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Grecia: famiglie di rifugiati con minori in strada, ancora una volta

di Laura Dellagiacoma

Le associazioni denunciano sgomberi sempre più brutali.

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Né la pandemia né il maltempo hanno impedito lo sfratto di centinaia di famiglie di rifugiati e richiedenti asilo in Grecia. Di lunedì il comunicato stampa delle associazioni La Luna di Vasilika, One Bridge to Idomeni e Aletheia, alle prese con l’ennesima "emergenza [1]".

Pare siano più di duemila i rifugiati e richiedenti asilo a rischio di essere lasciati sulla strada in seguito alla chiusura del programma FILOXENIA. Finanziato dall’Unione Europea e gestito dalla Organizzazione per le Migrazioni (IOM), il programma consentiva a gruppi vulnerabili di migranti arrivati sulle isole, in particolare famiglie, di vivere in modo dignitoso, grazie a collaborazioni con strutture alberghiere. Si trattava di una soluzione temporanea, finalizzata alla riduzione del sovraffollamento nelle isole e che per gli accolti durava il tempo necessario che si liberassero posti nel programma ESTIA.

Il programma è terminato in dicembre e appena un mese dopo il governo greco ne ha comunicato lo smantellamento. Secondo quanto si legge nella dichiarazione ufficiale, delle quasi 7.000 persone che hanno beneficiato del programma (79 strutture in 14 mesi) soltanto 130 richiedenti asilo sarebbero rimasti da trasferire entro il mese di gennaio. Inoltre - si aggiunge - alcune strutture rimarranno attive per un paio di mesi, finché quanti a cui viene riconosciuta la protezione internazionale entreranno nel programma HELIOS.

I numeri però non tornano né rispetto a quanto riporta il Guardian, né in base all’operato della Luna di Vasilika. Da ormai un mese l’associazione insieme a One Bridge to Idomeni e Aletheia presta assistenza ai rifugiati e richiedenti asilo che si trovano per strada. Il 14 febbraio, nella cittadina di Agioi Theodori, “una domenica piovosa - affermano le ONG nel comunicato stampa - più di duecento adulti e bambini si ritrovano all’aperto, dopo essere stati sfrattati dagli alloggi temporanei”.

La maggior parte di loro ha già ottenuto lo status di rifugiato, ma continuano ad aspettare i documenti che lo attestino.

Alcuni documenti arrivano a inizio marzo, ma ancora una settantina di persone aspetta, di cui la metà bambini. “Le famiglie sono numerose e in molti casi tutti i membri hanno ricevuto i loro documenti tranne uno” e tutta la famiglia rimane bloccata.

A Sparta succede altrettanto, secondo la denuncia delle ONG. Dopo giorni di tumulto, “70 persone sono state trasferite in uno stadio per diversi giorni, dopo essere state sfrattate. Mentre alcuni rifugiati hanno ricevuto i passaporti e se ne sono andati, altri sono stati trasferiti a Skaramagas, uno dei più grandi campi della Grecia continentale”.

La situazione precipita velocemente, con la paura da parte delle associazioni che sfugga di mano. Appena fuori Atene, presso l’hotel Stefania, gli sgomberi da parte della polizia sono diventati brutali. Le associazioni riportano la testimonianza di un richiedente asilo siriano: “Gli agenti di polizia sono entrati nelle stanze alle 7 del mattino e hanno iniziato a sfrattare le persone che ancora dormivano. Circa 10 uomini sono stati separati dalle loro famiglie e portati alla stazione di polizia senza ulteriori spiegazioni. Lì, sono state poste diverse domande, come "Sapevi che dovevi uscire?" o "Quanti soldi ricevi [nell’ambito del programma Filoxenia]?". Una volta rilasciati dalla polizia, verso le 16:00, ritornano all’hotel e trovano le loro famiglie in strada. Le mogli erano state minacciate: se non avessero lasciato la struttura, gli uomini non sarebbero stati autorizzati a tornare.

L’unica consolazione delle ONG è che poco prima che questo accadesse, grazie alla collaborazione con la ONG locale Goodwill Caravan, si è riusciti a trasferire in un ostello almeno le persone più vulnerabili, tra cui una donna nell’ultimo periodo di gravidanza. Operazione riuscita appena in tempo.

E si continua, nel silenzio della stampa europea ed internazionale, a portare assistenza sanitaria e cibo, acqua e kit per l’igiene, oltre a tende, coperte e fornelli da campeggio. Non si finisce mai di lavorare e non si lavora mai abbastanza, perché le persone che finiscono per strada continuano ad aumentare.

Stando ai dati più recenti dell’UNHCR, oltre settantamila rifugiati e richiedenti asilo hanno ricevuto assistenza - mentre la stima dei migranti arrivati e rimasti in Grecia dall’anno 2015 sfiora i 120mila (ultimo aggiornamento: dicembre 2020, pubblicato il 27 gennaio 2021). Chissà quante sono le persone che dopo un breve periodo di assistenza vengono rimesse sulla strada, senza alcuna spiegazione. Chissà quante saranno ora con lo smantellamento del programma Filoxenia.

La pandemia e le piogge di fine inverno? Non fanno alcuna differenza. Questioni di un’altra Grecia, di un’altra Europa.

Note

[1] https://www.meltingpot.org/Non-chiamiamola-emergenza.html

Vedi anche

  • Crimini contro l’umanità nell’Egeo
  • La realtà alternativa del governo greco. Tra repressione del dissenso, violenza e respingimenti
  • La pandemia in Grecia: sulla pelle dei rifugiati
[ 18 marzo 2021 ]
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Photo credit: La Luna di Vasilika

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