trieste l’aumento risulta ancora più marcato e raggiunge l’8 per cento». I numeri del dossier, che si riferiscono al 2005 e integrano fonti istituzionali, compongono un quadro che sfata molti pregiudizi.
Innanzi tutto la questione dell’istruzione. Nella nostra provincia ben il 9 per cento dei permessi viene infatti rilasciato per questo motivo. Sono 664 ingressi. Quattro volte più della media nazionale, per un valore che è il più alto tra le province: quasi tutti gli stranieri arrivati in regione per studiare si sono infatti diretti nel capoluogo. Trieste è invece terza in regione per i soggiorni legati a motivi di lavoro (52,9 per cento contro il 66, 8 di Gorizia e il 60, 5 di Udine) mentre si piazza seconda per i ricongiungimenti familiari: 31,7 contro il 38 per cento di Pordenone, seguono Udine con il 31,6 e Gorizia con il 27,7.
Per ciò che riguarda i minori la nostra città ha visto nel 2005 soltanto 104 nuove nascite di stranieri (a Udine sono state invece 459). Gli studenti di famiglie immigrate sono stati 1408: 19 per cento più del 2004. Infine il lavoro. Gli occupati sono quasi 8 mila, 31 per cento più del 2000, impiegati prevalentemente nelle costruzioni, nei servizi e nell’informatica con una retribuzione pro capite che nella nostra regione è la più elevata d’Italia. E a demolire l’altro luogo comune, che allo straniero associa povertà e marginalità un contributo prezioso arriva dalle più recenti rilevazioni della Caritas diocesana.
«Ai nostri centri di ascolto e accoglienza – dice infatti il direttore Mario Ravalico – si rivolgono ormai in prevalenza cittadini italiani: gli stranieri residenti che fanno riferimento ai nostri servizi sono il 16 per cento, quelli non residenti il 22. Per ciò che riguarda l’immigrazione non siamo quindi davanti a un’emergenza di tipo sociale. Ma il fenomeno va comunque gestito e governato in modo corretto, con delle politiche attive. E la nostra comunità va riorganizzata per accogliere questo flusso d’arrivi che non può essere fermato. Per questo servono leggi nuove, che ad esempio reintroducano la figura dello sponsor per i lavoratori e consentano permanenze di almeno sei mesi a chi è in cerca di occupazione.
Daniela Gross