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I vertici dell’UE propongono riforme sulle politiche di asilo e l’approvazione dell’accordo visti con la Turchia

Jennifer Rankin - Bruxelles, 4 maggio 2016 - The Guardian

Foto: Angelo Aprile, campo di Idomeni - 29 aprile 2016

Gli stati europei che rifiutano di accogliere i rifugiati potrebbero essere costretti a versare dei fondi nelle casse di quelli che lo fanno, secondo i piani che saranno svelati mercoledì dalla Commissione Europea.

L’idea fa parte di una proposta attesa a lungo sulla riforma delle norme che regolano le politiche in materia di asilo in Europa, portate al limite dall’arrivo di un milione di rifugiati e migranti durante lo scorso anno.

Una copia provvisoria della normativa conferma che la commissione stia allentando la presa sulle vecchie ambizioni in merito alla centralizzazione in Europa delle politiche sulla concessione di asilo, scegliendo invece un sistema che distribuisce i rifugiati in tutto il territorio europeo in base a quote determinate dalla ricchezza e dalla grandezza dei singoli stati.

La Commissione si esprimerà anche sull’approvazione della revoca sulle restrizioni per i visti di 79 milioni di Turchi. Garantire accesso libero senza la necessità di visto ai Turchi in Europa e nelle aree Schengen era uno dei punti cruciali del patto concluso tra UE ed Ankara volto a ridurre il flusso di migranti.
Il Regno Unito potrà scegliere se prendere parte o meno al nuovo sistema per la concessione d’asilo ideato dall’UE.

Gli stati europei continuerebbero ad essere responsabili per l’accoglienza dei migranti in arrivo nei propri territori, conservando un principio essenziale sulle norme in vigore in materia di asilo noto come normativa di Dublino.
A differenza di quanto stabilito da Dublino, però, i rifugiati potrebbero essere ricollocati in tutta l’Unione Europea attraverso un “meccanismo di equità correttiva” nel caso in cui le nazioni che costituiscono il primo approdo non riescano a gestire gli arrivi. La Commissione sembra essere ansiosa di alleggerire la pressione sugli stati in prima linea, in particolare Grecia e Italia, che si sono trovati in difficoltà a gestire gli enormi numeri di rifugiati e migranti approdati sulle loro coste.

Gli stati che rifiutano di accogliere rifugiati dovrebbero pagare una somma di denaro agli stati UE che stanno facendo di più. Nonostante l’ammontare non sia ancora stato stabilito, la proposta di legge suggerisce “un contributo solidale” di €250.000 (£198.000) per singolo richiedente asilo.

L’idea collima pienamente con quanto espresso dal primo ministro italiano Matteo Renzi, che da tempo sostiene che le nazioni europee orientali e centrali dovrebbero vedersi negati i fondi dell’UE dal momento che si rifiutano di offrire aiuto nella risoluzione delle crisi migratoria che sta colpendo l’Europa.
Ungheria e Slovacchia si erano rifiutate di prendere parte allo schema unico che prevede la ridistribuzione di 160.000 rifugiati dalla Grecia e dall’Italia verso gli altri paesi dell’UE, ma non esisteva alcuna legge comunitaria che prevedesse l’imposizione di una sanzione finanziaria su questi paesi.

Il meccanismo di equità correttiva verrebbe modellato su questo schema di ridistribuzione, il quale ha visto finora progressi dolorosamente lenti. Su 160.000 rifugiati, sono 973 sono stati ricollocati nei primi sei mesi di questa operazione.
Nonostante la Corte di giustizia europea emetta periodicamente sanzioni agli stati che contravvengono alle leggi UE, l’introduzione di sanzioni nei confronti di chi non accoglie rifugiati rischia di avere risvolti controversi.

Guy Verhofstadt, leader del gruppo Liberale al Parlamento Europeo, ha affermato che “una riforma del regolamento di Dublino ormai superato” era essenziale. “Tempi duri richiedono decisioni coraggiose, per questo ai governi dell’Unione Europea di dare a queste proposte la giusta rilevanza”, ha affermato il parlamentare.
Questi piani rappresentano in qualche modo una vittoria per David Cameron, che si era ardentemente battuto per preservare il principio che i paesi che costituiscono il primo approdo per i richiedenti asilo dovrebbero essere responsabili per loro.
Una fonte del governo ha affermato che le proposte mostrano che “il modo migliore per ottenere un accordo favorevole per l’Europa è di rimanere al tavolo e prendere posizione a favore degli interessi britannici”, aggiungendo “sembra che il Regno Unito possa lavorare a fianco della Commissione Europea per arrivare a soluzioni pragmatiche”.

“Questi nuovi piani danno al Regno Unito il meglio di entrambi i sistemi, mantenendo il diritto di allontanare i richiedenti asilo verso i paesi UE – ma senza dover partecipare allo schema di condivisione del fardello previsto nell’area Schengen. Ora sappiamo che facendo un salto nel buio votando di lasciare l’UE lascerebbe il Regno Unito privo del potere di restituire migliaia di richiedenti asilo alle altre nazioni europee.”
Successivi governi britannici hanno scelto di aderire alla politica europea in materia di asilo in modo da poter rispedire i richiedenti asilo in altri paesi. Ma è probabile che il primo ministro sia preoccupato che un dibattito sulle leggi in materia di asilo possa ridare spinta alla campagna sul Brexit.

Mentre i leader europei si dimenavano per elaborare un piano che fermasse l’arrivo di navi di migranti in Grecia, si è scatenato un dibattito parallelo sulla possibilità di riformare le leggi europei sull’asilo ormai inservibili.
Con un’altra spinta per il governo britannico, la commissione ha dichiarato che qualsiasi ridistribuzione obbligatoria di rifugiati terrà in considerazione gli sforzi attuati dai governi nel ridare un luogo in cui vivere ai rifugiati provenienti da terzi paesi.

Il Regno Unito ha promesso di ridistribuire 20.000 Siriani provenienti dalla Turchia nel prossimi cinque anni, ma ha rifiutato di accogliere rifugiati attualmente in Grecia, sostenendo che questo incoraggerebbe altre persone ad affrontare pericolosi viaggi in mare. Quest’ultima istanza ha trovato tacito accordo da parte della commissione.