Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Idomeni: i volontari indipendenti non sono i responsabili della violenza dell’UE

Una nota diffusa dai volontari indipendenti di Idomeni, Aid Delivery Mission, The Shorba Crew

Noi, volontari indipendenti della Shorba Crew e di altri gruppi a Idomeni, non abbiamo dato il via alle proteste nei campi e ci offendono le accuse dei media secondo i quali saremmo “finti volontari”.

Da gennaio la Shorba Crew ha cucinato e servito oltre 500.000 pasti dentro e fuori il campo di Idomeni. I media e la polizia hanno accusato i volontari di aver dato inizio alle proteste nel campo, alle quali le forze armate di frontiera della FYROM hanno risposto con violenza indiscriminata e rivoltante. Di conseguenza, le molestie della polizia ai danni dei volontari si sono intensificate.

Ieri (12/04/16) tre volontari sono stati arrestati illegalmente mentre si dirigevano in macchina verso il campo di Idomeni. La scusa data dalla polizia era quella di verificare l’identità dei volontari – cosa che facciamo tutti regolarmente al campo.
Alla centrale di polizia di Evzoni, senza alcuna ragione, la polizia ha perquisito l’auto.

Nel veicolo è stato trovato un coltellino – i volontari stavano andando a lavorare in una tenda in cui veniva servito del tè con zenzero fresco tagliato al momento.
Una ragazza del gruppo è stata illegalmente costretta a spogliarsi per una perquisizione completa, ancora una volta del tutto immotivata. I cellulari sono stati requisiti. Il proprietario dell’auto è stato picchiato, ammanettato e portato in un’altra stanza da quattro poliziotti e minacciato violentemente con altre botte, mentre i suoi amici erano costretti ad ascoltare da fuori. È stato quindi portato a Kilkis e rimarrà in custodia almeno fino a domani mattina. Non è stata fornita alcuna ragione per questo arresto violento e violazione dei diritti.
Nel corso della giornata la polizia ha fermato e perquisito altri veicoli, e portato i volontari in centrale e/o interrogai sul posto con vari livelli di intimidazioni.

Chi siamo e cosa stiamo facendo

Siamo volontari indipendenti, e non riceviamo compenso per il nostro lavoro dentro e fuori il campo di Idomeni.
Viviamo nei paesini intorno a Idomeni e Polycastro, dove godiamo di ottimi rapporti con la popolazione locale, i gruppi e le imprese commerciali.
Veniamo dalla Grecia e da ogni altra parte del mondo, perché la situazione nei campi è un problema mondiale, e non solo il popolo greco deve farsene carico.
Da gennaio cuciniamo e serviamo cibo nel campo insieme agli altri gruppi, che abbiamo visto aumentare fino alla dimensione attuale. Due mesi fa la Shorba Crew era l’unica fonte di pasti caldi nel campo ed era arrivata a servire fino a 10.000 pasti al giorno.
Abbiamo diverse modalità di intervento, e forniamo anche supporto umanitario in forma di vestiario, utensili da cucina e da campeggio, musica, spazi per bambini/educativi e postazioni di ricarica.
Lavoriamo insieme per portare un po’ di umanità in questa situazione disumana.

Non organizziamo proteste né diciamo che la frontiera verrà aperta

Siamo nel campo da mesi ormai, e abbiamo costruito relazioni molto strette con la comunità di persone che qui risiedono. Molte di queste persone sono diventate nostre amiche e membri stimati della nostra squadra.
Lavoriamo per fornire, nelle principali lingue, informazioni attendibili e precise sull’iter burocratico terribilmente confuso e sovraccarico per poter accedere al sistema di asilo greco, fare domanda di ricollocazione o di ricongiungimento familiare. Questa è l’unica speranza delle persone di potersene andare.
http://informationflyers.wix.com/stayrebell

