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I costi e la demagogia del prolungamento dei tempi di detenzione nei CIE

Comunicato stampa dell'ASGI del 9 aprile 2009

L’ASGI, nell’esprimere il proprio apprezzamento per la mancata conversione in legge dell’art. 5 del
Disegno di legge n.2232 di conversione del Decreto legge n.11 del 2009, che prevedeva il prolungamento a
sei mesi della detenzione amministrativa nei CIE, ritiene che sia opportuno richiamare l’attenzione sulla
portata demagogica del provvedimento giustamente rigettato dalla Camera dei Deputati, sui costi assai
rilevanti e la sua efficacia pressoché nulla.
Nella relazione allegata al Disegno di legge n.2232 all’esame della Camera dei Deputati, nella parte
dedicata all’art. 5, si legge che “attualmente i centri di identificazione e di espulsione (CIE) operativi sono
dieci, per un totale di 1160 posti disponibili”. Sulla base dei dati relativi al 2007 si sostiene quindi che il
tempo medio di permanenza sarebbe stato di 27 giorni e che “ con il prolungamento previsto dalla
disposizione si ritiene che una stima prudenziale per determinare un nuovo tempo medio di permanenza
possa individuarsi in quattro volte il tempo medio attuale ( 30 giorni per 4 = 120 giorni)”. Sempre secondo
la relazione tecnica “ ipotizzando, pertanto un periodo di trattenimento medio pari a centoventi giorni-
corrispondente a quattro mesi di trattenimento- per garantire la stessa capacità recettiva con il nuovo tempo
di permanenza il sistema dovrà avere un incremento di 3.480 nuovi posti”.
Mille posti dovrebbero ottenersi con interventi di riadattamento, già finanziati dalla legge 186 del 2008,
“anche al fine della più rapida attuazione della normativa europea che consente il trattenimento degli
stranieri da espellere fino a diciotto mesi”, altri 1.500 posti con la costruzione di nuovi CIE e 980 attraverso
la ristrutturazione degli edifici esistenti ( come la ex base Loran di Lampedusa).
Appare evidente come l’ampliamento dei CIE servirebbe solo per mantenere la attuale capacità
ricettiva, ma non espulsiva, del sistema. Il prolungamento dei tempi di detenzione amministrativa non
equivale infatti ad una maggiore efficacia delle procedure di espulsione, perché se manca la collaborazione
dei paesi di provenienza l’aggiunta di pure molti mesi non sortisce l’effetto di consentire il rimpatrio
effettivo dei destinatari dei provvedimenti di espulsione o di respingimento. Si tratta di evidenze già messe
in luce dal rapporto della cosiddetta Commissione De Mistura, nel febbraio 2007, completante ignorate dal
Governo.
E’ infatti noto che attualmente meno della metà degli immigrati trattenuti nei CIE italiani viene
effettivamente espulsa con accompagnamento in frontiera e dunque l’inasprimento della durata della
detenzione amministrativa produrrebbe solo l’effetto di esacerbare le condizioni di trattenimento mutando la
natura stessa del trattenimento trasformandolo da incidente nell’esecuzione materiale dei provvedimenti di
allontanamento in una vera e propria ripetuta forma di detenzione di lungo periodo, eseguita in modo
speciale e al di fuori di istituti penitenziari.
Le previsioni economiche contenute nella relazione tecnica non possono che destare allarme: la
realizzazione dei “nuovi” CIE per 1500 posti, ammesso che le Regioni non si oppongano, avrebbe
comportato una spesa di 117 milioni di euro, mentre 22 milioni di euro sarebbero stati necessari per la
ristrutturazione degli edifici esistenti. Ed a queste somme si dovrebbero aggiungere altre decine di milioni di
euro per realizzare i mille nuovi posti previsti dalla legge 186 del 28 novembre 2008. Complessivamente
sarebbero necessari oltre duecento milioni di euro in quattro anni per moltiplicare i CIE e finanziare un
prolungamento dei tempi della detenzione amministrativa.
Non vanno inoltre tralasciati i maggiori costi da prevedere per le convalide ripetute da parte dei
giudici di pace, per i difensori d’ufficio e per gli interpreti, anche perché nell’immediato non sembra proprio
che il numero degli stranieri complessivamente internati nei CIE possa aumentare in modo significativo. Si
tratta di altre centinaia di migliaia di euro, per i primi anni e poi dal “2012 e seguenti”, e alcuni milioni di
euro all’anno (esattamente nel 2012 4.872.000 per il patrocinio a spese dello stato e per l’interpretariato).
Poco rispettoso del diritto inalienabile alla difesa e alla sua effettività ed efficacia appare infine il
riferimento, sempre contenuto nella relazione tecnica, alla possibilità di risparmiare sempre sul patrocinio
legale “ in considerazione della contenuta complessità dell’assistenza legale connessa alla ripetitività delle
udienze di convalida ogni sessanta giorni di permanenza”.
L’ASGI fa appello a tutte le forze politiche affinché rigettino l’impostazione squisitamente
ideologica contenuta nella proposta del prolungamento della detenzione amministrativa e possa riprendere
nel Paese una discussione seria sulla inderogabilità di una riforma complessiva delle norme
sull’immigrazione e sulla condizione giuridica degli stranieri che permetta di aprire canali di ingresso
regolare, dare stabilità e certezza ai titoli di soggiorno, oggi assurdamente brevi e rilasciati spesso
pressoché scaduti, nonché prosciugare il bacino della clandestinità attraverso una regolarizzazione della
posizione di quelle persone che contribuendo alla ricchezza materiale e sociale del Paese sono tuttora
costrette alla clandestinità da norme farraginose, confuse ed inique. Solo in tal modo sarà possibile gettare le
basi per riformare in profondità il sistema degli allontanamenti forzati ancorandolo a precisi requisiti di
legittimità costituzionale.