Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Il Campeggio antirazzista a Porto Empedocle contro le deportazioni dei migranti

Comunicato stampa

Il Campeggio nazionale antirazzista di Licata (AG) organizzerà questo pomeriggio un presidio presso il porto di Porto Empedocle, per entrare in contatto con i migranti trasferiti dal centro di permanenza di Lampedusa .
Come sempre queste operazioni di polizia sono tenute in segreto e sono sconosciuti i luoghi destinazione degli oltre 700 migranti che oggi affollano il centro di permanenza di Lampedusa, dopo gli ultimi sbarchi di
circa 400 migranti. Si tratta non di un’emergenza di ordine pubblico, ma umanitaria. I migranti, dopo un viaggio in condizioni molto precarie,saranno destinati, infatti, alla prigione dei CPT e alla deportazione in
Libia. Saremo a Porto Empedocle con l’obiettivo di denunciare la deportazione dei migranti, di provare a garantire loro un contatto con l’esterno (avvocati,
medici, interpreti) e per impedire, con la nostra presenza, il loro trasferimento in altri Centri di Permanenza Temporanea, per chiedere una vera “accoglienza” e il riconoscimenti del diritto di asilo. L’iniziativa del campeggio continuerà fino al 6 agosto, anche con
l’obiettivo di dialogare con gli Enti Locali e associazioni capaci di garantire una vera accoglienza e coinvolgere la popolazione del territorio. Il 27 giugno a Palma di Montechiaro, alle ore 17, discuteremo con sindaci e amministratori di 15 comuni del sud della Sicilia di
“politiche locali di ospitalità e promozione dei diritti di cittadinanza dei migranti”. Il 30 Luglio saremo in piazza a Caltanissetta per un corteo che si concluderà davanti al CPT di Pian del Lago. Il 3 agosto manifesteremo coi cittadini di Licata, in mobilitazione contro la chiusura
dell’ospedale.

Sempre a Licata, il 4 agosto, si svolgerà un dibattito pubblico su precarietà, migranti e reddito di cittadinanza. E’ nostro obiettivo essere dove i fatti accadono: nei porti dove sbarcano i migranti
privati del diritto della cittadinanza così come nelle città che vivono la militarizzazione del territorio prodotta dalla gestione autoritaria del fenomeno dell’immigrazione.