Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Diario del 29 ottobre 2004

Ho visto una zingara nell’Europarlamento

di Laura Forzinetti

Ci è voluto l’allargamento dell’Unione europea perché gli europei si accorgessero, improvvisamente, che viviamo fianco a fianco con 15 milioni di zingari ancora discriminati, ghettizzati, maltrattati. A dirci che questa è la realtà e a raccontarla vista dall’interno è una rom, Livia Jaroka, la prima zingara a sedere su uno scranno del Parlamento europeo.
L’eurodeputata rom si batte per i diritti della sua gente in modo serio, composto, con la determinazione di chi vuole usare intelligentemente il potere che le è stato conferito. Giovane, 30 anni, nata da una coppia mista ungherese, il padre «zigano» la mamma no, Livia ha sempre vissuto la realtà dei rom assaggiando anche il sapore amaro della discriminazione.

Ai tempi del socialismo reale. Vive l’infanzia e l’adolescenza a Sopron, cittadina dove la sua famiglia si sposta assieme ad altre, affamate di lavoro, offerto spesso dalla vicina Austria. Il trasferimento è fortunato. A Sopron vivono pochi zingari e Livia riesce a seguire dei corsi scolastici normali, ovvero riesce a sfuggire alla segregazione delle scuole speciali, Vive però l’esperienza della schedatura, non ufficiale, s’intende. «Accanto al nostro nome», ricorda, «c’era sempre una “z” per zingari». Dal ginnasio al liceo fino all’università il percorso di Livia, studentessa brillante impegnata nella vita sociale, non si ferma al diploma d’insegnamento di inglese. Studia sociologia, si specializza nel settore dei corsi speciali, consegue un master al centro di studi europei di Varsavia e poi si trasferisce a Londra per un dottorato in antropologia. All’University College di Londra si dedica ai libri, a Budapest fa esperienza sul campo tra i rom.
Attivista nel campo dei diritti civili, entra in contatto con la rete di chi si occupa dei rom e ne incontra i massimi esponenti. Infine accetta la candidatura a europarlamentare che le viene offerta dal partito Fidesz-Magyar Polgari Szovetzég, schieramento conservatore all’opposizione nel governo ungherese. La scelta appare singolare. Perché una donna attiva sul fronte della tutela dei diritti civili si è candidata con i conservatori e nell’Europarlamento siede nel gruppo del Partito popolare europeo? La risposta ha poco a che fare con l’ideologia politica e la filosofia del pensiero. Deriva piuttosto dalla scelta della soluzione migliore per aiutare i rom. Livia ammette che il Fidesz è stato l’unico partito a offrirle un seggio sicuro al Parlamento europeo per difendere la sua gente. Gli altri, socialisti e liberali – osserva senza fare polemica, ma per chiarire i fatti – hanno inserito la questione «zingari» nel loro programma solo in modo teorico. Ne hanno fatto, insomma, uno specchietto per le allodole. Seguendo la sola e unica preoccupazione di essere rappresentativa, senza voler sposare la linea del Fidesz, Livia si è schierata nelle file del partito conservatore che vuole veramente impegnarsi, non solo a parole, sul fronte dei rom.
È convinta di poter esercitare più pressione montando il cavallo popolare rispetto a quelli socialista o liberale. Sintomatico le sembra il voltafaccia dei due partiti che, pur avendolo nel loro programma, hanno votato contro il Rapporto Roma da lei proposto. Sarà possibile collaborare? Le sembra, visti i presupposti, abbastanza difficile, ma non ne esclude la possibilità. La sua idea è chiara: sì a qualsiasi attività che affronti concretamente i problemi dei roma, no ai progetti fatti tanto per fare qualcosa o a solo scopo propagandistico. È in questo spirito che Livia intende lavorare con tutti quelli che vorranno farlo. Anche con Viktoria Mohacsi, l’altra candidata ungherese rom al Parlamento europeo che, arrivata al terzo posto nelle liste del Partito socialista, non era riuscita ad essere eletta. Ora però la Mohacsi ha via libera, grazie a un inghippo burocratico che ha messo fuori gioco il candidato vincitore, e a giorni entrerà a far parte dell’Europarlamento. Se le due zingare faranno fronte comune per la causa dei rom si vedrà. La Jaroka tende la mano alla collega dandole il benvenuto e spera nella Mohacsi per ricevere un appoggio alle iniziative per i roma.
A tre mesi dal debutto al Parlamento europeo il programma di lavoro della Jaroka va già molto lontano. Fa parte di due commissioni parlamentari, quella per i diritti della donna e l’uguaglianza e quella per le libertà civili, giustizia e affari interni. Il suo è un modo di lavorare concreto. In agosto è stata in Grecia per rendersi conto della situazione dei rom, una delle peggiori d’Europa. Realizzata l’assenza di tangibili progressi nella vita dei campi nomadi, è entrata nel dibattito tra le organizzazioni per i diritti civili e il governo greco. Un passo che ha permesso di intavolare trattative con le autorità elleniche e di premere per modificare la situazione.

