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da La Gazzetta di Reggio del 2 febbraio 2007

«I rumeni hanno perso il diritto alla sanità»

Romania e Bulgaria, dal primo gennaio 2007, sono entrate a far parte della Comunità europea. E i primi problemi per chi, soprattutto rumeno, era arrivato in Italia in modo illegale si sono già presentati. «Ho scoperto che l’ingresso in Europa, paradossalmente, ha tolto ai rumeni il diritto all’assistenza sanitaria», racconta Innocenza Grillone che ha presentato in Comune un’interrogazione per rendere pubblica questa situazione e trovare al più presto una soluzione.

«I rumeni residenti a Reggio, come tutte le persone clandestine o irregolari, fino al 31 dicembre hanno sempre usufruito dell’assistenza sanitaria grazie all’opera del centro per la famiglia straniera della Caritas e dell’Ausl, sfruttando la corsia per stranieri temporaneamente residenti (stp)». Però, essendo la Romania un paese europeo, i rumeni non hanno più questo diritto. «Ci troviamo davanti a un vuoto legislativo», spiega Grillone. «Sono comunitari e quindi non possono essere espulsi, però non possiamo neppure curarli. Mi rendo conto che sia un problema transitorio e si starà anche studiando quali compatibilità possano esserci tra i sistemi sanitari comunitari, ma nel frattempo cosa facciamo?».

Dalla Ausl di Reggio arriva però una soluzione d’emergenza. «I rumeni che prima erano clandestini non sono ancora forniti di tessera sanitaria come quasi tutti i cittadini europei», dichiara Daniela Riccò, direttore sanitario. Tessera che comprende il vecchio modello E-111. Prima della tessera europea di assicurazione malattia, quando ci si recava in un altro paese, occorreva dotarsi di questo specifico modello che garantiva la copertura sanitaria in caso di necessità. Oggi è presente nel tesserino regionale dei servizi. «Abbiamo deciso quindi che i cittadini rumeni possono rivolgersi ai centri Saub presentando, al posto del tesserino, il passaporto. Il nostro personale inoltrerà al paese di origine una richiesta regolarizzatrice. A quel punto chi ne avrà diritto sarà dotato di modello E-111 provvisorio, chi però in Romania non ha accesso alle casse mutue locali non potrà avere diritto del servizio sanitario gratuito in Italia».

Ovviamente sono corperti, come chiunque in Italia, per le prestazioni urgenti. Per tutto il resto, però, ai rumeni non resterà che pagarsi le visite private. «O, per coloro che non sono regolari, trovarsi un lavoro che non sia in nero», commenta Daniela Riccò.
E chi temesse che questo problema possa aiutare il divulgarsi di malattie, può stare tranquillo. «Siamo attrezzati da anni e la situazione è la medesima che per gli altri immigrati. Le uniche a doversi preoccupare sono le persone direttamente interessate», dichiara Riccò.