Nelle acque del Canale di Sicilia a dieci miglia a sud di Pozzallo, una motovedetta della Guardia di Finanza ha intercettato nella notte di sabato 14 ottobre una imbarcazione lunga circa trenta metri, carica di migranti egiziani, iracheni e palestinesi. Almeno così sembrerebbe dalle prime notizie di stampa, a distanza di poche ore dall’arrivo in Sicilia, e dopo l’arresto di ben sedici “extracomunitari” fermati dalle forze dell’ordine con l’accusa di “ associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, rifiuto di obbedienza a nave da guerra, resistenza e violenza contro nave da guerra”.
Secondo i primi resoconti del quotidiano La Sicilia, il natante, dopo essere stato scoperto dalle unità militari italiane, avrebbe “invertito la rotta” , rischiando la collisione con la unità della Finanza, tentando la fuga verso sud, verso le acque internazionali, nella direzione probabilmente di Malta.
Dopo un breve inseguimento, e dopo alcuni colpi di arma da fuoco “sparati in aria” dalle unità militari italiane, il comandante si sarebbe arreso, e una volta sotto il controllo dei militari italiani, la imbarcazione veniva condotta nel porto di Pozzallo.
La stampa riferisce poi i nomi dei sedici scafisti arrestati , su un totale di 46 “clandestini”, e riferisce i loro nomi per esteso, con la indicazione della nazionalità.
Se i contorni dell’operazione sono ancora da chiarire, appare singolare la tempestività con la quale si è riusciti a stabilire in poche ore la nazionalità e la provenienza dei presunti”scafisti”, perché se è semplice accertare la identità di chi è stato già espulso dall’Italia, non è sempre possibile arrivare ad identificazione certe in poche ore per persone prive di documenti che non hanno mai fatto ingresso in Italia.
Appare poi sorprendente il numero di “scafisti” arrestati ( ben undici persone) rispetto al numero dei “clandestini” trasportati ( soltanto 46), anche se a fronte delle dimensioni dell’imbarcazione, è probabile che una parte del carico di migranti sia stata abbandonata in mare su un gommone.
Aspettiamo adesso il processo per conoscere i dettagli di questa vicenda che presenta ancora numerosi punti poco chiari, ricordando che la presunzione di innocenza vale comunque per tutti, e non solo per i comandanti dei mezzi militari coinvolti nel capovolgimento di imbarcazioni cariche di migranti.
Speriamo soltanto che tra i nomi degli “scafisti” pubblicati dal giornale “La Sicilia” non ci sia nessun potenziale richiedente asilo, e auspichiamo fortemente che tutti coloro che vi hanno diritto possano comunque avere accesso alla procedura di asilo o di protezione umanitaria. Di certo, anche in questo caso, la stampa non ha mancato di colpire con un titolo ad effetto i lettori sempre più distratti- “ Clandestini in fuga speronano la finanza”- in modo da accrescere ulteriormente, se ne avvertiva proprio il bisogno, la criminalizzazione di qualunque persona tenti di entrare irregolarmente in Italia, prima ancora di capire, caso per caso, di chi si tratti e da dove provenga. Un modo come un altro, accomunando scafisti e clandestini, per accrescere la sensazione di insicurezza e di avversione contro gli immigrati da parte dei “cittadini”.