Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da L'Adige del 9 febbraio 2004

I rifugiati africani, invisibili fra noi di Idil Boscia

Una profonda sofferenza attraversa gli sguardi di Slopa e Paul mentre raccontano le loro storie di un allontanamento forzato dall´Africa per chiedere asilo politico in Italia. Adesso entrambi vivono a Trento e attraverso di loro vogliamo fare conoscere una realtà lontana, sulla quale cercherà di fare chiarezza un operatore dell´Associazione Trentina per l´Accoglienza degli Stranieri, Mario Stolf, nella serata “I rifugiati africani a Trento”. L´incontro è previsto per oggi presso la Biblioteca comunale di Trento (Sala Manzoni ore 17) all´interno del progetto “Se il tamburo tace…”, proposto da ACCRI e altre associazioni per ricordare le guerre dimenticate in Africa.

E´ passato più di anno e mezzo da quando una piccola barca con 160 persone è partita dalla Libia verso la Sicilia, riuscendo a fatica ad arrivare ad Agrigento dopo una forte tempesta che l´ha scaraventata contro le rocce, causando tanti morti. Ma Slopa ricorda perfettamente la data e i volti di quelle persone in fuga dalla Liberia: «Nel mio paese c´è una guerra senza leggi, dove tutti sono uguali, ribelli e militari. Tutti chiedono informazioni su ogni cosa, come ti comporti, chi conosci, dove sei stato… Sei sempre sotto i loro occhi. A loro non importa nulla dei diritti umani e continuano a minacciare le persone, che sono divise a metà, non hanno scelta. A entrambi si è costretti a dire di sì, se si vuole sopravvivere».

Il racconto del ragazzo sembra un film: «Ero in un paese vicino al mio per lavorare. Sono arrivati e hanno preso un gruppo di persone che credevano potessero avere delle informazioni, ci hanno fatti sdraiare a terra, fermissimi. Poi hanno mandato via i vecchi e ci hanno condotti in un altro posto, dove abbiamo passato la notte. Il giorno dopo ci hanno chiamati in una stanza. Nessuno sapeva cosa volevano. Morivamo di paura. Volevano sapere esattamente cosa facevo, anche se conoscevano tutto di me e della mia famiglia. Con delle stanghe mi hanno spinto a terra e torturato, minacciandomi di morte. Non riuscivo a camminare, ma lo dovevo fare se non volevo stare fermo per sempre. Il secondo giorno sono stato portato in un altro ufficio, con persone che dicevano di conoscermi bene. Mi hanno chiesto di lavorare con loro se non volevo problemi. Dovevo trovare informazioni sui ribelli, in una zona vicino al confine. Per strada mi sono chiesto se andare avanti o tornare indietro, finché non è passato un mio amico in macchina».

Ma a casa di Slopa tutti sapevano che stava col governo, e alla violenza si aggiunse altra violenza, che coinvolse tragicamente anche alcuni dei suoi familiari. A quel punto la partenza era necessaria, e per fortuna c´era qualche soldo a disposizione: «C´erano tantissimi africani in Libia, provenienti da molti stati dove la gente non ha né libertà né diritti. In Italia siamo arrivati tutti clandestini, senza documenti, che spesso vanno a fuoco con le case oppure vengono abbandonati. Eravamo soli con i nostri vestiti. Due giorni di viaggio per arrivare e quasi tre mesi di carcere, più un lungo periodo passato sotto la sorveglianza dei carabinieri. Poi ho avuto molti problemi con i documenti e col foglio di via, e ho dovuto passare molto tempo tra giudici e tribunali». Finora Slopa ha atteso quasi un anno per essere riconosciuto rifugiato politico, ma ti guarda con occhi di speranza mentre dice: «Forse domani, dopodomani…».
Oltre a Slopa c´è un altro ragazzo che ci vuole raccontare la sua esperienza. Lo chiameremo Paul, perché ha paura, preferisce non esporsi troppo. In passato l´avere parlato gli è costato caro: «Nel mio paese, il Togo, non c´è una guerra, ma esiste una dittatura. Chi manifesta contro il potere viene arrestato, portato in carcere, torturato. Gli studenti vengono considerati la causa di molte ribellioni, perché lottano per cambiare qualcosa. Anche io e alcuni miei compagni di università siamo stati incarcerati, e solo un grosso aiuto ci ha permesso di fuggire».

Così Paul, dopo avere trascorso alcuni mesi presso una famiglia, visto che nulla cambiava, ha preso un aereo per Roma. Nella capitale sono iniziati per lui lunghe attese: due settimane per avere il modulo per la richiesta di asilo, altro tempo per le analisi necessarie, un anno perché la Commissione esaminasse la sua domanda. Poi la ricerca di una casa e l´incertezza su come mantenersi senza la possibilità di lavorare.

Ottenuto finalmente lo status di rifugiato, ancora problemi: «Sapevo che la Convenzione di Ginevra dà aiuto ai rifugiati, ma mi hanno detto che sta cambiando la legge, quindi è tutto bloccato. Come trovare un posto dove stare, senza soldi e lavoro? Avrei voluto continuare l´università e ho preso tutte le carte, ma presto ho capito di non averne la possibilità».
Paul voleva realizzare il suo sogno di una vita normale e questo desiderio lo ha portato a Trento, dove ha trovato casa e iniziato a lavorare come operaio. A prima vista tutto bene, ma le parole di questo giovane togolese riportano ad una realtà diversa: «Non sto bene. L´integrazione è molto difficile e io mi sento come se per gli altri fossi invisibile. L´immagine che tanti hanno dell´Africa è quella di una terra senza acqua e cibo, dove non ci sono strade né scuole. La gente si fa una brutta idea perché la televisione mostra solo gli aspetti negativi e tende a identificare l´Africa con la foresta. Noi portiamo la nostra cultura, ma per capirlo c´è bisogno di cambiare mentalità. Tante persone si sentono superiori e si chiudono; è molto difficile fare amicizia e questa situazione fa soffrire».

Trento è la città dove Paul vive, ma non è casa sua: «La vita non è solo lavorare e dormire, e a volte ti senti chiuso. Non so come sarà domani, ma spero di tornare in Togo, un giorno…».Prosegue “Il Gioco degli specchi”, iniziative di carattere multiculturale che coinvolgono numerose associazioni coordinate dal Comune. Da oggi a sabato 14 febbraio è in programma «Se il tamburo tace? L´Africa, le guerre dimenticate e il silenzio dei media». La settimana di confronti, dibattiti, letture e mostre sull´Africa e le sue guerre dimenticate è promossa da Accri (Associazione di cooperazione cristiana internazionale), Atas, Centro di documentazione del Centro missionario diocesano, Mandacarù, Millevoci, facoltà di Economia e Provincia. Ecco i primi appuntamenti previsti per oggi.

Alle ore 10,30 presso la Biblioteca comunale (sala Manzoni), in via Roma 55 verrà inaugurata una mostra bibliografica che proporrà circa 200 libri, tra saggi e letteratura, che riguardano l´Africa. La mostra si potrà visitare dal lunedì al venerdì dalle 8,30 alle 18,30; sabato 8,30-12,30. Sempre oggi in Biblioteca alle ore 17, incontro sui “Rifugiati africani a Trento”: storie di vita che si intrecciano alla legislazione in materia di asilo e alla concezione comunemente diffusa di clandestino. Si tratterà di un incontro “informale” mediato da Mario Stolf, operatore dell´Atas