Il «Rapporto Roma». Livia Jaroka intende estendere questa politica di intervento ad altri Paesi. Si sta già interessando alla situazione in Repubblica ceca (dove, si ricorderà, nella città di Usti nad Labem – la tedesca Aussig – è stato costruito un muro per tenere separati i rom dai cechi «bianchi»). Per ora sola portavoce degli zingari di tutta Europa, non soltanto di quelli ungheresi, la deputata rom vuole svolgere un duplice compito: da una parte illustrare le questioni europee nella comunità zigana, dall’altra esprimere in Parlamento il punto di vista dei rom e spingere perché si faccia qualcosa in tutti gli ambiti in cui ci possa essere un interesse della gente roma. La sua critica a quanto è stato fatto fino a ora è diretta. «Il Parlamento europeo», dice, «è sempre stato molto lento nell’occuparsi di queste tematiche, mentre all’opposto è molto bravo a criticare i Paesi dell’allargamento per la situazione dei rom». In realtà, accusa la Jaroka, non si è voluto guardare in faccia a un problema già presente nei Paesi dell’Unione europea a 15, in Stati membri come l’Italia, la Grecia, il Portogallo o la Gran Bretagna. Non si sono affrontate le questioni sui roma pensando che non si trattasse di una tematica europea, mentre il problema è saldamente radicato nel continente. Partendo da tali presupposti la Jaroka si sta occupando dell’elaborazione di un Rapporto Roma nella commissione parità e sta cercando di promuovere un forte dibattito sui rom all’interno della commissione dei diritti.
Sarà relatore del «Libro verde» della Commissione europea su uguaglianza e discriminazione e aderisce anche all’intergruppo antirazzismo, di cui apprezza un programma futuro sui rom. Critica sull’iniziativa dei socialisti, che avevano proposto la costituzione di un intergruppo rom all’interno dell’Europarlamento e di un segretariato rom nella Commissione, la Jaroka non crede che questa sia la via giusta da seguire: le difficoltà che incontrano gli zingari in vari campi, quali istruzione, occupazione, condizioni di vita non sono prerogative solo della sua gente. Si tratta di problemi comuni a tutti. Meglio sarebbe lavorare con intergruppi che pongano la questione rom al primo posto dell’agenda dei lavori, senza però etichettare la questione come «zingara».
L’integrazione dei roma è un problema a due facce: da una parte non si va nella giusta direzione etichettando determinate tematiche come proprie dei rom, mentre andrebbero piuttosto inserite sotto la voce diritti umani, dall’altra è necessario aumentare la consapevolezza di quanto gli zingari siano stati trascurati dando loro la possibilità di partecipare con successo al processo di inclusione. Tra l’altro, sottolinea la Jaroka, l’esecutivo vorrebbe separare le tematiche proprie dei rom senza però mettere mano alla borsa e creare una linea di finanziamento separato. Sulla questione sollevata qualche anno fa di un lager nazista per rom in Boemia, in un luogo dove ora pascolano dei maiali preferisce non parlare. Dice che si tratta di una storia, di quelle che arrivano alle luci della ribalta, di cui si è parlato quattro anni fa. Non sa che cosa si sia realmente fatto. Prima di lanciarsi in qualsiasi crociata vuole conoscere e quindi capire cosa vogliano fare i rom a livello europeo.

«In Italia discriminazione pazzesca». L’eurodeputata si sta occupando a fondo della situazione degli zingari nei nuovi Paesi aderenti all’Ue e in quelli che vi entreranno (Romania e Bulgaria soprattutto). Ma la discriminazione verso i rom e il fatto che in nessun Paese si siano elaborati programmi e compiuti progressi reali sono denominatori comuni a tutti i Paesi dell’Unione europea, vecchi e nuovi. Al di là di ciò la situazione varia molto. Livia Jaroka respinge l’dea che il problema rom sia essenzialmente dei Paesi dell’Europa orientale. Racconta di condizioni viste con i suoi occhi nei vecchi Paesi dell’Unione che l’hanno scioccata e molto sorpresa: in Grecia, una discriminazione pesantissima e condizioni di vita simili a quelle delle popolazioni sub sahariane, in Gran Bretagna il forte condizionamento anti rom dei media. «In Italia la discriminazione è pazzesca», dice. Ha visto dei campi vicino a Roma senza acqua e pattugliati in modo da non fare uscire nessuno. Comunque per la Jaroka non si può fare di ogni erba un fascio e la situazione degli zingari nei Paesi europei appare varia, di solito migliore in quelli occidentali, anche se con le dovute eccezioni. Si ha lo stesso quadro variegato qualora si consideri l’aspetto economico. Ci sono Paesi dove la situazione degli zingari è migliore rispetto ad altri, principalmente nei Paesi della vecchia Ue a 15, sempre con le dovute eccezioni, come la Grecia. Ma non bisogna dimenticare che tra i nuovi entrati l’Ungheria può vantare una percentuale del 30 per cento di uomini rom con un reddito. E per quanto riguarda l’ingresso di Bulgaria e Romania, nazioni con un forte movimento per i diritti civili degli zingari, l’allargamento sarà, secondo la Jaroka, un fattore positivo per la comunità rom al cui movimento internazionale verrà dato un notevole apporto.