Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

I requisiti per l’accesso ai corsi di specializzazione post – laurea

Purtroppo non possiamo dare una bella notizia perché ci risulta che non ci siano sentenze che si siano già occupate della questione.
Di fatto è noto che il Ministero dell’Università non solo stabilisce un numero chiuso per gli stranieri da ammettere ai corsi di specializzazione, ma addirittura esclude che vi possano essere ammessi soggetti che non siano beneficiari di una borsa di studio. Tale borsa di studio inoltre in base alla L. 14 gennaio 1999 n. 4 (G.U. n. 14 del 19 gennaio 1999), normalmente dovrebbe essere garantita dal governo estero di provenienza o da una amministrazione italiana sulla base di accordi comunque esistenti con il paese di provenienza. L’art. 1, comma 7 della legge sopra menzionata stabilisce infatti che: Il Ministero dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica, d’intesa con i Ministeri degli affari esteri e della sanità, previa verifica delle capacità ricettive delle strutture universitarie e di quelle convenzionate con le università, può autorizzare le scuole di specializzazione in chirurgia e medicina ad ammettere in soprannumero, qualora abbiano superato le prove di ammissione, medici extracomunitari che siano destinatari, per l’intera durata del corso, di borse di studio dei Governi dei rispettivi Paesi o di istituzioni italiane e straniere riconosciute idonee. Ai fini delle determinazioni di cui al presente comma si fa riferimento agli accordi governativi, culturali e scientifici, ai programmi esecutivi dei medesimi e ad apposite intese tra università italiane e università dei Paesi interessati.
Di fatto l’interessato è però in una situazione completamente diversa perché vive in Italia, esercita la sua professione da anni, paga le tasse, ecc. e si chiede come mai, anche nei suoi confronti – visto che è già legalmente soggiornante in Italia – debba essere applicata questa limitazione.
A sostenere le argomentazioni del medico rumeno si riporta quanto testualmente previsto dall’articolo 2, comma 2, del Testo Unico sull’immigrazione che recita: Lo straniero regolarmente soggiornante nel territorio dello Stato gode dei diritti in materia civile attribuiti al cittadino italiano, salvo che le convenzioni internazionali in vigore per l’Italia e il presente testo unico dispongano diversamente.
Per l’appunto, il diritto di proseguire negli studi che si intendono svolgere pare rientrare perfettamente tra quelli attribuiti a qualsiasi cittadino in base alla previsione normativa sopra menzionata.
D’altra parte si precisa che per i cittadini italiani pur essendoci sempre un numero chiuso, non è prevista per l’accesso ai corsi specializzati di medicina, la preclusione data dalla disponibilità prevista di una borsa di studio di complessivi 45 mila euro.
Ecco che allora ha ragione l’interessato quando dice che almeno di fatto è evidentemente operata una discriminazione. Dal punto di vista giuridico, dobbiamo ritenere che la disposizione del Ministero dell’Università in oggetto, possa essere al limite ritenuta lecita e compatibile con le norme del nostro ordinamento giuridico, solo con riferimento agli ingressi dall’estero di candidati a corsi di specializzazione post universitaria. Mentre non possa avere la stessa applicazione per chi è già ( e per suo conto) regolarmente soggiornante in Italia.
In altre parole, chi è già regolarmente soggiornante in Italia dovrebbe beneficiare della norma citata prima ovvero della piena equiparazione ai cittadini italiani per il godimento dei diritti civili. Quindi allo straniero regolarmente soggiornante in Italia ad altro titolo (non in quanto studente, ma in quanto lavoratore) dovrebbe essere garantito lo stesso trattamento previsto per i cittadini italiani, senza che sia ulteriormente previsto il requisito della borsa di studio che non ha senso prevedere nei confronti di una persona che già si sta guadagnando da vivere per conto suo e che magari ha un reddito superiore a quello consentito dalla borsa di studio stessa.
Purtroppo però, siccome non esiste nessun precedente a questo riguardo, possiamo solo suggerire al l’interessato di proporsi come apripista per tante altre persone che come lui stanno soffrendo questo problema. Assicuriamo in tal senso tutta la nostra disponibilità per consigliare ulteriormente l’interessato se riterrà di intraprendere questa strada pionieristica promuovendo una causa pilota.