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I media italiani e l’Alterità: riflessioni sul tema della sanità

di Antonella Cremato

Di fronte alla criminalizzazione che sta subendo il fenomeno migratorio e chi mostra solidarietà alle persone che si muovono dall’una all’altra sponda del Mediterraneo, è bene spiegare ciò che arriva alla popolazione italiana sia attraverso i media mainstream che attraverso i social media in questo caldo giugno del 2019.

Tralasciando per un momento il caos che sta creando, nella realtà e nei media, l’approvazione del Decreto Sicurezza-Bis, il presente articolo ha l’obiettivo di analizzare il modo in cui le notizie riguardo l’immigrazione in Italia vengono distorte.

L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) conferma tale tendenza insieme ad AGCOM: l’immigrazione è il tema in cui sono state registrate la maggior parte di fake news.

L’ampio utilizzo di alcuni storytelling e l’amplificazione che ha una notizia o una dichiarazione politica all’interno della tecnologia odierna rendono il racconto dell’alterità sempre più spettacolare e allarmista.

C’è stata una continua creazione di allarmi sociali su aspetti del fenomeno migratorio ingigantiti e distorti, divenuti “problemi principali del Paese” nella narrazione comune. Ciò ha un impatto importante sui diversi aspetti della vita delle comunità straniere in Italia, dai casi di hatespeech 1 alle informazioni che vengono diffuse sulla salute e l’assistenza sanitaria in Italia.

Cattivi esempi di informazione sulla salute dei migranti in Italia

Il 1° Giugno 2019 grandi titoli al riguardo hanno fatto un giro virtuale enorme: «Salvini: da migranti record di Tbc e scabbia» 2; «Importiamo molte malattie. Bel progresso: aumentano i tubercolotici» (prima pagina di Libero). Dato l’alto grado di parallelismo politico del giornalismo italiano, non deve sorprendere che questi non sono i primi titoli riguardanti la salute delle comunità straniere in Italia che distorcono e, anzi, ribaltano la realtà. Basti pensare ancora a qualche vecchio titolo di Libero, il cui modo di scrivere è stato sottoposto ai numerosi fact-checking di organizzazioni come Associazione “Carta di Roma3:

Prima pagina di Libero del 4 ottobre 2018
Prima pagina di Libero del 4 ottobre 2018

Ci si riempie, appunto, la bocca con le parole “fact checking“, “double check“, “contestualizzazione“, ma si permette che certe cose facciano prima un giro incredibile. E alla fine ci si limita a descrivere ciò che accade nella nostra società mediante le parole di una classe dirigente che sa fare solo propaganda.
Perciò, in questa sede, si vuole riportare un estratto di una vecchia relazione sulla “Tutela della popolazione migrante e della popolazione residente4 di una commissione parlamentare del 2014 (una fonte istituzionale redatta con l’aiuto di medici che si invita a consultare, scaricando dal link presente nelle note): a quanto pare, è un po’ di tempo che si cerca di rispondere ad allarmi sociali evocati dall’estrema destra iper-notiziabile e che dettano il “tono emotivo” dell’agenda politica.

«Il fenomeno migratorio in atto riguarda persone in condizioni di salute più che buone. Si tratta, innanzitutto, di popolazioni giovani e si deve tener conto che la tendenza individuale a porre in atto l’atto migratorio (indipendentemente dalle cause che la motivano) è limitato da eventuali cattive condizioni di salute. A ciò si deve aggiungere che le condizioni in cui si realizza il viaggio migratorio costituiscono un ulteriore fattore di selezione dei migranti: in generale, solo gli individui non affetti da malattie hanno buone probabilità di poter arrivare nel nostro Paese. […]
I rischi di trasmissione alla popolazione ospite rimangono a tutt’oggi trascurabili, in assenza di vettori specifici e/o delle condizioni socioeconomiche favorenti la loro diffusione. […]
I dati relativi alla salute dei migranti derivati dagli studi e dalle esperienze di sorveglianza delineano, in modo inatteso, un quadro di popolazione esposta alle insidie della marginalità. È il cosiddetto “effetto migrante esausto”, che comporta il depauperamento, più o meno rapido, del patrimonio di salute in dotazione ai migranti, quale che sia al momento dell’arrivo, a seguito della continua esposizione ai fattori di rischio dovuta alle condizioni di povertà in cui versano. Tale effetto può determinarsi già durante il viaggio, come nel caso dei profughi, o nel Paese ospite (l’Italia, per quanto qui rileva) quando le condizioni di vita del migrante sono tali da rappresentare fattori che predispongono o causano l’insorgenza di malattie. In effetti gli immigrati tendono, in maniera direttamente proporzionale alla durata della loro permanenza nel Paese ospite, ad adottare stili di vita assimilabili a quelli degli strati socialmente ed economicamente più poveri della collettività ospitante, caratterizzati da un maggiore livello di deprivazione materiale e psicologica rispetto alla popolazione generale, determinando situazioni che inevitabilmente li espongono a problemi di salute».

In poche parole, come spiega il report, se alcune persone di una certa nazionalità si ammalano è perché esse sono ghettizzate ed impoverite dalle condizioni in cui chi lancia l’allarme vuole che restino. Si ammalano e/o peggiorano in salute proprio in Europa.

In Conclusione…

Questo esempio dovrebbe far riflettere sul modo in cui l’informazione su un aspetto così importante della nostra vita quotidiana viene completamente manipolato per evocare delle emergenze ed attuare una successiva repressione che ha effetti concreti e pericolosi sulla popolazione tutta.

In più, con i social media, oggi si è di fronte a un fenomeno inedito, definito da alcuni autori come “post-verità”. Per il filosofo statunitense McIntyre, la post-verità consiste nel credere alle cose che si accordano alla nostra mentalità, ai nostri valori o pregiudizi, senza preoccuparci che siano fondate o no. I social media fanno la loro parte, diffondendo informazioni false a un maggior numero di persone e in maniera più rapida.

Chi scrive non crede che riportare semplicemente la dichiarazione istituzionale (nel caso di questo 1 giugno, quella di Matteo Salvini) oppure selezionare le informazioni in ambienti virtuali sulla sola base di un’affinità ideologica sia buon giornalismo.
Un buon giornalismo, anche la semplice cronaca, non lancerebbe l’allarme sanitario e sociale. Ma spiegherebbe che: essere di una certa nazionalità non fa contrarre delle malattie.
Chissà cosa succederebbe se si iniziasse a raccontare le cose modo diverso, invece di lasciare l’ultima parola alla propaganda.

  1. Si veda il report dell’Associazione “Carta di Roma”, Notizie di Chiusura, Roma, 2008.
  2. Ansa.it https://bit.ly/2Nl0suC
  3. https://www.cartadiroma.org/news/la-malattie-non-distinguono-tra-italiani-e-stranieri
  4. Si tratta di atti che le commissioni parlamentari preposte redigono annualmente. Per ulteriori chiarimenti e per leggere i testi integrali degli ultimi report al riguardo,
    si veda http://www.camera.it/_dati/leg17/lavori/documentiparlamentari/IndiceETesti/022bis/015/INTERO.pdf