Abbiamo visto la situazione nel campo tasformarsi in quest’incubo umanitario quando l’UE, chiudendo la frontiera tra Grecia e FYROM e quindi l’intera rotta dei balcani, ha creato questo ingorgo, negando alle persone la libertà di movimento necessaria per chiedere protezione e sicurezza.
Siamo convinti che, dato il clima politico attuale, le frontiere non verranno riaperte.
Vediamo da tempo di che brutalità siano capaci le forze di polizia di guardia ai confini.
Siamo consapevoli del fatto che esse hanno un compito ben preciso, supporto logistico ed equipaggiamento anti-sommossa fornito dagli stati membri dell’UE per proteggere i confini meridionali. E assolveranno questo compito con tutta la forza che riterranno necessaria – sotto il controllo minimo degli organi internazionali, e con la scarsa applicazione delle leggi in materia di violenza su soggetti pacifici.
http://www.euractiv.com/section/global-europe/news/leaked-skopje-letter-exposes-closed-borders-coalition/

Non abbiamo mai promosso o incoraggiato lo sfondamento del confine, poiché siamo consapevoli dell’inutilità di questo tipo di azioni e della risposta violenta della polizia di confine che ne deriva.
Siamo assolutamente contrari alla creazione di false speranze e alla delusione e ferite che ne conseguono.
Non abbiamo organizzato le proteste e anzi abbiamo cercato con forza di scoraggiarle. Quando ci siamo resi conto del volantino sull’attraversamento di massa distribuito a Idomeni, abbiamo immediatamente informato Medici Senza Frontiere e l’UNHCR e cercato di informare più persone possibile di quanto fosse falso e pericoloso.
Siamo stati considerati parte di tutte le proteste. Cosa facile da fare, dal momento che siamo presenti nel campo tutti i giorni e, quando ci accorgiamo delle proteste, cerchiamo di limitare i danni.

Siamo profondamente offesi dall’accusa di essere finti volontari che sono qui solo per creare fastidi.
Inoltre consideriamo estremamente razzista e paternalista l’idea che alle persone servano “gli attivisti occidentali” o “i finti gruppi di volontari” per organizzare una protesta. Alcuni di loro sono bloccati qui da gennaio, e cercano di conservare un minimo di dignità in queste spaventose condizioni di vita senza alcuna prospettiva di miglioramento. Consideriamo queste azioni di protesta frutto di frustrazione e disperazione di fronte al fatto che la Fortezza Europa ha sprangato le porte.

La persecuzione dei media alimenta la repressione poliziesca

La persecuzione costate da parte dei media ci ha reso estremamente difficile poter fare il nostro lavoro. La televisione nazionale continua a diffondere accuse infondate su cui non esiste niente di ufficiale. A causa di questa crescente strumentalizzazione politica, il nostro ed altri gruppi si sono visti sempre più presi di mira dai media e dalla polizia.
Siamo stati perquisiti dalla polizia greca con i fucili spianati alla fine di gennaio, e i media ci tartassano anche a casa, in macchina e mentre serviamo i pasti nei campi.
Finora ci siamo rifiutati di rispondere alle domande dei media, in quanto invadenti, faziosi e non proprio ben disposti ad ascoltarci in maniera imparziale.
Pubblichiamo su internet comunicati regolari, foto e video sul nostro lavoro e sul nostro punto di vista sulla questione. O i nostri articoli sono troppo difficili da trovare per i giornalisti, oppure sono stati deliberatamente ignorati.
http://aiddeliverymission.org/

Come molti gruppi si sono trovati a sperimentare, in Grecia c’è un crescente sentimento di sospetto verso i volontari, promosso dai media con l’obiettivo politico di criminalizzare il sostegno ai profughi. Avevamo già sperimentato questa repressione nei mesi passati, e ieri, a seguito delle false accuse dei media, si è intensificata.

Condanniamo le politice europee che creano situazioni disumane ai confini.
Condanniamo la violenza ai danni di chi cerca salvezza.
Condanniamo gli organi di informazione responsabili degli articoli faziosi e non verificati, e la loro rappresentazione superficiale e sensazionalista della situazione.
Condanniamo l’uso della violenza (della polizia) di stato contro i volontari che cercano di mostrare ai profughi del campo che non sono stati abbandonati.
E ringraziamo le persone che continuano a sostenere il lavoro di tutti i volontari, dentro e fuori dai campi e dai muri dell’Europa.

I volontari indipendenti di Idomeni, Aid Delivery Mission, The Shorba Crew