La sentenza del TAR del Lazio che proponiamo alla lettura risulta particolarmente significativa non tanto per la riflessione giuridica che in essa si articola, riflessione non condivisibile né nei presupposti né negli esiti, quanto, piuttosto, per la sua capacità di porre all’attenzione l’assoluta discrezionalità a cui è tuttora sottoposta la concessione della cittadinanza italiana per naturalizzazione.
La giurisprudenza, attraverso molteplici pronunciamenti di segno diverso rispetto a quello che caratterizza la sentenza in commento, ha elaborato diversi parametri e principi di diritto che hanno il pregio di contenere tale discrezionalità: ciononostante, le richieste di concessione della cittadinanza italiana per naturalizzazione continuano a rimanere ostaggio oltre che di una procedura lunga e priva di strumenti partecipativi, di valutazioni non di rado illegittime e, talvolta, addirittura astruse.
La sentenza del TAR del Lazio n.1840/2015, depositata il 2 febbraio 2015, nell’avvallare il rifiuto della cittadinanza italiana fondato sui pregiudizi penali gravanti non sull’istante, ma sul figlio convivente, pone più che mai all’ordine del giorno l’urgenza di una profonda riforma della normativa in materia di cittadinanza. Una riforma che sia capace di prendere atto della dimensione storica e strutturale del fenomeno migratorio nel nostro Paese e che riconosca a chi è nato in Italia ed a chi vi ha risieduto stabilmente l’accesso alla cittadinanza quale diritto pieno, radicato su procedure trasparenti e tempestive.
– Vai alla sentenza: TAR Lazio Sentenza 16 ottobre 2014 – 2 febbraio 2015 n.1840