Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Liberazione del 6 novembre 2003

«I sans papiers non sono un pericolo: sono in pericolo» di Clelia Cirvilleri

Kader Elkadir, di origine magrebina, fa parte del “Coordinamento 93 di lotta per i sans papiers” [così sono definiti gli immigrati in situazione irregolare, “senza documenti”, ndr]”: lavoratore edile “sans papiers”, spiega a Liberazione l’importanza della discussione di questi problemi nel quadro del Forum. Lo accompagna Pierre Garelli, dagli anni Cinquanta militante del Partito comunista francese, poi delegato sindacale alla Cgt. Ora fa parte del collettivo, e interverrà in questa veste ad un’assemblea plenaria del Fse dedicata al tema: “sans papiers: contro una nuova gestione della manodopera, regolarizzazione per tutti”.

D: E’ appena stata approvata dal parlamento francese la nuova legge sull’immigrazione: che cosa prevede?

R: Questa legge si inquadra in una serie di misure varate dal ministro degli interni, Nicolas Sarkozy: le così dette “leggi sulla sicurezza interna”, che hanno stabilito, ad esempio, la punibilità dell’adescamento e della mendicità, e la proposta di penalizzazione dell’uso di droghe leggere. Sarkozy, che si è appoggiato sul testo già fortemente repressivo elaborato dal ministro socialista Chevènement, ha voluto allungare i tempi di “rétention”, termine elegante per indicare la detenzione nei centri specifici degli stranieri in situazione irregolare e portarla dai 12 giorni attuali a 32 giorni. A questo provvedimento si affiancano altre misure dette di “controllo”: verifiche per sventare “l’uso del matrimonio a fini fraudolenti”, ovvero dei matrimoni bianchi, combinati per ottenere un titolo di soggiorno o la nazionalità; riscontri sulle sospette “paternità di comodo”; il così detto “contratto di integrazione”, che obbliga a dimostrare dieci anni consecutivi di residenza e di attività lavorativa regolare sul suolo francese per ottenere documenti definitivi…e potrei continuare. Con questi provvedimenti si vuol far passare un messaggio preciso: l’immigrazione è la causa di tutti i mali, dalla disoccupazione all’insicurezza. Il lavoratore straniero irregolare non ha il diritto di essere un cittadino come gli altri, deve rimanere ai margini, escluso dalla società per la quale rappresenta un pericolo.

D: Come si inquadra la lotta dei “sans papiers” nel dibattito del Forum sociale europeo?

R: L’opinione pubblica ha ancora una conoscenza troppo parziale della situazione dei “sans papiers”. I “sans papiers” non sono un pericolo, sono in pericolo. Ci definiscono “flusso migratorio”, “clandestini”: ma noi siamo milioni di uomini e di donne che condividono le gioie, i dolori e le speranze degli abitanti di questo paese. I nostri figli frequentano le stesse scuole degli altri bambini. I nostri padroni sono gli stessi degli alti lavoratori francesi. Ma noi siamo senza documenti regolari, e questo vuol dire: che i nostri stipendi sono più bassi, che non godiamo di alcun diritto; che i nostri datori di lavoro non ci dichiarano, che non pagano per noi né l’assicurazione contro gli infortuni, né l’assistenza sanitaria, né la pensione…Tuttavia, i padroni non vengono mai condannati: siamo noi a subire gli arresti, le intimidazioni, le detenzioni arbitrarie, le esplusioni.
Il Fse è per questo un momento molto importante. La problematica dei “sans papiers” si inquadra in una prospettiva europea: la politica di immigrazione francese non è certo un caso isolato. Il Forum, dunque, ci permette di uscire dall’anonimato, confrontarci con altre realtà di oppressione e ingiustizia così da elaborare progetti di lotta comuni. Attraverso il Forum, vogliamo recuperare la possibilità di espressione che ci viene negata nel paese dove viviamo. Per fare questo, il Coordinamento dei “sans papiers” della regione di Saint-Denis ha pensato ad un gesto visibile: un autobus, che si sposterà sui diversi siti del Fse, per incontrare la gente, spiegare chi siamo, come viviamo, quali sono le soluzioni che proponiamo alle autorità.

D: Marginalizzazione, precarizzazione, negazione dei diritti: i “sans papiers”, proprio perché cittadini considerati “irregolari”, sono i primi a subire gli effetti delle politiche ultraliberali.

R: Si offrono delle opportunità al denaro che non si offrono agli uomini. Le barriere esistono solo per la gente, mentre si studiano dispositivi per far circolare il denaro sempre più liberamente.
Tutta la società francese è in disequilibrio. Occuparsi dei più deboli significa occuparsi di tutti. L’accanimento con cui si rallenta la regolarizzazione dei “sans papiers” è solo un elemento di una politica globale di stigmatizzazione dei più poveri e dei più deboli. La legislazione sull’immigrazione è il terreno di sperimentazione di una riduzione dei diritti che minaccia tutti i lavoratori. Sono leggi che contrastano con il prestigio internazionale della Francia e dei suoi principi umanisti. I problemi che ora viviamo in Francia sono problemi che devono essere interpretati a livello continentale, europeo. Dobbiamo avere un nuovo sguardo sui “sans papiers”: che vada dal locale al globale.