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Guardie di frontiera turche uccidono otto profughi siriani – Reportage

Patrick Kinsley, The Guardian (UK) - 19 giugno 2016

Photograph: Bunyamin Aygun/AP

Otto profughi siriani sono stati uccisi dalle guardie di frontiera turche, che hanno aperto il fuoco mentre cercavano di fuggire dalla Siria settentrionale devastata dalla guerra: l’ha riportato un osservatorio sui diritti umani.

L’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani riporta che tre bambini, quattro donne e un uomo sono morti sabato sera e riferisce che in totale, dall’inizio dell’anno, sono 60 i profughi siriani uccisi al confine.

Fra le vittime di questo fine settimana, sei appartenevano alla stessa famiglia, riporta il fondatore dell’Osservatorio, Rami Abdelrahman. “Ho mandato i nostri attivisti nell’ospedale; esiste anche un video che mostra i corpi, ma non lo abbiamo diffuso perché ci sono coinvolti dei bambini,” ha aggiunto.

I Comitati Locali di Coordinamento, una rete di attivisti che operano in Siria, hanno confermato la notizia e hanno riferito che uno dei bambini aveva solo sei anni.

I rifugiati Siriani continuano a cercare di attraversare illegalmente il confine con la Turchia, poiché la Giordania, la Turchia e il Libano hanno in pratica tolto loro ogni possibilità di lasciare la Siria legalmente.

E’ almeno dal 2013 che arrivano notizie di spari sul confine, e i gruppi che operano in difesa dei diritti temono che il numero d’incidenti sia aumentato da quando, verso la fine dell’anno scorso, i paesi europei, compresa la Gran Bretagna, hanno incominciato a esercitare pressioni sulla Turchia per bloccare i flussi migratori verso l’Europa.

Sono circa 1 milione, di cui più o meno la metà siriani, i profughi che hanno raggiunto l’Europa attraverso la Turchia negli ultimi due anni. La Turchia ha promesso di riprendersi tutti quelli che sono passati in Grecia dopo il 18 marzo. Negli scorsi mesi, ha impedito ai rifugiati siriani che si trovano in Giordania e in Libano di prendere un aereo per la Turchia senza un visto. Alcuni attribuiscono questo inasprimento dei controlli sul confine turco-siriano e l’adozione del nuovo sistema dei visti, al giro di vite dell’Unione Europea sugli arrivi dalla Turchia.

I funzionari UE dovrebbero ammettere che il loro semaforo rosso per impedire l’ingresso dei rifugiati in Europa ha, di fatto, autorizzato la Turchia a chiudere le sue frontiere, imponendo un peso molto gravoso a persone devastate dalla guerra, in cerca di rifugio e senza un altro posto dove andare,ha dichiarato un portavoce di Human Right Watch dopo i precedenti episodi di spari sul confine, in Marzo.

Un alto funzionario turco ha dichiarato che la Turchia sta conducendo un’inchiesta sulle accuse di sparatorie al confine ma che “non è in grado di arrivare a una verifica indipendente “

Il funzionario ha aggiunto: “La Turchia fornisce aiuti umanitari agli sfollati nella Siria del nord e applica una politica di porte aperte. Ciò significa che noi accettiamo i rifugiati le cui vite sono minacciate”.

La Turchia sta costruendo un muro lungo la sua frontiera meridionale e questo rende ancora più difficile per i siriani mettersi in salvo. I diplomatici turchi affermano che ciò è dovuto al timore d’infiltrazioni da parte dell’Isis e non a ostilità nei confronti dei rifugiati.

La Turchia ospita 2.7 milioni di siriani, (più del resto del mondo nel suo insieme) e in tutto circa 3 milioni di profughi (più di qualsiasi altro paese).

Le critiche riguardano il fatto che la Turchia non rende la vita facile ai rifugiati sul suo territorio. In termini legali, li considera ospiti temporanei, piuttosto che persone tutelate da una serie di diritti ben precisi, secondo la convenzione ONU del 1951 sui rifugiati.

Malgrado recenti modifiche legislative, la maggior parte dei siriani in pratica non ha diritto di lavorare in Turchia. I bambini siriani teoricamente possono frequentare le scuole turche, ma nei fatti l’Unicef stima che 325.000 siriani in età scolare non abbiano accesso al sistema educativo e che molti di loro siano costretti a entrare nel giro del lavoro minorile.

Secondo Amnesty e Human Rights Watch, la Turchia ha riportato forzatamente alcuni siriani nella Siria del Nord, dove l’Isis, i ribelli, il governo, un’organizzazione legata ad al-Quaida e le forze curde stanno combattendo per il controllo del territorio. La Turchia nega le accuse.