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Ad un anno dal suicidio di Mulue Ghirmay dentro il mega-centro per richiedenti asilo

Il CARA di Mineo e Mafia Capitale: diritti negati, soldi assicurati

Intervista ad Alfonso Di Stefano e Barbara Crivelli della Rete Antirazzista Catanese

Esattamente un anno fa, il 14 dicembre 2013, un ragazzo eritreo di 21 anni, Mulue Ghirmay, si impiccava all’interno del CARA di Mineo. Pochi giorni dopo, il 19 dicembre, i richiedenti asilo segregati dentro il CARA protestavano per le condizioni di vita dentro il centro del calatino venendo violentemente caricati dalla polizia.

Ad un anno da questi episodi nulla è cambiato dentro il CARA, anzi se è cambiato qualcosa è stato in peggio: condizioni di estremo sovraffollamento (più di 4000 migranti, il doppio della capienza prevista), tempi di attesa infiniti per incontrare le commissioni incaricate di valutare le richieste d’asilo e condizioni di vita indecenti all’interno del CARA. Il tutto dentro un sistema politico-economico perfettamente ideato per spartire denaro e potere tra istituzioni, politici, consorzi e cooperative a livello nazionale e locale.

Questo è quello che gli attivisti siciliani denunciano sin dall’apertura nel 2011 del centro di accoglienza più grande d’Europa ma adesso, con l’esplosione dello scandalo “Mafia Capitale”, sembra che tutta l’Italia stia aprendo gli occhi sul più grande business nazionale sapientemente e mafiosamente costruito sui migranti e sulla negazione dei loro diritti.
L’inchiesta sta svelando la presenza di un sistema mafioso che include istituzioni, esponenti politici e soggetti del privato sociale.con un coinvolgimento significativo di gruppi di estrema destra e realtà riconducibili al mondo cattolico (Comunione e Liberazione in primis). All’interno di questa inchiesta un ruolo di primo piano lo riveste il famigerato “sistema Odevaine”, un’enorme e rodata macchina di denaro e potere in grado di gestire sia i fondi destinati ai migranti sia la stessa permanenza dei migranti al CARA e il loro spostamento da un centro all’altro in una sorta di monopolio criminale in cui ognuno aveva la propria parte e il proprio “compenso”.

Come scritto in un articolo de Ilsettemezzomagazine – che descrive nei dettagli quanto emerso dall’inchiesta Mafiacapitale – “Forte dunque della sua posizione privilegiata, con un piede nel Tavolo di coordinamento nazionale sull’immigrazione, dove si prendono le decisioni, l’altro saldamente al Cara di Mineo, utilizzato come forziere umano a cui attingere l’oro nero dei migranti, Odevaine avrebbe dunque, stando alla ricostruzione degli investigatori, lucrato indisturbato per un triennio sull’emergenza immigrazione”.

Abbiamo intervistato sui fatti recenti Alfonso Di Stefano e Barbara Crivelli, attivisti della Rete Antirazzista Catanese che da anni offrono supporto ai migranti e denuncia la vergogna del CARA di Mineo.

Chi sono i principali responsabili di quanto è accaduto e sta accadendo e come è stato possibile “occultare” quanto stava avvenendo?
I principali responsabili sono i politici e gli amministratori che, già a partire dalla scelta del luogo, contro ogni logica, hanno scelto di favorire interessi privati senza curarsi delle condizioni di vita dei richiedenti asilo. L’occultamento è stato possibile anche grazie alle difficoltà incontrate dalle realtà associative antirazziste a monitorare da vicino quanto stava accadendo. Queste difficoltà si sono acuite nell’ultimo anno in cui si è assistito ad una disgregazione dei fragili livelli di auto-organizzazione dei richiedenti asilo.

A proposito del “sistema Odevaine”, qual’è la vostra opinione riguardo questo conflitto di interessi dello stesso Odevaine e questo utilizzo costante dei migranti e delle loro vite esclusivamente come fonte di spartizione di denaro e potere?
Il sistema Odevaine ha avuto facile presa nella realtà calatina dove si registrano alti livelli di disoccupazione e l’assenza di un’efficace opposizione da sinistra; a completare il quadro a Mineo e dintorni stanno prendendo piede realtà xenofobe che manipolano le nostre denunce ed i nostri obiettivi per attaccare da destra il sistema Cara.

Interpellati sulle vicende di mafiacapitale e del “sistema Odevaine” le figure-chiave legate al CARA di Mineo (Castiglione, Ragusa e la Aloisi) hanno subito “scaricato” lo stesso Odevaine. Se da un lato ciò dimostra chiaramente come le accuse a Odevaine siano fondate e assolutamente plausibili, dall’altro lato stupisce molto la proclamata “ingenuità” di tali soggetti coinvolti in prima persona nella gestione del CARA di Mineo (e dei relativi appalti e nomine), le quali di fatto si dichiarano assolutamente estranee a quanto accaduto affermando “come facevamo a saperlo?”
Come potrebbero gli amministratori ignorare il sistema di affari e di corruzione che ruota attorno al Cara? A Mineo l’attuale sindaco ha costruito le sue fortune elettorali grazie al sistema Cara e l’ultima campagna elettorale per le elezioni amministrative nel calatino è stata condotta propagandando il Cara come la sola opportunità di sviluppo e di occupazione per il territorio.

