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Grecia: sospensione de facto dei diritti umani per i rifugiati nell’Egeo

9.798 persone sono state espulse illegalmente da marzo a dicembre 2020

Mare Liberum ha documentato che, solo da marzo a dicembre, più di 9.000 migranti sono stati respinti con la violenza verso la Turchia e quindi privati del diritto di asilo. Inoltre, il rapporto evidenzia che, sebbene la guardia costiera greca sia l’attore principale dei respingimenti, anche l’Agenzia europea delle frontiere Frontex e le navi sotto il comando della NATO sono coinvolte in queste espulsioni sistematiche e illegali.

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Berlino, 11.02.2021 – Il nuovo rapporto di Mare Liberum mostra un’escalation di violenza contro i rifugiati in Grecia nell’ultimo anno. Ricostruendo i casi di respingimento, ad esempio attraverso le testimonianze dei sopravvissuti, Mare Liberum ha documentato 321 incidenti, in cui 9.798 persone sono state espulse illegalmente da marzo a dicembre 2020. Nella maggior parte dei casi, i gommoni delle persone in cerca di protezione vengono distrutti e le persone a bordo, compresi i bambini, subiscono violenze fisiche e psicologiche. In alcuni casi, i rifugiati sono stati addirittura respinti dopo aver già raggiunto il territorio greco.

Questi respingimenti non sono casi isolati o esempi estremi di deterrenza europea, ma piuttosto l’attuale e ricorrente “modus operandi” alla frontiera esterna dell’UE. I respingimenti possono essere intesi solamente come parte di una politica di deterrenza disumana e mortale che è visibile ben oltre i confini del Mar Egeo. Viviamo in un’Europa in cui le persone vengono abbandonate in mare su minuscole imbarcazioni di salvataggio invece di essere accolte legalmente”, ha affermato Paul Hanewinkel di Mare Liberum, uno degli autori del rapporto.

Gli eventi dello scorso anno hanno dimostrato chiaramente che i respingimenti non vengono effettuati solo dalle autorità greche, ma anche in collaborazione con l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera Frontex. Il documento di Mare Liberum riporta anche il coinvolgimento della polizia federale tedesca (Bundespolizei) nelle violazioni dei diritti umani contro i rifugiati.

I respingimenti illegali alle frontiere esterne dell’Europa non sono un fenomeno insolito, ma hanno raggiunto una dimensione completamente nuova, sia nella loro portata, che nella metodologia precisa e nella violenza e umiliazione strategicamente utilizzate. Per i migranti Il Mar Egeo è diventato uno spazio al di fuori della legge, dove i diritti umani sono stati sospesi de facto per motivi politici. Anche se le prove di queste violazioni sistematiche sono schiaccianti e ben note, non ci sono state conseguenze legali o politiche per i responsabili.

I respingimenti sono reati contro i diritti umani, organizzati principalmente dalle autorità greche, ma che costituiscono una strategia europea comune e disumana. Affinché queste brutali espulsioni finiscano, chiediamo istanze di controllo indipendenti, il chiarimento di tutti i casi precedenti e l’abolizione di Frontex, un’agenzia che ignora deliberatamente i diritti dei rifugiati. Chiediamo che tutte le autorità coinvolte nei respingimenti siano ritenute responsabili a livello nazionale e internazionale”, continua Paul Hanewinkel.

Informazioni di base

Il nuovo rapporto documenta le violazioni dei diritti umani nel Mar Egeo diventate pubbliche o di cui Mare Liberum ha preso atto durante lo scorso anno. I dati derivano principalmente dalla ricostruzione dei respingimenti attraverso le testimonianze di coloro che sono stati respinti al confine greco-turco, dal controllo e dalla valutazione dei siti web ufficiali del governo, dei reportage della stampa e dei dati di altre organizzazioni e parti coinvolte. Oltre ai respingimenti, il rapporto descrive anche la situazione dei rifugiati a Lesbo, ad esempio nei campi per la quarantena dell’isola.

L’organizzazione Mare Liberum è presente al largo di Lesbo dal 2018. Tuttavia nel 2020, un impegno attivo alla frontiera esterna dell’UE è stato ostacolato dal blocco di entrambe le navi da parte delle autorità tedesche e da una campagna di criminalizzazione contro gli attivisti volontari e l’organizzazione in Grecia.