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I flussi di immigrazione in Italia alla luce dell’ultima regolarizzazione

A cura del "Dossier Statistico Immigrazione" Caritas/Migrantes

La regolarizzazione del 2002, chiusa positivamente la complessa fase della gestione di ben 704.000 domande, rimane una questione aperta per quanto riguarda l’inserimento dei nuovi venuti e per gli interrogativi che si pongono circa la pressione migratoria e i futuri flussi. I primi dati messi a disposizione dal Ministero dell’Interno consentono di entrare nel merito di questi aspetti.
Il nuovo panorama si struttura in una presenza straniera di almeno 2 milioni e mezzo di soggiornanti regolari. La Romania è il primo gruppo, mentre il Marocco e l’Albania seguono distaccati di qualche decina di migliaia di unità: tutt’e tre i paesi si collocano, comunque, al di sopra delle 250.000 unità. L’Ucraina è al quarto posto con 120.000 soggiornanti.

Una particolare attenzione meritano i paesi dell’Est Europa, che hanno inciso per ben il 60% sulle domande di regolarizzazione, hanno quasi raddoppiato la loro consistenza, sono ormai più di un terzo della popolazione immigrata e continueranno a premere per trovare sbocchi lavorativi.
Meritano, poi, una considerazione realistica non solo i vicini paesi del Nord Africa, ma anche i paesi transoceanici sia dell’America Latina che dell’Asia (Cina, Filippine e Subcontinente Indiano). Per comprendere queste diverse provenienze, oltre alla vicinanza geografica, bisogna pensare alla forte pressione migratoria che si riscontra anche in area molto lontane, all’effetto richiamo dei gruppi già insediati in Italia e anche alle esigenze del nostro mercato occupazionale.
Trattandosi della quinta regolarizzazione in nemmeno 20 anni, risulta evidente che questi provvedimenti eccezionali hanno finora costituito il pilastro principale della politica migratoria: la maggior parte degli immigrati oggi soggiornanti è venuta al di fuori dei canali ufficiali di ingresso, perché sono state fissate quote troppo base e perché le procedure di accesso sono scarsamente praticabili. Dal 1999 ad oggi il consuntivo del fabbisogno aggiuntivo di lavoratori immigrati è pari a circa 200.000 unità l’anno: basti pensare che la quota di lavoratori stabili programmata per il 2004 è, invece, di 29.500 unità. Inoltre, il meccanismo cardine per l’inserimento lavorativo dall’estero resta la sola chiamata nominativa che, seppure integrata con le possibilità di iniziative formative all’estero, non può essere considerata la soluzione di tutti i problemi finora emersi specialmente nell’ambito delle famiglie e delle piccole aziende.

Perciò, secondo la Presidenza del “Dossier Statistico Immigrazione” (Caritas Italiana, Fondazione Migrantes e Caritas di Roma) Migrantes “si pone non solo il problema di un adeguamento realistico delle quote programmate ma anche quello di un più adeguato collegamento tra domande e offerte di lavoro. Attualmente non sono più praticabili le possibilità di incontro consentite dalla sponsorizzazione, soppressa nel 2002, e ancora non è stata recepita nella normativa comunitaria la previsione di un permesso di soggiorno per la ricerca di lavoro, saggiamente raccomandata dal Parlamento Europeo.
Tra i compiti più urgenti vi sono, inoltre, sia quello di favorire una mentalità di maggiore apertura nei confronti dei paesi dell’Est Europa, l’area maggiormente protagonista dei flussi migratori nella prospettiva dell’allargamento dell’U.E., sia quello di rafforzare le prospettive di integrazione di tutti i gruppi interessati ad insediarsi stabilmente (servizi, cultura, voto, seconde generazioni, cittadinanza, avendo l’accortezza di evitare che la grande flessibilità del mercato del lavoro non vada a scapito della continuità del soggiorno
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L’Italia – questo dicono i numeri e i flussi prevedibili – è un grande paese di immigrazione, che reclama di conseguenza una politica lungimirante”
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La scheda con le tabelle è consultabile a fianco di questa pagina