Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

I desaparecidos del Mediterraneo, non parliamo di naufragi, perché questa è eliminazione

Flore Murard-Yovanovitch, L'Huffingtonpost.it - 21 novembre 2016

Questi i dati del dossier “Un Cimitero chiamato Mediterraneo“, di Emilio Drudi, Comitato Verità e Giustizia per i Nuovi desaparecidos.

26/27 ottobre 2016: Dispersi 97 migranti, totale 97 vittime, nel naufragio di un gommone davanti alle coste libiche. Garaboulli-Tajoura.

27 ottobre 2016: 51 morti, come raccontato da alcuni dei compagni sopravvissuti, dopo lo sbarco ad Augusta. Canale di Sicilia.

27 ottobre 2016: La salma di un giovane profugo, trovato senza vita su un gommone, sbarcata ad Augusta. Canale di Sicilia.

26/29 ottobre 2016: circa 250/260 vittime – 75 morti di cui è stato recuperato il corpo e quasi 180 dispersi – nel naufragio di due gommoni al largo della Libia, in acque territoriali di Tripoli. La tragedia – sviluppatasi nell’arco di quattro giorni, dal 26 al 29 ottobre – potrebbe essere anche molto più grave, perché si ignora la sorte di un terzo gommone salpato da Sabratha mercoledì 26, che non è da escludere sia affondato. Janzour-Sabratha.

2/3 novembre 2016: morti o dispersi 249 migranti nel naufragio di due gommoni, nel Canale di Sicilia, tra la Libia e Lampedusa, salpati dalla costa ovest da Tripoli. Solo 29 i superstiti. Dodici i corpi senza vita recuperati. Tutti gli altri naufraghi risultano dispersi. Tra i dispersi c’è anche un bambino di 2 anni. Una donna ha raccontato di essersi salvata aggrappandosi a un cadavere. Italia-Libia, Lampedusa e Tripoli.

Per costringerci a imbarcarci hanno ucciso come monito uno di noi“. Lo hanno raccontato alcuni superstiti a Pietro Bortolo (il medico del poliambulatorio di Lampedusa). I profughi, che erano stati tenuti segregati per due mesi in un magazzino dai trafficanti, al momento di salire a bordo si sono accorti che i gommoni erano troppo malandati per poter reggere la traversata, e il mare era molto mosso. Per vincerne la resistenza, allora, i trafficanti non avrebbero esitato a sparare a un uomo, uccidendolo. Le vittime, dunque, sarebbero in tutto 250.

3 novembre 2016: una giovane donna originaria del Mali è morta “schiacciata” per fare da scudo ai due figli, una bimba di 8 anni e un bimbo di 6, con il proprio corpo nella ressa che si è scatenata tra i migranti a bordo di un gommone che minacciava di affondare. Canale di Sicilia.

5 novembre 2016: i corpi di 11 migranti sono stati recuperati durante una serie di operazioni di soccorso nel Canale di Sicilia. Le salme erano tutte e bordo dello stesso gommone, intercettato a circa 40 miglia dalla costa libica. Ma a bordo della nave Dattilo è poi emerso che in uno dei contenitori c’erano i corpicini di due bambini molto piccoli. Canale di Sicilia.

6 novembre 2016: il cadavere di un giovane subsahariano è stato trovato su un gommone con a bordo 116 migranti bloccato dalla Guardia Costiera libica al largo del porto di Homs, 130 chilometri a est di Tripoli. Homs.

6/7 novembre 2016: quattro morti, 3 dei quali proprio durante le operazioni di salvataggio, su due gommoni intercettati nel Canale di Sicilia.

14/15 novembre 2016: sei morti e non meno di 130 dispersi nei naufragi di due gommoni avvenuti nello stesso tratto di mare, nel Canale di Sicilia, a poca distanza di tempo e a poche miglia l’uno dall’altro. Totale delle vittime 136 morti. Canale di Sicilia.

15 novembre 2016: quattro migranti morti e 95 dispersi, per un totale di 99 vittime a meno di 30 miglia dalla Libia. Delle 10 donne se ne è salvata soltanto una. Il testimone che ha ricostruito la tragedia ha perso un fratello di 15 anni. Canale di Sicilia.

14/16 novembre 2016: 103 vittime – 6 morti e 97 dispersi – su un gommone carico di migranti affondato dopo essere rimasto alla deriva per oltre due giorni nel Canale di Sicilia. Altri 27 profughi sono stati tratti in salvo. Si tratta dell’ultimo dei quattro gommoni che, insieme a un barchino in legno, sono stati intercettati tra lunedì 14 e mercoledì 16 al largo della Libia. Non è noto che fine abbia fatto l’altro gommone salpato verso le due di lunedì dallo stesso tratto di litorale vicino a Tripoli: potrebbe essere uno di quelli soccorsi ma potrebbe anche essere sparito con il suo carico di esseri umani. Canale di Sicilia.

Dal 27 ottobre al 17 novembre hanno quindi “perso la vita” nel Mediterraneo centrale oltre 1000 uomini, donne e bambini, in una catena di naufragi di proporzione immane, nel silenzio istituzionale e mediatico (salvo, i soccorritori che lavorano senza sosta e salvano ogni giorno migliaia di migranti e che per un motivo di spazio, qui non vengono citati, me ne scuso molto con loro).

Le cifra e bilanci sono approssimativi, non si conosceranno mai il numero di morti esatti nella fosse comune-Mediterraneo, sia per l’impossibilità di recuperare i corpi, per l’assenza di fonti diretti, che per la censura in corso, mentre è in corso un conflitto bellico. L’elenco inizia il 27 ottobre, data dell’inizio da parte di EuNavForMed del training della guardia costiera libica. Dicevano, per assicurare “maggiori soccorsi”. Mai invece è risultato cosi letale quel braccio di mare “al largo delle coste libiche”. Le ragioni, la storia ce le svelerà. Nel frattempo non parliamo più di “naufragi”. Perché questo è eliminazione.