Oggi 14 dicembre è il primo anniversario del suicidio di Mulue Ghirmay cui ha fatto seguito una grande manifestazione di protesta da parte dei migranti rinchiusi nel CARA. Ad un anno dalla morte di Mulue cos’è cambiato all’interno del CARA? Quali sono le condizioni di vita di chi ci vive? Perchè non ci sono state nell’ultimo anno altre manifestazioni organizzate dai migranti?
All’interno del Cara è prevalso un clima di divisione e di diffidenza fra gli stessi migranti che ha generato sfiducia nella costruzione di una risposta collettiva alla negazione dei propri diritti. Ha sicuramente contribuito anche il ricatto dell’arbitrarietà dei criteri per l’esame della richiesta d’asilo; alcune comunità si sono sentite penalizzate, sia nei tempi che negli esiti, e, a poco a poco, è prevalsa la convinzione che ci fosse una relazione fra le proteste, l’allungamento dei tempi nell’esame delle domande e i dinieghi. Ha contribuito anche l’isolamento dei migranti, le cui proteste sono state ignorate non solo dalle istituzioni ma anche dai media che, nei mesi scorsi, hanno dato voce solamente alle operazioni di facciata, come la squadra di calcio e il film “Io sono io e tu sei tu”. Adesso tutti vorrebbero intervistare i richiedenti asilo ma il clima d’intimidazione non favorisce di certo la comunicazione.

Intanto un messaggio forte è arrivato anche dal coordinamento dei consiglieri comunali del calatino che ha chiesto di annullare la gara d’appalto e di svuotare e chiudere il CARA di Mineo.. E proprio due giorni fa è stata aperta dalla Procura di Caltagirone un’inchiesta sui collegamenti tra il “Mondo di Mezzo” romano e il business del CARA di Mineo come scritto in questi articoli di livesicilia.it e repubblica.it

Alcuni video sul CARA e sulle proteste dei migranti:

Arrivo delle “carovane migranti al CARA di Mineo – novembre 2014

Manifestazione per la chiusura del CARA di Mineo – 16 febbraio 2014

Manifestazione di protesta dei migranti – 19 dicembre 2013

Inchiesta RAI “Presa diretta”


Comunicato della Rete Antirazzista Catanese

Mafiacapitale e Cara di Mineo: a quando dignità e giustizia per i richiedenti asilo?
 
Da giorni le indagini su mafiacapitale stanno lambendo il Cara di Mineo e la disastrosa (per i migranti) gestione d’ingentissime risorse pubbliche per il mega-business della pseudo-accoglienza (come dal marzo 2011 abbiamo definito questo vergognoso laboratorio di nuove politiche segregazioniste per I richiedenti asilo). Da allora la situazione si è incancrenita: dall’inizio del 2013 le presenze nel mega-Cara della vergogna sono più che raddoppiate (da 1800/2000 alle attuali 4500), mentre le commissioni per l’esame delle richieste d’asilo hanno dimezzato le audizioni. Nei primi anni furono numerose le proteste dei migranti e purtroppo anche I tentativi di suicidio. Dalla fine dell’anno scorso i gestori del Cara, grazie a solide conoscenze nelle istituzioni locali e nei governi di larghe intese, hanno tentato di riverniciare la loro “missione umanitaria”. Non è bastata la vergogna della cooperativa Sisifo a Lampedusa che, dopo la strage del 3 ottobre, accoglieva i migranti nel CPSA con metodi degni dei nazisti.
Proprio nel dicembre scorso il sindaco Bianco presentava  a Montecitorio  il film “Io sono io e tu sei tu”, demagogico espediente per dipingere il Cara di Mineo come il paradiso terrestre dell’accoglienza; peccato che subito dopo, il 14 dicembre, il ventunenne eritreo MULUE GHIRMAY s’impiccava dentro il Cara ed il 19/12, in migliaia, i richiedenti asilo manifestavano lungo la statale Catania e Gela e subivano all’ingresso di Palagonia violente cariche poliziesche, quando volevano solo rendere pubbliche le ragioni della loro protesta.
Il sistema Odevaine proprio nel Cara di Mineo ha espresso la sua capacità di fare coincidere i controllati con i controllori, si è consolidato un sistema clientelare che accontenta tutti, dalle istituzioni ai media, dai sindacati all’associazionismo; peccato che le condizioni di vivibilità per la stragrande maggioranza dei richiedenti asilo siano progressivamente peggiorate: la media di abitanti nelle case è di oltre 20 persone (quando vi alloggiavano I militari statunitensi di Sigonella vi abitava un solo nucleo familiare) e le condizioni d’indigenza (si continua a versare il pocket money quotidiano di euro 2,50 in sigarette) costringe molti migranti a lavorare in nero per 10/15 euro al giorno nelle campagne; stanno dilagando anche la prostituzione e lo spaccio di droga.
Perché  i media si sono finora bevute le tranquillizzanti versioni dei candidi gestori?
Nel primo anniversario del suicidio di Mulue Ghirmay facciamo appello a riprendere la mobilitazione affinché il Cara di Mineo venga chiuso, moltiplicando in alternativa gli SPRAR in piccoli e medi centri, per favorire così un reale inserimento sociale, seguendo l’esempio di comuni come Riace nella Locride, a costi molto inferiori ed a condizioni più umane. Riteniamo fondamentale l’immediato superamento a Mineo del “sistema” C.A.R.A., con il suo svuotamento, nel rispetto dei tempi previsti dalle normative per la permanenza (35 giorni), con la conseguente moltiplicazione delle apposite Commissioni. Questo mega-CARA, unico in tutta Europa, è un esperimento fallito di contenimento forzato dei migranti, che vengono parcheggiati a tempo indeterminato (in media 18 mesi) e che sta costruendo un conflitto razziale tra autoctoni e migranti: da una parte i richiedenti asilo vengono supersfruttati dai caporali nelle campagne, dall’altro la destra xenofoba alimenta nel calatino la “guerra fra poveri”, mentre con MafiaCapitale i fascio-mafiosi si sono arricchiti sulle nostre spalle e dalle nostre tasche.

10 dicembre 2014, Catania                                           Rete Antirazzista Catanese